Stephen Paddock, killer di Las Vegas, figlio di un ricercato
Ecco ciò che si sa di Stephen Paddock, il 64enne che il primo ottobre, dal 32esimo piano del Mandalay Bay Resort and Casino ha scatenato l'inferno uccidendo quasi 60 persone.
Stephen Paddock andava a caccia e andava a pesca; o per lo meno ci era andato, dal momento che aveva entrambi le licenze. Stephen Paddock volava, pilota com’era diplomato alla FAA, la Flight School Flyng Accademy, sui due velivoli privati che (pare) possedeva. Stephen Paddock andava spesso al casinò: giocava alle slot machine e a poker, puntava 100 dollari a volta. Una volta ne aveva denunciato uno ma la querelle si era risolta nel 2014. Stephen Paddock andava spesso in crociera, con la sua compagna, Marilou Danley, di origini Filippine. Stephen Paddock viveva a Mesquite, nel Nevada, in un quartiere riservato agli over 55, dove non sono ammessi bambini, dove ci sono un campo da golf, piscine, una palestra e un centro ricreativo. Il suo appartamento da 370mila euro dista circa 120 chilometri da Las Vegas, la città dove il primo ottobre, dalle finestre della sua stanza, al 32esimo piano del Mandalay Bay Resort and Casino, ha sparato chissà quanti colpi necessari a uccidere quasi 60 persone e ferirne più di 500.
Gli scampoli della vita di Stephen Paddock, killer insospettabile che dopo aver fatto una strage si è suicidato, tessono la tela di una vita di chiaroscuri. I (pochi) chiari: nato il 9 aprile del 1963, sessantaquattro anni, pensionato, ex contabile. I (parecchi) scuri: “Era un investitore multimilionario che aveva fatto una fortuna nel settore immobiliare", racconta il fratello Eric - con cui aveva rapporti sporadici - senza aggiungere dettagli in merito ma precisando che "non era assolutamente un fissato”, che “non aveva una formazione militare, non era un attivista, un politicante o un invasato religioso”. Il fatto, poi, che fosse il figlio di Benjamin Paddock, uno nella lista dei 10 grandi ricercati dall'Fbi, uno "psicopatico, in possesso di armi da fuoco usate durante le rapine”, con tendenze suicide, un tipo "molto pericoloso" evaso da una prigione federale a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, è uno degli scuri più scuri della tela.
Secondo gli investigatori, Stephen Paddock ha agito da “lupo solitario”, aggiungendo che “non c'è, al momento, nessun collegamento con un gruppi internazionali" a voler smentire la rivendicazione dell’Isis. Secondo il fratello minore, che l’ultima volta l’aveva sentito con un sms dopo il passaggio dell’uragano Irma, era "just a guy", solo un ragazzo, “una persona normalissima”, “un uomo qualunque”. Insomma, ha aggiunto senza smettere di scuotere la testa, alle decine di microfoni appostati davanti a casa sua, con il cellulare che suona senza dargli tregua: “qualcosa deve essere successo, deve aver perso la testa, siamo scioccati, ci è caduto un asteroide in testa, dal cielo".
La testa, il fratello maggiore l’ha persa di sicuro, visto che giovedì, tre giorni prima della strage, ha prenotato una stanza al Mandalay Bay a nome della compagna (che si trovava nelle Filippine e gli inquirenti ritengono estranea ai fatti) e nelle valigie, oltre all’abbigliamento ha infilato anche 23 armi, tra pistole e fucili automatici e parecchi proiettili. Armi che hanno scatenato l’inferno tra la folla del festival Route 91. Harvest. “Bagliori” nella notte, come li hanno descritti i testimoni superstiti della sparatoria più sanguinosa della storia più scura degli Stati Uniti.