Drag Queen (al femminile): come le donne annullano le identità di genere

Non solo (più) drag king, donne vestite da uomini: le donne riscoprono il fascino delle drag queen e rubano la scena ai colleghi maschi, annullando le identità di genere.

 

La drag queen Miss Malice s’ispira alle "copertine dei romanzi erotici lesbici, alle eroine dei B-movie degli anni ’60 e alle operaie della metà del secolo scorso”. In una delle sue performance più popolari interpreta il personaggio di Drew Barrymore in Scream: "Muore nei primi 10 minuti del film: io ho immaginato la sua vendetta contro la sua molestatrice", spiega la regina delle performance che ha intaccato la scena dominata dai colleghi uomini. Perché, prima di tutto, Miss Malice è una drag queen donna.


Drag queen: la misoginia degli uomini

Dopo un secolo di drag queen al maschile - dal 1869 ad Harlem, quando ci fu la prima festa queer, agli anni Duemila gli artisti del genere sono stati omosessuali o trans - le donne sono stufe di recitare la parte dei drag king e, alla spicciolata, interpretano il genere a cui appartengono. Naturalmente confondendo i piani, proponendo la loro femminilità e denunciando la misoginia e i pregiudizi più o meno manifesti della cultura queer. Lo spiega bene la collega Holestar, drag queen londinese con un master all’accademia delle belle arti Central St Martins. Una che il ruolo se l’è ritagliato 14 anni fa e immediatamente si è ritrovata a fare i conti con le colleghe (uomini) drag queen: “ne ho incontrate moltissime - confessa al The Guardian -, agghindate senza stile, intrise di atteggiamenti ostili al genere femminile. Dicevano cose del tipo ‘Oh, sento odore di pesce, devono esserci delle lesbiche in un angolo’. Erano insopportabili, ho iniziato a pensare ‘ehi, tu sei un tizio vestito da donna, sei venuto al mondo da una vagina, chi sei tu per sostenere che essere una donna è sbagliato?”.


La femminilità delle drag queen

Holestar e colleghe riflettono anche sul femminismo: "ha fatto delle cose meravigliose per le donne, ovviamente - spiega Holestar - ma ha ucciso un sacco di glamour e il meglio della femminilità”. Recuperata dalle drag queen di sesso maschile in maniera estrema, manierista, ridicola. Ecco perché, a un certo punto, le donne si sono prese un posto nella scena: “da donna queer, nella mia vita quotidiana sono abbastanza mascolina, ma mi piace la femminilità, mi piace il meglio. Volevo restituire tutto ciò al corpo femminile. Volevo riportarlo indietro e dire: perché le donne non possono fare questo? Perché le donne non possono essere ridicole e femminili?”.

Detto fatto. Holestar si è messa nel cammino tracciato dall’antesignana Faux Queen Pageant che nel 1995 sfidò i palchi di San Francisco e una performance sull’altra, ha consolidato insieme alle colleghe una piccola grande rivoluzione nell’ambiente dove, tanto per cominciare, mancava un vocabolario appropriato. Per un po’ di tempo sono state apostrofate “faux queens” o “bio (biological) queens” ovvero regine fasulle o biologiche (donne per il solo fatto di avere la vagina), qualifiche entrambi offensive che però hanno contribuito ad alimentare il dibattito. Per la serie: “che cosa significa essere donna? Avere un corpo femminile? I trans hanno corpi femminili”. Alle estreme conseguenze si  va verso un terzo sesso, fluido, dove le drag queen sono tali a prescindere e la difesa della femminilità è un dovere come lo sarebbe, laddove ce ne fosse bisogno, la difesa della virilità.


Drag queen donna o uomo? Drag queen e basta

L’essere una drag queen - spiega Miss Malice - mi ha permesso di affrontare un mondo che mi ha detto che le donne sono deboli, che la femminilità è frivola, stupida e non va presa sul serio perché le donne intelligenti o femministe non si conciano in questo modo”. Holestar, invece, ha dovuto combattere anche i pregiudizi delle donne: “Ho ricevuto un bel po' di commenti di femministe ardenti e di alcuni gruppi lesbici che mi accusavano di alimentare solo lo sguardo maschile". E invece non è così, il discorso è più semplice e complesso allo stesso tempo: “Mi sto divertendo, sono entusiasta, mi metto il rossetto, lunghe ciglia ma non ha nulla a che vedere con l’identità sessuale e di genere. Chiedo loro di guardare un po' più in profondità. Vorrei che lasciassero andare i binari del genere, della classe, di tutto, e dicessero semplicemente: ‘che importa?’”.

A chiarire quanto sia importante fare questo passo in avanti è Victoria Sin, drag queen (uomo): “al termine di ogni performance, quando guardo le maschere che ho indossato, capisco quanto sia trascinante la femminilità, un concetto diverso dall’essere donna”. Insomma a volte coincide, a volte no, a volte la esercitano le donne, a volte gli uomini, a volte bene, a volte male: “questa è l’essenza dell’essere Drag - trascinante, n.d.r. - sperimentare terreni inesplorati dell’essere umano in quanto tale - spiega Sin - D’altra parte a domandarsi se sia parte della cultura gay - perché sono gay - o della cultura maschile, laddove le performance simulano quella femminile, non si trova mai la quadra”. Tanto più che, “l’arte e l'espressione artistica dovrebbero essere per tutti” conclude Holestar. Che chiosa: “Sì, c'è un messaggio politico che sottende quello che sto facendo ma, in realtà, l’essere drag è divertente. Dovrebbe essere divertente. Non possiamo divertirci e giocare un po’ anche noi?”.

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