Crollo a Torre Annunziata: anche due bimbi sotto le macerie
Sono stati estratti tutti i corpi delle vittime del crollo della palazzina di Torre Annunziata: distrutte due famiglie, tra i morti i fratellini Francesca e Salvatore, 14 e 8 anni.
[Aggiornato il 08/07/2017 alle ore 09.00] La speranza ha ceduto il passo al cordoglio. Uno dopo l’altro, i corpi delle 8 vittime del crollo della palazzina di Torre Annunziata sono stati estratti dalle macerie. Due famiglie che, alle 6,20 del mattino del 7 luglio 2017, sono state distrutte.
C’è quella di Giacomo Cuccurullo, architetto in servizio all’ufficio tecnico del Comune che, beffa del destino, i colleghi chiamavano “quello dei crolli”: quando in zona cedeva qualcosa era il primo ad accorrere. Aveva controllato centinaia di stabili, durante la sua carriera. Tranne il suo. Un palazzo costruito nel 1957 in via Rampa Nunziante, “uno dei posti più incantevoli di Torre Annunziata”, come ripeteva ai condomini cercando di convincerli ad approvare il progetto di ristrutturazioni ordinarie e straordinarie che aveva preparato. E c’era suo figlio Marco, 25 anni: era rientrato a casa da poco dopo una notte di baldoria con gli amici fino alle 5 del mattino. Una brioche, una chiacchiera in più e magari si sarebbe salvato. E c’era sua moglie Adelaide, detta Edy, compagna di una vita.
L’altra famiglia sepolta sotto le macerie della propria casa è quella di Pasquale e Anna Guida e dei loro piccoli, Francesca, 14 anni e Salvatore di 8. L'ultima vittima di questa tragedia urbana è la sarta Giuseppina Aprea, che in un primo momento si pensava fosse al sicuro.
Alta quattro piani, con i primi due inagibili per i lavori in corso, ora quella palazzina dove quasi un centinaio di persone ha scavato per 24 ore di fila, sotto il sole e al buio, a mani nude, è un cumulo di macerie. Ogni tanto si fermavano e facevano il silenzio intorno, cercando di captare qualche cenno di vita.
Chi abita lì intorno ha ancora quel boato nelle orecchie. Quello del crollo, quello che deve aver svegliato di soprassalto adulti e bambini, quando ormai era stroppo tardi per fare qualsiasi cosa, quando non restava che tapparsi gli occhi e urlare il fiato che restava in gola. Quello che deve aver dilaniato il cuore e lo spirito e la mente di quelle mamme e di quei papà, consapevoli di non poter far nulla per proteggere e salvare i propri figli.