Angela Curri: la Fornarina di Raffaello sogna il cinema francese
Angela Curri, 23 anni, è la Fornarina in Raffaello, il Principe delle Arti, il film che andrà nei cinema di 60 paesi: "sogno che qualcuno a Parigi - e non a Hollywood - mi noti".
Sul set ci è arrivata per caso, a 10 anni, dopo essere stata eliminata dalle finali dello Zecchino d’oro. Angela Curri era già bella allora, cantava e danzava e la mamma ha ascoltato quello che dicevano tutti: l’ha iscritta a un’agenzia di casting. Il resto l’ha fatto il suo piglio e il suo talento: è stata scelta nel cast di Nel mio amore di Susanna Tamaro e si è ritrovata a “giocare e recitare in un set tra Trieste e la Slovenia. Di quei giorni - racconta con la sua voce imbevuta di entusiasmo - non ricordo la fatica, solo la felicità. Con il tempo ho capito che era l’unica cosa che avrei potuto fare nella vita”. Dal 3 al 5 aprile lo potranno capire anche gli spettatori dei 60 paesi nel mondo dei cinema dove verrà proiettato Raffaello-il principe delle Arti, il film in 3D prodotto da Sky 3D, con Sky Cinema e Sky Arte in cui Angela interpreta la Fornarina, il grande amore del genio. Perché anche se di anni ne ha solo 23 - è nata nell’estate del 1993 a Noci, in provincia di Bari - Angela ha infilato un set impegnato dopo l’altro, crescendo insieme alle parti che interpretava, ritrovandosi a solcare red carpet "sempre con un po' di timore, senza sapere mai che cosa indossare".
Bea in Braccialetti Rossi, Meri ne I fantasmi di Portopalo, Angela in La mafia uccide solo d'estate e ora la Fornarina: sei diventata una donna sul set?
“Assolutamente sì, ogni film è un pezzo di un puzzle che cresce insieme alla mia vita. Sono stata molto fortunata perché mi hanno scelta per interpretare ruoli impegnati, intensi e di ciascun personaggio io mi sono presa un pezzetto, ciascuno mi ha offerto un approccio diverso: la spensieratezza di Angela, l’eleganza della Fornarina. Mi calo così tanto nella parte che interpreto che divento quel personaggio anche fuori dal set: durante le riprese de La Mafia ho parlato siciliano 24 ore su 24. Che dico? Ancora mi viene!”.
In Raffaello-il principe delle Arti sarai Fornarina: ci racconti qualcosa di lei?
“Da un punto di vista storico non c’è molto su di lei, è una leggenda mista a verità. Perciò, non sapendo nulla di chi avrei dovuto interpretare, ho cercato di scoprire il più possibile del genio affabile e affascinante di cui si è innamorata. Ho letto molti libri ma soprattutto ho passato ore e ore davanti a La Velata, il possibile ritratto della Fornarina cercando d’immergermi nelle ore in cui lei posò per lui, nel loro amore, nei loro sguardi. Aveva 23 anni, come me, ed era innamorata, come me. Ho cercato la sintonia finché non sono diventata lei e Raffaello è diventato il mio fidanzato”.
Quindi sei innamorata… e di chi?
“Siamo innamorati! È anche lui un attore ma non rivelo chi. Stiamo molto bene ma ciascuno sta a casa propria. Sono troppo giovane per la convivenza”.
È lui il tuo primo spettatore?
“Sono i miei genitori: arrivo da una famiglia che nella vita gestisce un’azienda di carburanti, mia mamma ha iniziato a lavorare a 15 anni. Tuttavia hanno intercettato le mie passioni e le hanno assecondate senza mai pressarmi”.
Che cosa ti piace del tuo lavoro?
“Tutto, a dire il vero non mi sembra nemmeno di lavorare! Sono felice quando studio i personaggi, quando sto sul set: recitare è come vivere tante vite e quelle che ho avuto la fortuna di vivere finora mi sono piaciute tutte”.
Quando hai capito che eri brava?
“Avevo 19 anni quando mi sono trasferita a Roma a studiare da Gisella Burinato: è lei che mi ha insegnato tutto quello che so, che cosa c’è dietro alla costruzione di un personaggio e soprattutto quanto è importante conoscersi. Quando Liliana Cavani mi ha scelta per Francesco ho capito che potevo farlo per davvero, che era un sogno realizzabile. Con La Mafia uccide solo d’estate ho preso più consapevolezza, mi sono liberata di molte ansie: il set è un esercizio duro necessario per allenare il talento, è la scuola più vera che ci sia. Forse non è un caso se mentre recitavo ho fatto il provino per I fantasmi di Portopalo e mi hanno presa, insomma, se da quando ho iniziato poi non ho mai smesso.”
L'Angela di Pif era una ragazza molto diversa dai giovani d’oggi: che riflessioni hai fatto?
“Per alcuni versi Angela mi assomigliava molto: mi ricordava me a 16 anni, un uragano di emozioni. Io ho fatto in tempo a vivere un’adolescenza senza cellulari, a scrivere le lettere d’amore e il set mi ha fatto molto riflettere sul ruolo delle tecnologie oggi, su come tutto, prima, fosse vissuto in maniera meno superficiale, dando più attenzione a quello che succedeva. Oggi, con i social siamo tutti attivi ma in realtà distratti. Se potessi rinascere sceglierei un’epoca del passato”.
A proposito, quanto sei social?
“Amo Instagram: un’altra strada che mi piacerebbe studiare è la fotografia. Condivido un po’ tutto, i momenti privati, le foto artistiche, le esperienze professionali. Lo faccio non solo perché oggi è molto importante per il mio mestiere ma perché mi piace il legame che ho creato con il pubblico che ha la possibilità di conoscere anche la persona al di là del personaggio”.
Qual è la tua più grande qualità?
“A volte è un difetto… dentro sono rimasta una bambina. Mi sorprendo delle piccole cose, mi emoziono come una scolaretta, ho un cuore che batte a mille. Sono al limite del ridicolo. Somma il fatto che sono confusionaria e solare ed eccomi qui!”.
Che cosa fai quando non lavori?
"Canto canzoni di Luigi Tenco e Mia Martini, scrivo poesie (e anche canzoni). Non so dove mi porteranno, intanto io incastro tutto sulla pagina. Purtroppo odio cucinare, non sono per nulla festaiola, adoro le cene a casa con amici e appena posso vado in Puglia, dalla mia famiglia e dai miei amici d'infanzia".
Ti riguardi in tv?
"Sì, con una buona dose di autocritica. Sono estremamente severa con me stessa. Dall'esterno devo sembrare odiosa".
Dove ti vedi tra dieci anni?
“Spero di continuare a fare quello che faccio. E mi piacerebbe avere famiglia, in fondo c’è chi riesce a conciliare amore e passione. Anna Foglietta, per esempio: lei, che di figli ne ha tre, ogni giorno arrivava sul set de La Mafia uccide solo d’estate con il sorriso. Spero di diventare un’attrice capace di smuovere gli animi e una madre in grado di dare un buon esempio ai suoi figli. Quello di una donna che è riuscita a fare quello che amava, con consapevolezza, senza rimpianti. Mortificarsi è controproducente: si genera solo infelicità”.
Sogni il cinema?
“L’importante è che il progetto e il personaggio siano belli e che ci sia un bravo regista a dirigermi. Certo, il cinema è il mio sogno, forse non sono ancora pronta. Ma lo sarò”.
Che ruolo vorresti interpretare?
“La mia musa è Marion Cotillard in Edith Piaf: ecco, sogno un personaggio così, dalla psicologia particolare, complicata, diversa da me, in grado di stimolarmi ad andare oltre il limite, come mi ha insegnato Sergio Rubini sul set de La Terra, il film che ho girato nel 2006, insieme a mio fratello (che oggi fa l’ingegnere). Per sorprendere lo spettatore il cinema deve prima meravigliare l’interprete”.
Che cosa dobbiamo aspettarci da Raffaello?
“Grandi cose: ci mostra da dove veniamo, chi siamo stati e che che cosa abbiamo prodotto. È un film che dovrebbe ispirarci bellezza, grandezza e amore”.
E tu che cosa ti aspetti da un film che verrà proiettato in 60 paesi?
“È una grande opportunità a soli 23 anni, spero che qualcuno a Parigi (e non a Hollywood) mi noti e magari mi voglia conoscere. Per non perdere tempo sto studiando il francese”.