Bono Vox: donna dell’anno? Perché no: la provocazione di Glamour

La rivista Glamour ha inserito Bono Vox tra le candidate al titolo di "donna dell'anno". Il motivo? La campagna Poverty is Sexist e il fatto che c'è bisogno "di avere uomini nella tribù".

Bono, frontman degli U2 e attivista, è il primo uomo candidato al titolo di "Donna dell'anno".

Si dice sempre che per combattere la violenza sulle donne è necessario educare gli uomini. Forse, il fatto che Bono Vox sia stato candidato al titolo di Donna dell’Anno dalla rivista Glamour, significa che i tempi sono maturi. 

Succede grazie al suo impegno in Poverty is Sexist, l’ultima campagna dell’irlandese Paul David Hewson, frontman degli U2 (rock band da 170 milioni di album e 22 Grammy Award) e attivista così attivo da essere finito tra i 100 "grandi britannici" secondo la BBC nel 2002, sulla copertina del Time in qualità di personaggio dell'anno (2004) insieme ai coniugi Gates, da essere diventato Cavaliere della Regina Elisabetta II nel 2007 e da aver ricevuto l’Echo Award per il suo impegno sociale. Insomma, a dispetto del suo pseudonimo, Bono si da’ un gran da fare. 

Noto per il suo impegno per l’Africa e la cancellazione del debito degli stati più poveri, negli ultimi tempi ha speso tempo, parole, e impegno a favore delle donne, al punto da essersi guadagnato un posto in classifica accanto a Christine Lagarde - direttrice donna di quel Fondo Monetario feudo maschile -, Simone Biles - la ginnasta più forte del mondo capace di imprese strepitose -, Ashley Graham - la modella simbolo della bellezza curvy che ha rotto gli stereotipi della moda -, Zendaya - l’attrice che ha denunciato le sue foto ritoccate -, le fondatrici del Black Lives Matter movement - quello contro la violenza della polizia sugli afroamericani - Nadia Murad - la yazida 21enne scampata all’Isis dopo inenarrabili torture e violenze -, Gwen Stefani e Miuccia Prada

A spiegare le ragioni della scelta è l’editoriale della rivista che sottolinea quanto la campagna Poverty is Sexist sia riuscita a sottoporre all'opinione pubblica e all’attenzione di esponenti politici in giro per il mondo la condizione della donna che, ovunque, si barcamena tra disparità salariali e discriminazioni di genere. “Di questi tempi - scrive l’editoriale - tante donne vogliono - no, hanno bisogno - di avere uomini nella loro tribù…”.
 
Punto di vista condiviso dal diretto interessato: “La battaglia per la parità dei generi - ha dichiarato - non può essere vinta senza la presenza degli uomini accanto alle donne. Noi siamo largamente responsabili della situazione e dobbiamo essere coinvolti nelle possibili soluzioni". Per conoscere il verdetto non resta che attendere la cerimonia del 14 novembre, a Los Angeles.

 

Copyright foto: Kika Press

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