Tocofobia: la paura del parto che oscura la gravidanza
La tocofobia è la paura del parto che colpisce alcune donne: la testimonianza di Martina per non cedere agli antidepressivi in gravidanza, il fai da te dannoso per il bebè.
Tocofobia, la paura di partorire, questa sconosciuta. Alla medicina ufficiale, per lo meno, che ancora non l’ha inserita nel Diagnostic and Statistical Manual, la Bibbia della psichiatria. Ma non alle donne incinte che ne hanno sofferto né agli specialisti a cui si sono rivolte. “È iniziata quando ho ho visto il risultato del test - racconta Martina, 37 anni, ricordando la sua prima gravidanza -. Invece di essere felice perché finalmente saremmo diventati la famiglia che per tre anni avevamo sognato, mi è preso il panico”. Del parto, anzitutto.
Un tarlo che ha iniziato a rosicchiarle la mente. “Non ho detto a mio marito che ero incinta, ho buttato via il test e ho iniziato a cercare su internet notizie sulle complicazioni del parto, sulle donne morte in sala parto: era un’angoscia irrazionale, ingovernabile”. Se suo marito non l’avesse trovata in lacrime davanti al suo portatile forse oggi non sarebbero una famiglia, “forse avrei abortito alle sue spalle: l’ho pensato molte volte, in quella settimana”. Così come, se lui non l’avesse costretta a incontrare uno psichiatra, forse Martina avrebbe tentato di gestire quella che credeva una depressione prenatale con il fai da te, “come fanno in tante”.
Antidepressivi in gravidanza: rischi per i bambini
Perché la nebulosa delle depressioni prenatali è sfaccettata, delicata, sottovalutata. In una società dove la gravidanza è promossa con slogan in stile Fertility Day - “Datti una mossa! Non aspettare la cicogna” e “La fertilità è un bene comune” -, la maternità è in balia del welfare familiare (salvo qualche misura spot vedi il bonus bebè), e la paura delle donne riguarda non solo il ruolo di madre ma anche i cambiamenti del corpo e l'ansia da prestazione indotta dalla società, è facile cedere alla tentazione di tacere il malessere con il passaparola. Peccato che, come dimostra una ricerca della Columbia University College of Physicians and Surgeons pubblicata sulla rivista JAMA Psychiatry, le conseguenze dell’assunzione di antidepressivi in gravidanza ricadano tutte sul nascituro: disturbi del linguaggio, scolastici e motori. Il consiglio è quindi quello di rivolgersi sempre allo specialista, che saprà valutare correttamente pro e contro di ogni trattamento e consigliare, eventualmente, i farmaci più adatti.
Paura del parto: come superarla
“Il medico mi diagnosticò la tocofobia al termine della prima seduta” racconta Martina. “Non ne avevo mai sentito parlare ma il solo fatto che avesse dato un nome al mio malessere mi fece stare meglio”. Ne esistono di due tipi, le spiegò: primaria - che colpisce le primipare - e secondaria, che interessa invece quelle che hanno avuto parti difficili o vissuti come tali. “Nonostante la terapia non è stato facile: non riuscivo a guardarmi allo specchio, non ho comprato nemmeno un completino per il bebè né sopportavo quando me ne regalano uno, quando Tobia ha iniziato a scalciare mi è ritornato il panico, ogni volta che facevo un’ecografia non riuscivo a guardare lo schermo. Chiedevo solo: tutto bene?”.
Insomma, “se abbiamo superato quei nove mesi e perfino il parto (naturale, con epidurale) è grazie al terapista” ammette. “Per tutto il tempo ci ha ripetuto che il mio stato d’animo e le mie reazioni rabbiose, di rifiuto e terrore erano incontrollabili. Che opporsi sarebbe stato inutile. Senza di lui forse non sarei mai riuscita a vivere il momento più intenso della mia vita: quello in cui ho guardato la nostra creatura negli occhi e per la prima volta dopo 9 mesi mi sono sentita fiera, in pace e felicemente in colpa”. Un senso di colpa che si è fatto sempre più lieve con il tempo ma su cui Martina sta ancora lavorando, perché due anni dopo è di nuovo incinta. “Questa volta, però, voglio vivere una gravidanza come si deve, una dolce attesa”.