Prostitute: le sugar babies che si sentono femministe 

Guai a chiamarla "prostituzione": quella delle sugar babies che si vendono agli sugar daddies "è una scelta femminile" per avere soldi e potere. Follia o nuovo femminismo? 

Non sono prostitute ma "sugar babies", adescano gli uomini on line e con i soldi che guadagnano si tolgono sfizi e si pagano gli studi. © andersonrise/123RF

Il mestiere più antico del mondo è “una scelta femminile”, le prostitute si chiamano sugar babies e con i soldi (degli sugar daddies) si pagano gli studi e si tolgono gli sfizi. Nell’era 2.0 che tutto rende alla portata non serve nemmeno andar per strada e nemmeno (a volte) metterci il corpo. Domanda e offerta s'incontra on line e ci sono anche clienti che si accontentano solo di guardare.   

Sugar baby: professioniste (femministe)

Si prenda Miranda, per esempio: 22 anni, che si è iscritta a Seeking Arrangement, il portale dedicato, dopo aver avuto una relazione con un uomo che in cambio di sesso le ha pagato la retta a scuola. Oggi offre la sua “girlfriend experience” a tre clienti fissi: un avvocato, un architetto e un ingegnere. Per ciascuno di loro è una fidanzata a tempo che per 600 euro offre un’ora di sesso, ottima presenza anche alle cene di rappresentanza, buona conversazione e nessun impegno. Una escort, insomma. “Dicono che così sono oppressa dal patriarcato - si sfoga -. Secondo me sono le donne che lavorano per sette dollari l’ora ad essere schiave del patriarcato”. E si prenda Jenna, 22 collega che sottoscrive e va oltre: “Possiamo guadagnare facendo performance sessuali davanti a una videocamera. Il pappone non esiste più, c’è il computer”. Tanto per la cronaca, i clienti più ricchi si trovano su Seeking Millionaire e Date Billionaire e le donne disposte a soddisfarli senza sentirsi usate sono a centinaia. Alisa, 21 anni, ne ha accalappiato uno che l’ha piazzata in un hotel di lusso a Los Angeles in stile Pretty Woman e proprio come Vivien va a fare shopping con la carta di credito (di lui) da Alexander McQueen: “Il miliardario non è il mio tipo - spiega lei che si vende per avere un guardaroba super firmato - ma la relazione è puramente finanziaria. Facciamo sesso, chi dice il contrario mente. Fosse anche per un pompino, tutti chiedono qualcosa in cambio”.

Sugaring: sesso in cambio di rette (e scarpe)

Insomma, nell’era del post (post) femminismo il sesso è uno strumento per avere potere e “la scelta femminile” (guai a chiamarla prostituzione) il mezzo per guadagnare denaro “rispettabile” come quello di qualsiasi altro mestiere. È lo sugaring, dolcezza, la professione che prolifera sulle comunità online dove le donne non solo si vendono agli uomini ma si scambiano consigli su come difendersi dai malintenzionati e dai rischi legali e sfoggiano i loro trofei. Scarpe, borse, diplomi

D’altra parte a raccontare la tendenza ci aveva già pensato l’indagine britannica Student Sex Work Project della Swansea University da cui era emerso come per pagarsi gli studi, il 22% degli universitari del Regno prendesse in considerazione lavoretti (non solo) nelle chat erotiche. I ricercatori non si limitarono a raccogliere i numeri ma domandarono anche le ragioni: “i soldi sono la priorità per uno stile di vita migliore” risposero i due terzi degli intervistati mentre il 45% dichiarò che pur di non ritrovarsi laureato e indebitato con le (costose) rette degli atenei valeva tutto. 

Tanta intraprendenza, però, non convince tutti gli uomini: “Non sai più chi è una prostituta e chi non lo è - confessa uno di loro -. Sembrano ragazze comuni sulle app ma poi sono solo interessate ai tuoi soldi. La chiamano liberazione”. Se ognuno è libero di fare i conti con la propria coscienza, chissà come la pensano le femministe di ieri e pure quelle di oggi sapendo che al Seeking Arrangement Party 2016 andato in scena all’Avalon Hollywood di Los Angeles, c’era una sugar babies in stile Eyes Wide Shut alla ricerca di qualcuno “che mi paghi l’intervento alle tette”. 

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