Eddie Justice, morto a Orlando: “Mamma ti voglio bene”

Eddie Justice è tra le vittime di Omar Mateen, il terrorista che ha ucciso 49 persone nel club gay Pulse di Orlando. Un uomo "con tendenze omosessuali" e "bipolare" secondo l'ex moglie, "un bravo ragazzo" secondo il padre. L'attuale moglie, al corrente delle intenzioni, avrebbe tentato di dissuaderlo.

Omar Mateen, il 29enne di origine afgana autore della strage di Orlando.


Sono le 2.06 del mattino a Orlando quando Eddie Justice, trincerato nel bagno delle donne, ferito, capisce che non scamperà agli spari di Omar Mateen. È in quel momento che prende il cellulare e chiama sua madre. Lei non risponde, dorme, ancora non sa che il 29enne di origine afgana, che voleva fare il poliziotto ma si è trasformato in un terrorista, stava facendo una strage di vite nel club gay Pulse. Ne ucciderà 49, prima di morire per l’intervento della polizia che ha messo fine alla più tragica sparatoria della storia americana, rivendicata via radio dall’Isis

Mina Justice si sveglia di soprassalto, richiama il figlio, lui non risponde ma le scrive ancora: "Nel locale stanno sparando. Sono chiuso in bagno". Le scrive di essere ferito, di chiamare la polizia. Alle 2.39 la supplica: "Chiamali mamma, chiama la polizia", infine capisce che non c’è più niente da fare: "Sta arrivando. Sto per morire".

Norr Zahi Salman: la moglie tentò di dissuaderlo

Eddie Justice aveva 30 anni, uno in più del terrorista due volte indagato e due volte archiviato dall’Fbi che di nome faceva Omar e di cognome Mateen. Un cittadino statunitense dal passato controverso, con alle spalle una ex moglie, Sitora Yusufiy e attualmente sposato a Norr Zahi Salman, 30 anni, che tre anni fa gli ha dato un figlio. Secondo le prime indiscrezioni pare che la donna fosse al corrente dei piani del marito e che dopo averlo accompagnato in due diverse occasioni (il 5 e il 9 giugno) in sopralluoghi al locale e ad acquistare le armi, all'ultimo avrebbe tentato di dissuaderlo dal mettere in atto la strage. Per questo rischia di essere incriminata per complicità. 

Sitora Yusufiy, l'ex moglie di Omar Mateen

Sposa di Omar Mateen per soli 4 mesi, nel 2009,  Sitora Yusufiy oggi lo descrive non come un “fanatico religioso”, piuttosto come un “uomo instabile”, “malato”, “bipolare”, "con tendenze omosessuali". Uno che all’inizio sembrava “un uomo normale", ma pochi mesi dopo il matrimonio ha mostrato la sua follia: “si arrabbiava per nulla”, “perché la lavatrice era in funzione”, per esempio. Uno che ha iniziato anche “ad abusare fisicamente” di lei, non permettendole “di parlare con la mia famigliatenendola in ostaggio al punto che se non fosse stato per la sua famiglia, che è letteralmente "andata a liberarla", chissà che fine avrebbe fatto. Infine, a confermare la presunta omosessualità di Omar, in un'intervista a una tv brasiliana la donna ha confessato che "quando ci sposammo, mi confessò il suo passato. Mi disse che gli piaceva andare nei club". Abitudini che non piacevano al padre che spesso lo apostrofava "gay" in sua presenza.

Mir Seddique Mateen: il padre dai due volti

Quarantotto ore dopo la strage di Orlando è ancora tutto da capire. Perché nonostante l’ex moglie lo abbia descritto più dedito al body building che alla religione, il dubbio che la strage si sarebbe potuta evitare è sempre più forte. "Non so perché lo abbia fatto. Non ho mai capito che aveva l'odio nel cuore. Se avessi saputo le sue intenzioni, lo avrei fermato", ha dichiarato il padre Mir Seddique Mateen alla BBC. E ancora: "Mio figlio era un bravo ragazzo", con una moglie e un bambino. "Lo vidi il giorno prima della strage, non vidi il male nei suoi occhi. Sono addolorato e l'ho detto al popolo americano". Peccato che la stampa Usa e britannica abbiano anche scoperto un altro volto dell’uomo: in un video postato sulla sua pagina Facebook in lingua dari afferma che "Dio punirà coloro coinvolti nell'omosessualità" mentre in un video apparso su una tv afgana appoggia i talebani e non esita ad autoproclamarsi presidente dell'Afghanistan.  

Omar Mateen, l'omofobia e l'Islam radicale

Da dove arrivasse tutto l’odio di Omar - che da qualche tempo frequentava la moschea del Centro islamico di Orlando insieme al figlio minore - forse non è così inimmaginabile. Tanto per cominciare ci sono le testimonianze di alcuni clienti del Pulse che lo hanno riconosciuto come uno dei clienti del club. Pare che da almeno 3 anni Omar lo frequentasse, per lo più pare se ne stesse in un angolo, da solo, ma in più d'uno se lo ricordano ubriaco e molesto. Aries (al secolo Ty Smith), dipendente transessuale del club, ha perfino dichiarato di aver ricevuto alcune confidenze: "Si ubriacava moltissimo. Non poteva bere quando stava a casa, con sua moglie e la sua famiglia. Suo padre era molto severo e lo rimproverava continuamente". Inoltre, pare che fosse iscritto a Jack'd, un'app per appuntamenti gay e che, addirittura, la notte della strage, abbia incontrato per strada un ragazzo con cui era stato in contatto e che l'abbia salutato, come se nulla fosse. Indizi che fanno pensare che, all'origine della carneficina potesse esserci un'omofobia profonda, rivolta (anche) verso se stesso.  

Per quanto riguarda la sua indole religiosa, agli occhi dell’imam Syed Shafeeq Rahman era un uomo schivo, solitario che mai aveva mostrato intenzioni violente. Eppure il procuratore federale ha dichiarato che Omar non sarebbe l’unico indagato della strage: "C’è un'indagine penale su altre persone in connessione con la sparatoria nel club". Stando ai media Usa si tratterebbe di Marcus Dwayne Robertson, oggi predicatore online convertito all’Islam radicale che un tempo fu marine. Stando alle indiscrezioni Mateen era iscritto a uno dei suoi corsi online. Secondo altre indiscrezioni, poco prima di scatenare l'inferno avrebbe chiamato il 911 giurando fedeltà ad Al Baghdadi.

Al di là delle indiscrezioni, però, ci sono le indagini, due, aperte dall'agenzia federale: la prima, nel 2013 per i suoi "commenti provocatori con colleghi su possibili legami con i terroristi" ha riferito l’agente Ron Hopper; la seconda un anno dopo per i possibili legami con Moner Mohammad Abusalha, il primo cittadino Usa a trasformarsi in kamikaze in Siria che, come Mateen, viveva a Fort Pierce, in Florida. "Stabilimmo che il contatto era minimo e che non costituiva una relazione importante o una minaccia in quel momento".

Insomma, è ancora presto per sapere se davvero Omar era davvero "uno dei soldati del Califfato in America" come è stato nella radio ufficiale del gruppo, al-Bayan. Ora è tempo di piangere le vittime, uomini e donne che hanno visto la morte in faccia, come Eddie Justice. Una morte procurata da un fucile e una pistola, acquistati appena una settimana fa. Legalmente.

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