Tiziana Buldini, intervista alla star di Immaturi

Dagli inizi a Uomini e Donne ai film di Pupi Avati e Garrone, con il sogno di un ruolo drammatico. Vita e progetti di un'attrice quasi per caso: "Il mio segreto? Determinazione e tanto, tanto studio".  

Tiziana Buldini è nata a Rieti nel 1982. Ha iniziato a recitare a 26 anni, dopo un'esperienza nel programma Uomini e Donne.


Al cinema ricopre sempre ruoli da femme fatale. Dal vivo, Tiziana Buldini, nota per aver lavorato con registi del calibro di Pupi Avati e Vincenzo Salemme, è una ragazza acqua e sapone dal sorriso contagioso. Ci siamo fatti raccontare i suoi progetti attuali e i suoi sogni per il futuro.

Stai girando la serie Immaturi, dopo aver avuto una parte nel film. Sei più a tuo agio al cinema o in tv? Ci puoi dare qualche anticipazione?

"Non trovo grandi differenze tra i due mondi. Stare sul set della serie Immaturi è molto piacevole e anche se il regista è Rolando Ravello mentre il film è stato girato da Paolo Genovese c'è una certa continuità. Mi sono sentita subito a casa. Sicuramente lavorare per una serie tv è più impegnativo, più intenso. Per quanto riguarda la trama però non posso dire nulla, dovrete scoprirla da soli...". 

Che esperienza è stata partecipare al Racconto dei Racconti?

"Il mio era un ruolo molto particolare: ero la controfigura di Salma Hayek. Alla fine dell'episodio lei si trasforma in una specie di pipistrello gigante e il mio compito era di restare immobile, praticamente in slip, in questo anfratto roccioso pieno di sassolini. Una cosa impegnativa soprattutto dal punto di vista fisico. A dirla tutta, ho un po' sofferto ma rivedersi al cinema è stato fantastico. Matteo Garrone, poi, è una persona meravigliosa".

Hai lavorato con molti registi di spessore. Qual è il tuo preferito

"Sicuramente Pupi Avati, una persona a cui è davvero facile affezionarsi. Ho lavorato in diversi suoi film, da Il cuore grande delle ragazze a Un ragazzo d'oro, da Il figlio più piccolo fino a Con il sole negli occhi, dove interpreto il ruolo di Marina. Mi sono sempre trovata benissimo".

E invece il ruolo più difficile?

"In Romanzo Criminale ho dovuto girare una scena di sesso con Marco Bocci che interpretava il commissario Scialoja. Io di carattere, nonostante faccia l'attrice, sono molto timida. Quello poi era il mio primo vero lavoro. Volevamo baciarci per sciogliere la tensione, ma il copione non lo prevedeva. Alla fine abbiamo deciso di farlo lo stesso e la scena è stata tagliata in fase di montaggio".

Come si supera l'imbarazzo, in questi casi?

"Non si supera. Pensa che comunque tra cameraman e troupe hai sempre una trentina di persone attorno. Però il lavoro mi piace a tal punto che quando entro nel ruolo non ci penso: non sono io che agisco, è il mio personaggio. La notte prima magari non chiudo occhio perché ho il terrore di sbagliare. La sera dopo, a lucido, mi capita di pensare: 'Ma come ci sono riuscita?'. Sul momento, per fortuna, non ci pensi".

Tanto più che di solito tu fai ruoli scomodi, come quello dell'amante...

"Sempre. È quasi una maledizione. All'inizio sei contenta a prescindere: quando mi hanno offerto il ruolo di amante di Christian De Sica, che è il mio mito, ero al settimo cielo. Poi ho iniziato a rifiutare alcune particine, per evitare di rimanere incastrata in uno stereotipo. Sono contenta di essere considerata avvenente ma vorrei qualcosa di più impegnato, magari anche sofferto. Al primo impatto forse non si direbbe ma mi sento molto più adatta a ruoli drammatici".

Hai scelto di iniziare con Uomini e Donne, una strada particolare.

"Non è stata proprio una scelta. Mi ero appena lasciata con un mio ex di Lucca ed ero tornata a Rieti. Avevo voglia di esperienze nuove e ho mandato un po' di mail alla cieca. Non avevo mai visto nemmeno una puntata, tanto che mi ha istruito mia sorella e fino all'ultimo ho pensato: 'ora non vado'. A essere sincera, se avessi saputo di più sarei stata ancora più dubbiosa. Però mi sono divertita e mi è servito. Ho capito lì che volevo fare altro rispetto all'agenzia di viaggi che avevo in mente di aprire. Mi sono iscritta a un corso di recitazione e me ne sono innamorata alla follia". 

Hai iniziato a recitare piuttosto tardi, a 26 anni. Hai dei consigli da dare?

"Tanta determinazione. I momenti di sconforto ci sono ma devi avere la forza di ripartire sempre. E anche tanto studio. All'inizio credevo che non servisse, poi ho fatto una vera scuola e mi sono detta: 'Ma dove volevo andare senza?'. Non te ne rendi conto ma serve tantissimo. E poi non mollare mai. A me è capitato spesso di piantare dei paletti: se entro un anno non succede questo, cambio strada. Poi lavoro sodo ed evito di arrovellarmi: quando smetti di pensarci, alla fine la svolta arriva".

Copyright foto: Tiziana Buldini
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