I Marlene Kuntz conquistano l’Europa

Dopo l’uscita dell’ultimo attesissimo album Lunga attesa, i Marlene Kuntz hanno intrapreso un tour europeo per promuovere la loro musica. Il Magazine delle Donne li ha intervistati.


Intervista ai Marlene Kuntz: l'album Lunga Attesa conquista l'Europa.


Il cantante e leader dei Marlene Kuntz, Cristiano Godano, racconta al Magazine delle Donne della lunga esperienza musicale del gruppo e delle fonti che hanno ispirato i loro album. Dopo le date europee per la promozione del loro ultimo lavoro, Lunga attesa, la band cuneese si prepara anche ad un lungo tour tutto italiano anticipato dalla proiezione del docufilm Complimenti per la festa, un viaggio nel passato che scava a fondo nelle loro origini. 


"Complimenti per la festa" è un docufilm che parla di voi risalendo agli albori del vostro lungo viaggio musicale. Come è nata questa idea? Vi siete ispirati ad altri film di rockband?

È stata una iniziativa dei ragazzi che lo hanno girato in realtà: ci hanno proposto l'idea, l'abbiamo accettata e abbiamo sponsorizzato la loro ricerca di sostegno economico tramite crowdfounding sui nostri social. 

Il disco "Lunga attesa" sembra quasi una sorta di manifesto della vostra lunga carriera. Qual è stata, per questo nuovo disco, la vostra maggior fonte di ispirazione musicale? E quale il pezzo al quale vi sentite più legati?

Parlo per me stesso: non ci sono state band del periodo attuale che mi hanno ispirato, anche se penso di aver ascoltato un centinaio di produzioni del 2015. Di sicuro c'è che in due o tre pezzi sentivamo forte la presenza di un certo hard-rock, tra il grunge degli Alice in Chains e il metal. In un pezzo (Narrazione) c'è un mio palese tentativo di rappare il mio cantato, e qua e là i fantasmi dei nostri amori Sonic Youth fanno capolino con discrezione. Ma al di là di ciò è tutto andato a briglia sciolta, senza "guide spirituali" particolari.

I Radiohead sono stufi di sentir canticchiare "Creep", mentre i Nirvana non ne potevano più di vedersi affibiare il loro pezzo più celebre "Smells like teen spirit". Avete anche voi un brano dal quale sentite di dovervi staccare per consentire una vera e propria evoluzione alla vostra musica?

La nostra musica fortunatamente si è evoluta a prescindere da chi ci ha sempre voluti ancorare ai ricordi dei nostri primi dischi. In uno di quelli ci sono due o tre pezzi che servono ai nostri primi fan per "sentirsi a casa" quando vengono ai nostri concerti, ma riusciamo a destreggiarci bene fra le nostre esigenze di non ripetere sempre le stesse cose e le loro di "sentirsi a casa", giustappunto.

I gruppi underground del nostro paese sono pochissimi e la vostra musica riecheggia fieramente nella scena musicale indie italiana. Sentite il peso di quest'enorme responsabilità? 

No, assolutamente no, anche perché non sentiamo molto affetto da parte del popolo indie più intransigente, che ci ha mollati da un pezzo con esibita indifferenza. In realtà il nostro pubblico è altro: gente non esattamente schierata che cerca in noi quel certo tipo di approccio basato su una sorta di purezza dell'approccio creativo, votato all'onestà intellettuale e a una resa artistica reale e non di facciata. Il popolo dell'indie è più interessato a vantarsi di conoscere cose sempre nuove, strane, cool, sconosciute ai più. Siamo troppo famosi e vecchietti per loro. Ci danno per scontati.

Il nome Marlene Kuntz è stato ispirato dalla diva Marlene Dietrich e da un brano dei Butthole Surfers, "Kuntz", che significa "fighe". Oltre ai Butthole Surfers e ai Sonic Youth, la cui influenza è chiaramente evidente nei vostri lavori, quali sono gli altri gruppi che hanno contribuito alla vostra formazione artistica?

In realtà è la parola "cunts" (americana) che significa fighe. I Butthole Surfers pronunciavano Kuntz come "cunts", giocando palesemente e senza nessuna finezza sull'equivoco: da qui il nostro gioco di parole con Marlene, nome tedesco come Kuntz, che in Germania è un cognome vero e proprio. Nick Cave è una grande influenza. All'epoca ci influenzava molto il grunge e l'alternative rock americano. Ma molte altre cose anche, di altri generi (il rap a volte, a volte il sound di Bristol, ovvero il trip-hop dei Massive Attack, di Tricky, dei Portishead, a volte il nu-metal, a volte il cantautorato americano, da Neil Young in avanti, a volte l'elettronica, a volte certo pop): siamo molto permeabili a ciò che ci piace, anche se non "appartiene" a ciò che la gente si aspetta da noi. 


Ci sono anche musicisti italiani che sono stati significativi per voi?

Se penso al gruppo nel suo complesso direi che ci accomuna più di tutti la band dei CCCP-Fedeli alla linea: quello che facevano musicalmente era la cosa più intrigante che potessimo ascoltare nel nostro periodo di formazione. Personalmente sono stato un grande fan di Lucio Dalla, ma non è mai esattamente entrato nel mio modo di immaginare la musica. Tutti abbiamo poi una venerazione assai deferente per Paolo Conte, nostro corregionale.


Cosa ne pensate circa la situazione musicale del nostro paese? C'è ancora uno stallo importante nella produzione e nella diffusione di nuovi generi musicali?

Pensiamo che ci siano ottimi musicisti, come da tempo ormai qui in Italia. Ma sono tutti un po' incasinati con il fatto che la musica non si vende più perché è gratis in rete, e faticano molto a emergere. D'altronde noi (e le band come noi) lottiamo per continuare a vivere, e dunque c'è una triste logica in tutto ciò.


Credete anche voi che la presenza femminile nel mondo del rock stia attecchendo sempre di più? A tal proposito ci piacerebbe sapere se ci sono state musiciste donne che hanno giocato un ruolo importante nella creazione della vostra musica o se ne apprezzate qualcuna.

Non mi pare sia un fenomeno recente: le donne nel rock ci sono da tempo, alcune importantissime per l'immaginario di un sacco di generazioni... (Janis Joplin, Grace Slick, Joni Mitchell, Blondie, Patti Smith, per ricordare al volo alcune delle donne dei tempi che furono). In particolare noi siamo stati molto spesso affascinati e a volte anche influenzati da PJ Harvey, senza alcuna ombra di dubbio.


In un'intervista avete dichiarato che non è solo l'ambito musicale che ispira le vostre canzoni, ma anche la lettura di un buon libro e la visione di un bel film. Potreste dirci qual è il libro che avete letto e il film che avete visto per la realizzazione del vostro ultimo disco?

Nessun film è entrato a livello di influenze nel mio ultimo disco. Sono entrati alcuni libri di divulgazione scientifica (un trend piuttosto remunerativo per le case editrici, negli ultimi mesi) che mi hanno ad esempio guidato alla realizzazione del testo di Lunga attesa, la canzone che dà il titolo all'album. In questo disco è un po' più evidente l'influenza della cronaca, rispetto alla letteratura, devo dire.

Copyright Foto: Kika Press
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