Marina Rei, intervista all’autrice di Pareidolia
Marina Rei si prepara con entusiamo alla sua prima tournée europea a partire dal 18 marzo che farà tappa in Francia, Inghilterra e Belgio. Il Magazine delle Donne ha parlato con lei della sua carriera musicale.
Marina Rei è una delle cantanti di punta della scena musicale italiana. La sua formazione musicale eterogenea le ha permesso di sperimentare e destreggiarsi con talento in numerosi generi musicali. I suoi lavori sono stati anche apprezzati dal grande maestro Ennio Morricone che ne ha sottolineato una talentuosa evoluzione musicale. La cantante romana ora si appresta ad intraprendere un importante tour europeo. Il Magazine delle Donne ha chiacchierato con lei.
Lei proviene da una famiglia di musicisti affermati: quanto ha significato quest’influenza musicale per i suoi primi lavori?
In realtà devo ai miei genitori più che ad altri la mia crescita musicale e formativa. Mi hanno insegnato cosa vuol dire essere musicista. Ma lo stile e l’influenza musicale che pervadono i miei lavori me li sono costruiti io mattone per mattone.
Come si è passati da Marina Restuccia, il suo vero nome, a Marina Rei?
Ho scelto di semplicemente di “appianare” il mio vero cognome che non ha esattamente un’impronta immediata ed è facilmente confondibile. È stata quindi più che altro una scelta stilistica.
La sua musica con gli anni è stata molto versatile: dal soul è passata a pezzi musicali con arrangiamenti rock. Ma qual è il genere musicale che preferisce per far aderire al meglio i testi delle sue canzoni?
In realtà non sono un’artista che si fa molte elucubrazioni mentali sullo stile di musica da adottare. Di musica ne ascolto tanta e non ho mai avuto l’intenzione di ingabbiarmi in un genere. È un limite, questo, spiccatamente italiano.
A proposito dei suoi testi, in cui sentimenti come rabbia, amore e delusione vengono trattati con velata malinconia, ci si chiede se le sue canzoni non siano una versione musicata della sua vita privata.
Bè, credo che ogni artista quando scrive tenti di far confluire nella sua opera tutto ciò che sente e tutto ciò che di significativo percepisce. L’ispirazione potrebbe perfino arrivare dalla lettura di un libro o dalla musica stessa. Non mi ci vedo proprio a scrivere qualcosa che non appartiene affatto alla mia vita.
È più importante per lei l’amore o la musica? Quale le trasmette più forza e più emozioni?
Questa è una domanda estrema. La musica è di certo il mio primo amore e continuerò per sempre a realizzarne. L’amore poi è una cosa del tutto diversa perché ti "apre gli occhi". Non riuscirei a scegliere tra i due, per me sono importanti ugualmente.
Quali autrici italiane o estere apprezza e ascolta più volentieri?
Sicuramente ascolto moltissimo Pj Harvey e Joni Mitchell. Per quanto riguarda invece la musica italiana mi incuriosiscono tanto i testi di Nada perché provocano qualcosa in me. Ho collaborato con Carmen Consoli, che apprezzo moltissimo e mi sono confrontata anche con Cristina Donà.
La sua tournée europea toccherà la Francia, il Belgio e l’Inghilterra. Riuscirà a sentire, secondo lei, lo stesso calore del pubblico italiano?
Essendo la prima volta che intraprendo quest’avventura non saprei rispondere bene. Ma di certo mi auguro che il pubblico sia altrettanto motivato e entusiasta. Vorrei lasciare un segno, qualcosa di me.
L’ultimo album, Pareidolia, si riferisce all’illusione che ci porta a ricostruire nella nostra mente delle forme note su oggetti dalla forma casuale. Che cosa vorrebbe che un ascoltatore “riconoscesse” nel suo album?
Vorrei che ognuno ci vedesse e riconoscesse qualcosa di sé. L’arte è la forma espressiva che punta all’estrema libertà. Mi piacerebbe far ritrovare ai miei fan delle esperienze passate, dei ricordi significativi molto importanti a livello emotivo.
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