The voice of Italy: Kimia, l’iraniana incinta, canta la libertà

Kimia Ghorbani, l'artista di strada iraniana arrestata e picchiata più volte in patria, canta la libertà sul palco di "The voice of Italy", convince i giudici e commuove il pubblico: "da 31 anni viviamo in dittatura: essere qui è meraviglioso". 

"The voice of Italy": Kimia Ghorbani 31enne artista di strada iscritta al Conservatorio di Bologna, sarà seguita dal coach Max Pezzali.


Si accarezza il pancione, si aggiusta il velo verde, prende fiato e va sul palco di The Voice of ItalyKimi Ghorbani, 31 anni, iraniana di Theran, conquista quasi tutti i giudici (tranne Raffaella Carrà che poi se ne pente) e l’afflato del pubblico non solo per la sua voce potente che interpreta Ey Borun, un pezzo tradizionale iraniano. “Sto parlando delle donne persiane che da 31 anni vivono in un regime di dittatura”, esordisce dopo le presentazioni. Poi si toglie il foulard verde, il colore simbolo di chi vuole un Iran nuovo, i capelli castani scivolano sulle spalle e un applauso le strappa l’ennesimo sorriso: “Noi donne persiane abbiamo tanti problemi nel nostro paese. Non possiamo cantare da sole ma solo in coro. Perciò essere qui, su questo palco, per me, è meraviglioso: è sempre stato il mio sogno”. Un sogno che proverà a realizzare con il coach Max Pezzali

Kimia Ghorbani è un’artista di strada che ne ha passate di tutti i colori, prima di arrivare a Bologna, due anni fa, iscriversi al Conservatorio e approdare al palco di The voice of ItalyHo iniziato a cantare da piccola - ha raccontato al Corriere -, ricordo bene che ogni anno che crescevo era sempre più difficile, mia mamma e mia nonna mi avvisavano: ‘canta a voce più bassa, canta piano che ti sentono i vicini’” e in Iran una donna non può nemmeno cantare sotto la doccia. “Per tanti musulmani radicali - spiega - una donna che canta è una cosa brutta perché la considerano erotica”. Ma Kimia è ribelle, determinata a inseguire la libertà e quando cresce disobbedisce ai dettami e va a cantare in strada per “dare un segnale forte per far uscire allo scoperto anche altre donne”. 

Risultato: “Sono stata bendata e arrestata con la pistola puntata. Mi hanno detto che mi avrebbero ammazzato. Sono stata una settimana in prigione”. E ancora: “Mi hanno picchiata, mi hanno preso a calci e insultata, hanno sequestrato il mio strumento, mi hanno portato via i soldi che avevo raccolto. Ho avuto paura, però piano piano l’ho persa. Sono stata molto forte, ho pensato che dovevo farlo: mi dicevo, non succede niente, se anche muoio... Dovevo farlo, una deve per cominciare, dare l’esempio. Dopo due anni però ho dovuto rinunciare, ho capito che da sola non potevo fare niente, le altre donne non mi hanno seguito perché avevano paura. Ogni volta che ci ripenso mi sento triste”

Ecco perché comunque andrà il suo percorso al talent, la sua esibizione a The voice of Italy è così importante. L’obiettivo non è (solo) vincere ma “dare un messaggio, smuovere le acque, fare una campagna per chiedere al governo di lasciare le donne cantare, devono capire che la religione è una cosa molto privata e non può diventare legge”. Un messaggio che trasmetterà anzitutto alla figlia che porta in grembo: “voglio insegnarle a essere molto coraggiosa, forte e a vivere libera, sempre”, si augura sul palco, accarezzandosi il pancione. Una libertà che Kimi ha inseguito prima scendendo in piazza tra il 2009 e il 2010 con quell’Onda Verde che voleva un cambiamento, poi facendo i conti con le violenze subite, gli amici uccisi, infine imparando l’italiano a Teheran, superando l’esame di lingua e ottenendo un permesso di soggiorno come studente per il Paese che “sognavo da quando ero piccola”. Il resto è una storia ancora tutta da scrivere, e raccontare.

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