Sindrome di Stendhal: estasi e arte
Sindrome di Stendhal, una affezione psicosomatica descritta per la prima volta dal celebre autore francese, che ne restò vittima a Firenze.
Sindrome di Stendhal: il primo paziente di cui si abbia notizia è appunto il francese Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal, che ne parlò descrivendo il suo Grand Tour d'Italia nel 1817.
Le origini
Nella prima metà dell'Ottocento lo scrittore francese Stendhal (al secolo, Marie-Henri Beyle) come molti conterranei era impegnato in un Grand Tour d'Europa, alla scoperta delle bellezze classiche che avrebbero arricchito la sua formazione. E, per ricchezza e straordinarietà delle opere, poco poteva battere, soprattutto all'epoca, la magnificenza delle opere italiane. In primis Firenze e la sua meravigliosa basilica di Santa Croce.
La malattia
Il grande autore, uscito all'esterno della chiesa, si trovò sopraffatto da una forma estatica accompagnata da alcuni disturbi di natura psicosomatica, come tachicardia, vertigini e allucinazioni. Una vera e propria affezione dettagliatamente descritta nel suo diario di viaggio. Che oggi viene ancora osservata e descritta da psichiatri dell'ospedale cittadino fiorentino come una sindrome in grado di colpire, anche in età moderna, alcuni turisti in visita alla città, che riferiscono un acuto scompenso psichico di fronte alla grandezza dell'arte.
La ricerca
Tra il 2014 e il 2015 due ricercatori, Perla Gianni di Studi Uniti in collaborazione con Andrea Bonacchi, psicologo clinico del Centro Studi e Ricerca Synthesis, hanno provato e testimoniare questo effetto sulla psiche. Hanno cercato di registrare i cambiamenti a livello fisiologico di chi si trova di fronte all'opera d'arte: il cambiamento dello sguardo, la rilassatezza del volto, ma anche cambio del battito cardiaco e della frequenza respiratoria. L'arte insomma, emoziona e coinvolge più di quanto ci possiamo rendere conto.
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