Congedo paternità: cos'è e come cambierà
Il congedo di paternità spetta al genitore per un giorno, alla data del parto, e per altre due giornate lavorative da sfruttare nei primi cinque mesi di vita del bambino. Ma la situazione potrebbe cambiare.
Congedo paternità: cosa succede? Mentre Mark Zuckerberg è appena diventato papà, annunciando che saluterà Facebook per un paio di mesi dedicandosi a tempo pieno alla figlia Max e alla moglie Priscilla Chan, anche in Italia si muove qualcosa. E anche se nel Belpaese siamo ben lontani dai 60 giorni a casa del fondatore del social network più frequentato del mondo, la parola d’ordine - anche qui - sembra essere “condivisione della genitorialità” e quindi, per la cura dei neonati appena consegnati dalla cicogna, alla mamma si potrebbe affiancare pure il papà.
Un emendamento alla legge di stabilità propone infatti l'introduzione di congedi di paternità obbligatori della durata di 15 giorni (a retribuzione piena) da sfruttare necessariamente nel primo mese di vita del bambino. I neo genitori (prossimi e attuali) non possono che esultare visto che il salto avanti è evidente rispetto a quella giornata (molto simbolica) concessa con la legge 92 del 2012 e, comunque, in scadenza alla fine del 2015.
L’obiettivo dichiarato con questo atteso congedo della paternità è la famosa cultura della condivisione che, si legge nell’emendamento, spera appunto di “coinvolgere egualmente i due genitori” nell’introduzione nel mondo del loro fagottino. Il termine “ugualmente”, comunque, almeno per ora resta utopico anche se la direzione sembra proprio quella giusta. In Europa, per esempio, capita proprio così.
L’aprifila – al solito – arriva dal Nord estremo con la Norvegia pronta a concedere ai neo papà 2 settimane di stop, in maniera identica a quanto accade in Danimarca, Polonia e Gran Bretagna. Meno fortunati i neo genitori svedesi che si devono "accontentare" di 10 giorni mentre va meglio agli spagnoli con le loro 13 giornate off in compagnia dell’appena arrivata progenie. E l’Italia?
La situazione per le madri è abbastanza chiara con un congedo che copre – indicativamente – in tutto 5 mesi (2 mesi prima del parto e 3 mesi dopo) mentre per i papà è un po’ più confusa e interessa, almeno al momento, il genitore di sesso maschile solo in caso di morte, abbandono (del neonato), affidamento esclusivo al padre o rinuncia (parziale o totale) della maternità da parte della mamma.
Copyright foto: Fotolia