La felicità è un sistema complesso: Mastandrea racconta come raggiungerla
Gianni Zanasi affida a Valerio Mastandrea il ruolo di Enrico Giusti, protagonista di "La felicità è un sistema complesso", il film in uscita il 26 novembre che affronta la difficile ricerca di ciascuno di noi.
La felicità è un sistema complesso. Il titolo del film di Gianni Zanasi interpretato da Valerio Mastandrea nei panni di Enrico Giusti, un uomo retto di nome e di fatto, introduce la pellicola meglio di qualsiasi presentazione. Presentato al 33o Torino Film Festival, nelle sale dal 26 novembre, il film porta sul grande schermo “il problema dell’Italia”, ovvero la crisi della classe dirigente, e riflette su quanto sia complicato riuscire a riconoscere la propria felicità. Perché, spiega Mastandrea, “non è difficile essere felici cinque minuti al giorno, è complesso, però, constatare che ci può bastare quello”.
Per raccontare l’essenza della pellicola in cui molti sono destinati a riconoscersi, il regista si autocita: “Sentivo che era un film che non parlava tanto di “massimi sistemi” ma di qualcosa di preciso e tangibile che ho avvertito e respirato come una nota di fondo in questi ultimi anni dentro e intorno a me: la fatica del cambiamento, sia dal punto di vista collettivo che da quello personale, e di come questi piani siano intrecciati. “La felicità è un sistema complesso”, per l’appunto”.
Il protagonista, Enrico Giusti, s’illude di costruirsi la sua inventandosi un lavoro tanto bizzarro quanto efficace che, in realtà, costruisce la felicità degli altri: convincere i manager incompetenti (dopo esserne diventato amico) a dare le dimissioni prima di trascinare sul lastrico le aziende che comandano e lasciare a casa centinaia di lavoratori. Enrico ci riesce perché è “una trota travestita da pescecane” spiega Mastandrea, “un perdente che non vince mai, ma fa sempre finta di niente. Uno che si impegna al massimo nella guerra alla new economy, per non affrontare la propria battaglia personale”. Una battaglia che però, prima o poi, bussa anche alla sua porta ma, dall’altra parte, Enrico non trova nessuno che lo convince a mollare tutto e partire per la Costa Rica. E incespica tra i sentimenti.
Il tracollo lo sorprende quando nella sua vita entrano prima Achrinoam (Hadas Yaron) - la triste, sbandata e senza tetto (ex) fidanzata israeliana del fratello minore - e poi Filippo (Filippo De Carli) e Camilla (Camilla Martini) due ragazzi che rimangono orfani dopo la morte dei genitori in un incidente d’auto e si ritrovano a dover gestire l’azienda di famiglia. Enrico Giusti va dritto per la sua strada, convinto di essere nel giusto ma in realtà va in crisi perché, questa volta, la felicità da inseguire è (anche) la sua e il sistema si fa (troppo) complesso per i suoi standard: “Il lavoro - dice Zanasi - è un dato importante per delineare la propria identità, ma non è sufficiente a definire una persona. Enrico Giusti vuole fare di tutto per cambiare il mondo, ma non è capace di cambiare se stesso”. La svolta arriva insieme all’amore, “capace di portare la luce in una casa piena di angoli bui”, rivela Mastandrea, capace di regalare la felicità, un sistema complesso, non impossibile.
Copyright foto: Torino Film Festival
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