Caffè: dalle 3 alle 5 tazzine contro il rischio di morte prematura
Secondo un nuovo studio bere almeno tre tazzine di caffè al giorno riduce il rischio connesso a morti premature.
Fa bene, fa male, troppo o troppo poco? Il dibattito sulla tazzina di caffè non accenna a diminuire. Perché se fino a poco tempo fa la scienza sosteneva che 4 caffè fosse il numero massimo da non sforare e che fosse nemico del buon sonno, ecco ora che gli amanti di un buon espresso possono trovare argomenti in difesa dell'adorato aroma.
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Circulation, condotto da un team di ricercatori statunitensi, sostiene che un consumo moderato di caffè è in grado di ridurre il rischio di morte prematura. Secondo gli esperti dell'Harvard T. Chan School of Public Health, che hanno portato avanti il lavoro, chi beve tra le 3 e le 5 tazzine ha meno probabilità di morire prima del tempo. Questo ovviamente per una serie limitata di malattie, che paiono essere tenute a bada proprio dal piccolo chicco tostato: malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, malattie neurologiche come il morbo di Parkinson e suicidio.
I benefici, per la verità, stando ai medici, valgono sia per il caffè tradizionale con caffeina e sia per il caffè decaffeinato: "I composti bioattivi del caffè riducono la resistenza all'insulina e l'infiammazione sistemica. Questo potrebbe spiegare alcuni dei nostri risultati. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per indagare i meccanismi biologici che producono questi effetti", ha commentato il primo autore della ricerca, Ming Ding.
Un secondo autore del lavoro, Frank Hu, professore di nutrizione ed epidemiologia, ha aggiunto: "Questi dati supportano quanto suggerito nel Rapporto 2015 sulle linee guida alimentari, e cioè che il consumo moderato di caffè può essere incorporato in un modello alimentare sano".
Insomma, via libera (o quasi) alla tazzina di ristretto. Almeno fino al prossimo studio.
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