Natale, ecco come si moltiplica (e complica) quello delle famiglie allargate

Il Natale di una famiglia allargata (lui, lei, gli ex, i loro nuovi compagni, i figli in comune, quelli no e magari qualche nonno) è un'operazione delicata e cool: ecco gli scenari, gli incastri e i rischi che si corrono.  

Riunire una famiglia allargata per il pranzo di Natale è un'impresa difficile ma cool.


Eccola, la famiglia allargata sotto l’albero di Natale (o gli alberi di Natale). Perché non sappiamo se Babbo Natale esista, ma siamo certi che i parenti esistono, eccome. Sappiamo anche che santificare con loro la festa può essere la cosa più bella del mondo, ma basta uno spillo fuori posto al pranzo di Natale per farlo crollare, quel mondo costruito con incastri ed equilibri delicati. Da quando i legami familiari si sono arricchiti – e naturalmente complicati – s’è arricchita (e complicata) anche la festa cardine dell’anno, il momento per stare tutti insieme. Ed eccola la domanda che tormenta (quasi) tutti i separati, divorziati e lasciati (con figli) di tutto il mondo: "tutti chi?"

Il Natale con lui, lei, gli ex, i figli e i turni

Il presupposto della famiglia allargata è che lei o lui abbiano anche un ex con il quale, in passato, hanno messo al mondo dei figli che hanno pur diritto a trascorrere le feste in serenità, passando del tempo con il padre e del tempo con la madre, se non tutti insieme, per lo meno tutti sereni. A disposizione della famiglia italiana ci sono la cena del 24 e il pranzo del 25, dunque si può fare una cosa equa in regime di separazione: genitore uno il 24, genitore due il 25. Il che fa scattare, subito dopo, l’allarme sul protocollo regali. Si aprono a mezzanotte o il mattino dopo? Che poi è una declinazione artefatta del problema vero, e cioè se si debbano o meno aprire in presenza di chi li ha fatti. Sia come sia, questo tipo di soluzione prevede il trasloco continuo dei pargoli: macchinata per la cena da papà, contro-macchinata per il pranzo da mamma. Se poi sia lui, sia lei hanno figli con ex mogli (o mariti), il dilemma quadruplica. Con il rischio che i figli (solo) di lei vogliano passare la sera del 24 con mamma e quelli (solo) di lui abbiano invece vinto la prelazione per il pranzo del 25. In mezzo finiscono quelli di entrambi, cioè quelli di lui e lei conviventi, costretti di solito a ripetere il menù del cenone due volte in mezzo a un via vai continuo, un po’ disorientati: "si aprono i regali. No, voi due no. Solo lei, che domani non c’è. Tutti in macchina, vi riporto da vostro padre. No, tu stasera pranzi qui ma il regalo lo apri domani che tua madre vuole esserci". Dato l’altissimo tasso di trasferimenti in auto, si tratta di Natali analcolici.

Rischi: spendere in carburante la stessa cifra investita nel cenone e nei regali, dimenticare qualche figlio nella casa sbagliata, escludere un genitore dalla consegna dei regali.
 

Il Natale di lui, lei e gli altri (in armonia)

Ma il costume si evolve. Passare le feste tutti insieme appassionatamente - il partner, l’ex partner, il nuovo partner dell’ex partner e i figli assortiti - non è più motivo di scandalo. Al contrario, è super cool. Quest’armonia invidiabile, naturalmente, non è a sua volta così semplice come sembra quando si tratta di gestirla davvero. Anche qui i moltiplicatori sono preoccupanti: solo con gli adulti si arriva a quota 4, senza contare il fatto che i nuovi partner, a loro volta, potrebbero avere da qualche parte ex rimasti con la famiglia dimezzata per Natale. E senza contare i nonni, che se godono ancora di buona salute arrivano a quota 8 (anche se non è detto che la formula allargata vada bene alle generazioni più vecchie). Trovare un equilibrio perfetto fra i programmi di tutti è un lavoro da prestigiatori. Perché se lei e lui si sono scelti, le famiglie si sono ritrovate. In questo caso si può brindare senza timore, ma eccedere con l'alcol è pericoloso perché poi non ci sono abbastanza divani per la pennichella. Insomma, si parte con grandi entusiasmi, ma è difficile che i padroni di casa arrivino alla meta dello stesso parere positivo.

Rischi: trovarsi seduti a tavola accanto all’ex suocera in preda all’amarcord, “quanto eravate belli il giorno delle nozze”, restare senza sedie al momento di accomodarsi a tavola, imbastire faide famigliari con persone che francamente avremmo potuto tranquillamente non incontrare mai.
 

Il Natale con lui, lei e gli altri (nell’ipocrisia)

C’è anche peggio. Il Natale della famiglia che tenta la reunion in versione allargata perché vuole essere cool, o quello in cui la coppia ha opinioni asimmetriche sulla famiglia allargata ma i due cercano una mediazione per accontentarsi a vicenda. Lei canta come un fringuello, in cucina fin dall’alba, perché vede finalmente materializzarsi il nucleo matriarcale che abbiamo nel dna, lui passa quasi tutte le feste fuori, “a comprare il giornale”. O viceversa: lei che sbuffa e sbaglia il ripieno delle tartine, lui che compra l’intera edicola e torna a casa canticchiando e riempendo il salotto di una torma di bambini urlanti, alcuni dei quali non appartengono alla famiglia, erano semplicemente in cortile in mezzo alla calca e sono stati imbarcati per sbaglio.

Rischi: trovarsi, il prossimo Natale, ad aver cambiato partner allargando ulteriormente i confini della famiglia allargata. Senza dimenticare che coppie particolarmente rapide e focose tra un Santo Stefano e la vigilia dell’anno successivo hanno perfino il tempo di sfornare un bebé nuovo di pacca, da mettere nel presepe al posto della statuina.
 

Il Natale dei figli (e le colpe dei padri e delle madri)

I figli non dovrebbero pagare le colpe dei loro genitori. Le feste più o meno allargate sembrano però l’occasione migliore per far sì che questo accada. Non è obbligatorio - per esempio - che abbiano un buon rapporto con entrambi i genitori, figurarsi con i loro nuovi compagni. Le ore passate a tavola non sono mai state un gran divertimento per i bambini nelle famiglie ristrette, figurarsi in quelle allargate. Come se non bastasse, ci sono famiglie in cui le feste si portano dietro interrogativi morali che avrebbero mandato in crisi anche un filosofo tedesco in pieno Ottocento. “Preferisci passare il Natale con mamma o con papà?” è solo una declinazione moderna della sconsigliatissima domanda “a chi vuoi più bene?”. Anche strappare il pargolo dal giocattolo sognato tutto l’anno e finalmente aperto giusto quattro minuti fa (“Forza, metti via tutto e preparati che andiamo da tua madre”) non è il massimo da un punto di vista pedagogico e del divertimento.

Rischi: esporre i figli allo spettacolo del fallimento di un Natale allargato (pranzo che termina in una lite epocale tra adulti alticci che si rinfacciano torti di vent’anni prima), ricevere risposte sgradite (“grazie, sai, ma preferisco stare con papà”).

Natale allargato: conclusioni

Il Natale nella famiglia allargata, insomma, si porta dietro tutte le gioie e i dolori del Natale nella famiglia ristretta e li moltiplica. È un momento speciale, così speciale che non bisogna rovinarlo a nessun costo, così speciale che alla fine si finisce quasi sempre col rovinarne almeno un pezzetto, almeno a qualcuno, magari proprio perché ci si è tormentati con la paura di rovinarlo. Un commento gettato lì a tavola con leggerezza, potrebbe rientrare in casa sotto forma di lite al fulmicotone mesi dopo (diciamo a Pasqua). È però vero che queste cose succedono anche nei gruppi che più tradizionali non si può. E allora facciamolo sereni, questo Natale della famiglia allargata. Solo non aspettiamoci troppo: trovarsi a tavola tutti insieme è già un grande successo

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