Playboy manda in pensione le conigliette

La prima copertina nel 1953, con una sensuale Marilyn Monroe: dopo 62 anni "Playboy" manda in pensione le conigliette. Al posto dei nudi, ci saranno fiumi i parole e tanta sensualità.

Nel 1953 la prima copertina di "Playboy" con Marylin Monroe. Da oggi la rivista dice addio alle conigliette.


Basta nudi: anche per le conigliette di Playboy è arrivato il momento della pensione. A 60 anni suonati (correva l’anno 1953 quando Hugh Hefner fondò la rivista), il maschile più hot, quello che nei decenni ha sfidato tanto il bigottismo più conservatore quanto il femminismo più spinto, cambia direzione. D’ora in poi, invece di sfogliare i nudi e le curve femminili, il lettore si butterà dentro fiumi di parole in bianco e nero.    

D’altra parte “oggi con un click puoi trovare tutto il sesso che vuoi”, ha spiegato al New York Times Scott Flanders, amministratore delegato, sottolineando quanto il dettaglio abbia dato del filo da torcere alla rivista. “La nostra battaglia è stata combattuta e vinta - ha ribadito Flanders -: ora siamo tutti a un clic di distanza da qualsiasi atto sessuale immaginabile, e gratis”. E numeri parlano chiaro: se nel 1975 Playboy macinava 5,6 milioni di copie, oggi ne vende appena 800 mila. Ecco perché i tempi sono maturi per andare avanti, rinnovare la grafica, cambiare i contenuti e conquistare un pubblico più ampio.   

In fondo il coraggio ha da sempre contraddistinto Playboy che di strada ne ha fatta, e parecchia, da quel giorno del 1953, quando, sul tavolo della cucina di Hugh Hefner, fu composta la famosa prima pagina con una sorridente e sensuale Marilyn Monroe. Una scommessa ardita per il gusto e i costumi di allora che il patron sfidò, investendo 600 dollari di tasca propria e riuscendo a farsene prestare circa 8mila. Somme che gli ritornarono indietro praticamente subito, visto che il primo numero vendette 51mila copie. 

Nell'ottobre del 1971 in copertina ci finì Darine Stern, la prima modella di colore nuda: fu un successone e le imitazioni non si contano su due mani. Nel dicembre del 1978 fu il turno della Charlie’s Angels Farrah Fawcett e il tripudio fu planetario; nel marzo del 1980 di Bo Derek e del suo bikini mozzafiato; nel marzo 1986 di Sally Field, l'attrice due volte premio Oscar, che poté permettersi di stare in copertina senza mostrare le sue grazie e scelse Playboy per un’intervista a "cuore aperto". E ancora: la super playmate Anna Nicole Smith se l’accaparrò ben 5 volte, The body Elle Macpherson, si fece immortalare con un paio di collant neri nel 1994, l’anno dopo toccò a Drew Barrymore, ai tempi bambina prodigio di Hollywood, nel 1998 a Cindy Crawford, poi a Naomi Campbell (dicembre 1999, 14 pagine di servizio). 

Il record di presenze va a Pamela Anderson che in copertina su Playboy ci finì ben 13 volte. La medaglia a Jessica Alba che nell’aprile del 2006, ci si ritrovò a sua insaputa, arrabbiandosi tantissimo ma perdonando, alla fine, Hefner che le scrisse una lettera di scuse e promettendole di donare gli incassi delle vendite alle sue associazioni di beneficenza preferite. Non potevano mancare Kim Kardashian, ritratta all’indomani della pubblicazione del suo sextape, nel dicembre del 2007 e Kate Moss, scelta per illustrare il numero dei 60 anni di Playboy (gennaio/febbraio 2014), Sharon Stone, e le italiane Tania Cagnotto, Claudia Gerini, Melissa Satta e Melita Toniolo.

Insomma, un anno dopo l'altro, la rivista ha lanciato sfide e provocazioni preoccupandosi di stare sempre al passo con i tempi. Ecco perché, da qualche anno, i nudi hanno ceduto il passo alle allusioni: per sbarcare sui social network, dove la censura in nome del pudore è sempre in agguato, facendo vincere la sensualità più che la sessualità. Un dettaglio che fa la differenza e ripaga la svolta: la pagina Instagram ha più di 3,2 milioni di seguaci e il profilo su Facebook 16,5 milioni di Like

A questo punto viene da chiedersi che cosa ne pensano le dirette interessate, le conigliette, che - è ormai storia dopo il libro Down the rabbit hole scritto dalla più temeraria di loro, Holly Madison - vivevano “una vita d’inferno” nella Mansion, la casa di Hugh Hefner e tra tutte le mansioni, quella di concedersi al patron era la meno gradita. La riluttanza era diffusa, racconta Madison, al punto che le conigliette preferivano fingere di far sesso fra loro invece che con Hefner. Tutto, intorno, era respingente: la casa, la vasellina, l’olio per il corpo e i fazzoletti in ogni stanza e, “la vita un incubo”. Certo, ogni settimana, ricevevano mille euro per comprare vestiti e avevano un conto aperto dal chirurgo plastico, ma in cambio dovevano rispettare il coprifuoco alle nove di sera ed erano obbligate a consumare rapporti con il padrone di casa due volte a settimana. “C’erano giorni in cui mi svegliavo e mi sentivo svenire perché ero depressa”, ricorda l’ex coniglietta a cui era stata negata persino la libertà di vedere uno psicologo. 

Insomma, dopo la rivoluzione culturale, fatta (anche) sulla pelle di ragazze ostaggio di una “vita da incubo”, è arrivato il momento di dire basta: le conigliette salutano il loro pubblico e, congedate, si godono il meritato riposo.

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