"Sono Denise, mamma": il post apparso sulla bacheca di Piera Maggio
La delusione dopo la speranza: la ragazza che si spacciava per Denise Pipitone in un post pubblicato sulla bacheca di Piera Maggio è l'autrice di uno scherzo di pessimo gusto.
Alla fine si è rivelato uno scherzo di pessimo gusto: la ragazzina che si è spacciata per Denise Pipitone voleva solo attirare l'attenzione su di sé. Il Dna non lascia spazio al dubbio: non è lei, la ricerca continua.
Tutto era cominciato con un post apparso il 12 agosto, alle 16.40 sulla bacheca Facebook di Piera Maggio: “Sono Denise, mamma”. Tre parole, la risposta all'appello lanciato dalla mamma sul sito Cerchiamo Denise e sui Social - "Denise sono la mamma, mi riconosci?" -, con tanto di foto del passato e ricostruzioni di quale potrebbe essere il volto della piccola che il 26 ottobre compirebbe 15 anni. Tre parole che pesano come tre macigni, raccontate nella puntata di Chi l’ha visto dello scorso 7 ottobre. Tre parole che domenica 11 ottobre sono state raccolte da un uomo che aveva deciso di dire quello che sapeva con una telefonata alla redazione del Telegiornale regionale della Basilicata: "Denise Pipitone è viva ed è qui, in Basilicata, vive a Tito, si è trasferita da qualche anno con la famiglia".
Per altro, anche le compagne di classe di quella ragazzina che vive insieme alla mamma di nazionalità serba e ai due fratelli e frequenta la prima media della scuola di Tito, in provincia di Potenza, dicevano di averla riconosciuta dopo la puntata della trasmissione di Rai Tre.
Per sciogliere ogni dubbio i legali di Piera Maggio hanno chiesto il test del Dna e gli inquirenti si sono presentati a casa della ragazzina che, fin da subito, ha ammesso che il suo era stato uno "scherzo". Prelevato il campione (la madre non si è mai opposta, anzi) è stato spedito ai Ris che hanno emesso il verdetto negativo.
A insospettire gli inquirenti era stato il cognome della ragazza (in realtà quello del padre, che non vede da anni) che in un primo tempo si era pensato fosse lo stesso di una famiglia rom che aveva vissuto per un certo periodo in un campo nei pressi di Mazara del Vallo, dove - come riportano gli atti di indagine della Procura di Marsala - la piccola Denise venne cercata, invano, subito dopo la sua scomparsa. In seguito la famiglia avrebbe vissuto per un periodo anche in Calabria. A una verifica più approfondita, però, è venuto fuori che l'autrice della bufala porta il cognome della madre perché il padre ha abbandonato tutti e messo di fronte alla foto di sua figlia non l'ha nemmeno riconosciuta.
Insomma, sono passati 11 anni da quel primo settembre 2004 quando la piccola Denise Pipitone, 4 anni appena, scompare da Mazzara del Vallo. Da allora le segnalazioni che si sono poi rivelate fasulle si contano a decine. Vedi la lettera-bufala, anonima recapitata a Chi l’ha visto lo scorso maggio che indicava l’ipotetico luogo dove la piccola sarebbe stata sepolta, sulla spiaggia di contrada Ferla, a Mazara del Vallo.
"In questi anni - aveva dichiarato Piera Maggio all'indomani dall’assoluzione in appello per insufficienza di prove di Jessica Pulizzi, la giovane che era stata accusata di avere rapito la sorellastra di 4 anni - abbiamo davvero lottato da soli. Non abbiamo avuto alcun supporto dalle procure. Due procure hanno fallito davanti all’Italia, non mi rimane che accettare questa sentenza”.
La pista della vendetta familiare era stata seguita subito dopo aver abbandonato quell'altra, del rapimento ad opera dei rom. In un primo tempo, infatti, gli inquirenti ipotizzarono che Denise fosse stata consegnata a un clan con la complicità della Pulizzi, che ha sempre negato, tanto che nel giugno del 2013, i suoi legali Gioacchino Sbacchi e Fabrizio Torre chiamarono a testimoniare una 42enne mazarese, Marianna Maltese, che dichiarò: ''Nel 2000 denunciai il tentato sequestro di mia figlia, che allora aveva tre anni. Eravamo davanti a un negozio giocattoli quando mia figlia gridò: Mamma, mamma. Mi girai e vidi una zingara con i capelli neri lunghi e a treccia che tirava mia figlia per un braccio. Gli chiesi: Che fai? e lei, dicendomi signora scusa, scappò".
Piera Maggio non ci ha mai creduto, ai tempi rispose: ''Gli zingari non hanno sequestrato mia figlia. Non prendono bambini davanti le case. Li invito a difendersi''. A questo punto, però, è di nuovo lei a doversi difendere dall’ennesimo muro contro cui la donna va a sbattere. Per uno scherzo di cattivo gusto di una ragazzina di poco più piccola della sua Denise.
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