Addio a Sam Simon, uno dei papà de "I Simpsons"
"Sono solo un ragazzo di Beverly Hills che ha avuto fortuna" aveva cinguettato un giorno di tanti anni fa. A ben vedere, però, oltre alla fortuna ha avuto qualcos'altro. Qualcosa che ha a che fare con il talento che accomuna i geni fuori dall'ordinario. Perché Sam Simon era uno di loro. Un artista nato nella Città degli Angeli nel 1955 sotto il segno dei gemelli, laureato alla Stanford University, uno che prima di inventare uno dei cartoni animati più amati nel mondo era stato scrittore, vignettista, disegnatore di storyboard per la tv e il cinema. Insomma, roba seria. Certo che se mentre diventi grande il tuo vicino di casa è Groucho Marx qualcosa dovrà pur succedere.
Può anche capitare che, pur non avendo figli e pur preferendo la compagnia dei cani a quella degli uomini - ha investito milioni di dollari per finanziare la Sam Simon Foundation, la fondazione di soccorso per i cani randagi - tu riesca a immaginare una famiglia così particolare e universale, da entrare nelle case di mezzo mondo e, proprio come nella sigla, tu riesca a riunire genitori e figli davanti al televisore. E poi può anche capitare di vincere nove Emmy, guadagnare milioni di dollari, litigare con il socio, cedere i diritti, ricevere altri milioni di dollari e, infine, donarli in beneficienza. Un lusso che solo gli artisti extra-ordinari possono permettersi.
Sam Simon era così: non stava a guardare, lui metteva le mani in pasta: "Simon è la vera forza creativa dietro ai Simpsons - disse di lui lo sceneggiatore Ken Levine -. Il tono, la narrazione, il livello di umorismo: era tutto sviluppato da Sam. I personaggi sono stati resi da lui tridimensionali (...) motivati dalle loro emozioni e le loro debolezze, o nel “cosa stanno pensando?". Ironici, dissacranti, divertiti e divertenti, I Simpson sono allo stesso tempo la caricatura perfetta della famiglia media americana e la parodia delle dinamiche familiari di un nucleo che - dettagli a parte - potrebbe vivere ovunque nel mondo.
Vegano, sostenitore del Partito Democratico, dal 1984 al 1991 fu il marito dell'attrice e giocatrice di poker Jennifer Tilly, dieci anni dopo il manager del pugile peso massimo Lamon Brewster e nel 2004 fu persino eletto miglior manager nel campo del pugilato. Sam era così, amava stupire anzitutto se stesso. L'ultima volta che l'ha fatto è stato lo scorso novembre quando ha salvato Benjy, un toro da riproduzione gay condannato al macello per evidente ritrosia nello svolgere il proprio mestiere. Oggi Benjy pascola in un'oasi faunistica in Gran Bretagna insieme ad altri duemila animali di fattoria e cavalli rifiutati.
Questo rimarrà di lui, la Sam Simon Foundation che continuerà a salvare cani e ad appoggiare le battaglie della PETA, di Save the Children, e con grande probabilità anche ad occuparsi degli zoo e dei circhi che Simon aveva iniziato a comprare all'indomani della tragica diagnosi per liberare gli animali. "È stato un genio e uno spirito umanitario in modi pubblici e privati - ha detto Al Jean, produttore esecutivo dei Simpsons -. Personalmente gli devo più di quanto si possa ripagare ma farò del mio meglio per aiutare ogni animale che posso in sua memoria".
A tutti noi rimarranno i Simpsons, la famiglia che Sam Simon ha regalato a tutti quelli che l'hanno amato.