Ovaio policistico: quali sono i sintomi e le soluzioni?
La sindrome dell’ovaio policistico (Pcos) riguarda quasi il 10% delle donne in età fertile. Si tratta di una patologia complessa, le cui cause sono ancora poco conosciute.
La sindrome dell’ovaio policistico è un disturbo delle ovaie molto frequente: riguarda infatti tra il 5 e il 10% della popolazione femminile in età procreativa. È un disturbo ormonale molto complesso, anche perché si presenta in maniera diversa da donna a donna.
Questa patologia si manifesta di solito (ma non sempre) con la comparsa di cisti su una o su entrambe le ovaie. “Altri sintomi caratteristici che possono essere presenti del tutto o in parte, in misura lieve o grave, sono amenorrea (assenza di mestruazioni per periodi più o meno prolungati), ipertricosi (aumento dei peli), acne, perdita di capelli e sovrappeso”, spiega la Dott.ssa Nicoletta Danuso, specialista in Ostetricia e Ginecologia.
La sindrome dell'ovaio policistico appare a partire dalla pubertà, anche se i cicli irregolari durante l'adolescenza non sono necessariamente un sintomo della Pcos.
Questo disturbo ha una componente genetica; la probabilità di soffrirne aumenta se si riscontrano altri casi tra le donne della propria famiglia. Ma anche altri fattori, come il sovrappeso o delle abitudini alimentari scorrette, possono aumentare il rischio di incorrere in questa patologia.
I sintomi e la diagnosi
La sindrome dell’ovaio policistico viene diagnosticata escludendo tutte le altre patologie che si manifestano con gli stessi sintomi, come ad esempio un semplice disturbo ormonale.
I sintomi che portano il medico o il ginecologo a sospettare una sindrome dell’ovaio policistico sono:
- dei disturbi del ciclo mestruale (dei cicli di più di 35 giorni oppure l’assenza di mestruazioni anche senza il ricorso alla contraccezione ormonale);
- iperandrogenismo (un eccesso di ormoni maschili che può portare ad un aumento della peluria in zone del corpo come il petto o l’ombelico, a un'acne grave...)
- un’ecografia che mostra delle ovaie ricche di cisti, di diverse misure.
I sintomi possono essere molto variabili da una donna all'altra. Inoltre, la sindrome può essere asintomatica, e una donna si rende conto di soffrirne soltanto quando cerca di rimanere incinta.
La diagnosi viene effettuata attraverso l'osservazione dei sintomi fisici, l'anamnesi della paziente, facendo un'ecografia e rilevando un aumento degli ormoni maschili con un esame del sangue.
Le cure
A seconda dei sintomi e delle necessità della paziente, le cure prescritte potranno essere diverse. “Per il controllo dei sintomi si utilizza la pillola contraccettiva con progestinico ad attività antiandrogena, oppure inositolo (un integratore che migliora la sensibilità all'insulina, che in queste pazienti è ridotta) oppure metformina ( un anti-diabetico orale)”, sottolinea la Dott.ssa Danuso. Se la paziente vuole rimanere incinta, il medico può prescriverle una cura per stimolare l'ovulazione, di solito a base di clomifene. Si tratta di una terapia da seguire sotto stretto controllo medico. Attenzione anche al peso corporeo; quando si è obese o in sovrappeso si compromette il funzionamento delle ovaie, il che può avere delle ripercussioni sulla fertilità. Il medico potrebbe quindi consigliare una terapia per favorire la perdita di peso (dieta, farmaci ecc.).
In alcuni casi, la paziente deve sottoporsi a un'operazione chirurgica chiamata perforazione ovarica. “È molto poco usata, pur essendo efficace almeno nel breve periodo”, precisa la Dott.ssa Danuso. “Ogni volta che si interviene chirurgicamente sull'ovaio si riduce il suo patrimonio follicolare e si rischia di creare aderenze, due effetti potenzialmente dannosi per la fertilità futura”.
Ringraziamo la Dott.ssa Nicoletta Danuso, specialista in Ostetricia e Ginecologia
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