Sesso e ciclo: 50 sfumature di tabù
D'altra parte, nonostante i già noti bloodhounds - fino a ieri noti come menofili -, e gli adepti della Karezza - il tantra all'Occidentale che considera il ciclo mestruale un’opportunità per consolidare l’intimità tra gli amanti -, il ciclo è un tabù che mortifica le donne e, nei paesi più poveri, le condanna all'ignoranza.
"Ancora oggi il ciclo influisce molto sulla qualità della vita delle donne" spiega Rossella Nappi dell'Università di Pavia. E l'International Society of Gynecological Endocrinology conferma: "Per il 55 per cento delle italiane le mestruazioni sono un ostacolo alla vita sessuale". Per non parlare di quella lavorativa: secondo uno studio canadese le assenze in quei giorni costerebbero 1.692 milioni di dollari l’anno.
Insomma, sono un freno così tanto tirato che le donne che decidono di rimuoverlo sono sempre di più. E grazie alle case farmaceutiche che si sono sbizzarrite a creare pillole blocca-ciclo, ci riescono pure. "Le italiane - spiega Silvio Viale ginecologo al Sant'Anna di Torino, tra i massimi esperti in materia - lo sospendono per le vacanze e prima di appuntamenti importanti, se si sposano o se vanno a sciare. Anche per le donne colte, le mestruazioni sono un fastidio, vanno soppresse". Negli Stati Uniti "il ciclo è in gran parte sparito dalla vita di venti e trentenni in carriera, impegnate e viaggiatrici" conferma Elizabeth Cahill, direttrice del National Women's Health Resource Center.
Certo, in quei giorni la vita è tutt'altro che semplice. Se sei musulmana non puoi pregare nè fare il ramadan: "Il problema è capire la differenza tra mestruazioni e perdite - spiega Faouzi Haj Sassi, titolare di una gastronomia a Torino e punto di riferimento della comunità -, il confine non è chiaro. Le emigrate stanno chiuse in casa, non si confidano e vanno in crisi". Per questo Faouzi ha scritto un manuale di settanta pagine che è andato a ruba. "Ce ne vorrebbe uno anche per le italiane - sottolinea Viale - che alla domanda: quando ha avuto le ultime mestruazioni? vanno nel panico".
Non è una passeggiata nemmeno a New York, soprattutto se vai alla Tri-Valley Central School e rischi la gogna quando giustifichi lo zainetto - vietato per motivi di sicurezza - che contiene gli assorbenti ma dove potresti anche aver nascosto una bomba. In Nepal, dove "le carenze sono più culturali che finanziarie - spiega Susan Acharya dalla Tribhuwan University - perché le scuole sono come templi e non si tollerano bagni annessi", le ragazze stanno perdendo tra il 10 e il 20 per cento delle lezioni. "Basterebbe poco per dare un po' di privacy alle allieve - spiega Teresa Dooley impegnata in un progetto Unicef - un pozzo, pareti di cemento e una porta. Ma non si fa niente".
Se poi vivi nella regione sub-sahariana, se sei etiope, keniota o ugandese, è un capitolo a parte. Tanto più se abiti in un villaggio e a scuola non ci sono i bagni per cambiarsi e, anche se ci fossero, non avresti i soldi per comprare gli assorbenti. E molto spesso, anche se li avessi, non ci sono i negozi che li vendono. "In Uganda una scatola costa un dollaro e mezzo - spiega Florence Kanyike, coordinatrice nazionale del Forum for African Women Educationalists (FAWE) - come un chilo di zucchero. Le ragazze non chiedono soldi ai genitori, improvvisano tamponi di carta igienica o di vecchi stracci". Ma non basta mai: i vestiti si macchiano, loro muoiono di vergogna, i maschi se la ridono e i padri le tolgono da scuola. Fredrick Njuguna, responsabile del programma Familia Human Care Trust ha calcolato che in Kenya, causa ciclo, una ragazza salta 4 giorni al mese, 156 in quattro anni, quasi 24 settimane su 144. Senza contare il fatto che "le mestruazioni - spiega ancora Florence Kanyike - significa età da matrimonio e addio scuola".
La Banca Mondiale ha calcolato che se le donne dell'Africa sub-sahariana avessero pari accesso all'istruzione, alla terra e al credito, il prodotto nazionale lordo della regione potrebbe aumentare di quasi un punto ogni anno. "Il progresso africano è indissolubilmente legato alla sorte delle ragazze - ha spiegato Mark Blackden, analista della Banca -. Ma la maggior parte delle politiche non vanno in questa direzione: ci sono ancora troppe scuole dove le toilette sono dei cespugli".
Insomma, Hollywood ha dato l'ultima conferma: la norma è nasconderle. Roba da far rabbrividire Alexandre Dumas e la sua Dama delle Camelie che, disponibile si appuntava un fiore bianco, mestruata, un fiore rosso. Ed era la più desiderata del reame.