"The thank you project": la mamma che commuove il web

Dieci anni dopo l'incidente stradale che uccise il marito e ridusse in fin di vita suo figlio, Kellie Haddock - seguita dalla telecamere della Strongfilms - ha rintracciato e ringraziato tutti gli eroi che hanno salvato il suo piccolo Eli. 

Kellie Haddock ha impiegato più di sei mesi per rintracciare paramedici, infermieri e medici che dieci anni fa salvarono suo figlio.


Quella di Kellie Haddock è una storia a lieto fine che sta commuovendo il mondo. The thank you project, il video che l'ha già raccontata più di tre milioni di volte (tante sono le visualizzazioni solo su YouTube), è struggente. Inizia in una sala parto, con un padre che annuncia al mondo l'arrivo del piccolo Eli e una madre che sorride alla telecamera e narra di come, quattordici settimane dopo, un incidente stradale abbia ucciso quel padre, ridotto in fin di vita quel neonato e frantumato il cuore di quella madre. "Il mondo è crollato in un istante racconta Kellie -. Da che tutto era come sarebbe dovuto essere, tutto è esploso in milioni di pezzi, intorno a me, lasciandomi stordita, in mezzo alle macerie, senza sapere più da che parte fosse il Nord". 

I medici dell’Arnold Palmer Hospital di Orlando erano pessimisti: "dicevano che le ferite di Eli erano troppo estese e profonde e che se fosse sopravvissuto non sarebbe stato in grado di camminare, parlare o mostrare emozioni". Ma se a volte i miracoli accadono, questa è una di quelle. Kellie pregò e pregò ancora, "ma non chiesi a Dio di salvare mio figlio, semplicemente pregai". Poi ritornò in ospedale e ad accoglierla trovò un'infermiera raggiante che le comunicò che non solo Eli stava bene, ma che aveva anche mangiato e che le ferite erano come sparite. Una settimana dopo mamma e bambino erano di nuovo a casa, alle prese con una vita da crescere e una da ricostruire. "I cinque anni che ho vissuto da vedova e mamma single di un bambino con bisogni speciali sono stati intensi - racconta Kellie -. Dire che è stato difficile è un eufemismo terribile". Ma un giorno Kellie ha conosciuto un uomo dal cuore grande, si sono innamorati, sposati e hanno costruito una famiglia nuova, con Eli e altri due fratellini

Dieci anni dopo quell'incidente terribile, Kellie ha elaborato il lutto di suo marito e della famiglia che sarebbero stati e ha trovato, in tutto quel nodo di dolore, qualcosa per cui ringraziare. O meglio, qualcuno da ringraziare: "gli eroi che hanno salvato mio figlio". Ha impiegato più sei mesi ma alla fine li ha ritrovati tutti e, uno ad uno, è andata ad abbracciarli. Paramedici dell'elisoccorso, medici e infermieri dell'ospedale, donne e uomini che "nessuno ringrazia mai" e che lei ha stretto tra le braccia con gli occhi lucidi, seguita dalle telecamere della Strongfilms, una società di produzione video con sede a Orlando, in Florida, a eterna memoria. A ciascuno ha regalato una foto di Eli - che oggi è un bambino allegro, dai capelli rossi e lo sguardo vispo, "che non solo è vivo ma parla, cammina e prova emozioni" - e un invito alla "cena di ringraziamento in loro onore".      

"C'è così tanto dolore nel mondo - racconta ancora Kellie - ed è così facile far notare ciò che le persone fanno di sbagliato. Raramente ci prendiamo la briga di notare quando qualcuno fa del bene. Ma il mondo sarebbe migliore se tutti si concentrassero anche su ciò che è giusto, invece di considerare sempre e solo ciò che non lo è". D'altra parte, continua Kellie, "non possiamo evitare le tragedie ma possiamo scegliere come reagire alla tragedia che ci capita". Lei ha reagito come solo una madre sa fare e oggi invita tutti, attraverso il suo sito, a condividere le storie dolorose e a ringraziare chi ha fatto qualcosa di buono in quei momenti come solo chi è riuscito a rialzarsi dal baratro sa volere: è a lei, forse, che dovremmo dire grazie.


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