Abortire, la contraccezione d’emergenza riduce gli interventi

La contraccezione d'emergenza ha contribuito ad abbassare il numero degli aborti, per un terzo praticati da donne straniere: l'importanza dell'informazione.

La pillola del giorno dopo e quella dei 5 giorni dopo sono in vendita nelle farmacie, senza ricetta, ai maggiorenni. © Dmitry Kalinovsky/123RF


Abortire in Italia: un diritto "a singhiozzo"

Nel 1980, due anni dopo la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza, hanno abortito più di 220mila donne. Nel 2013 poco più di 105mila. Dal 2015, da quando la pillola dei 5 giorni dopo è in vendita senza ricetta nelle farmacie, il dato è sceso 2 cifre: 87.639, il 9% in meno rispetto all’anno prima. Abortire non è più l’unica strada e i numeri sono la cronaca (e la dimostrazione) dell’efficacia dei contraccettivi d’emergenza. Soprattutto in un Paese dove 7 ginecologi su 10 sono obiettori di coscienza e il diritto ad abortire, è applicato “a singhiozzo” ed è a rischio la salute delle donne, per dirla con le parole del Consiglio d’Europa di Stasburgo.


Aborto farmacologico, contraccezione d'emergenza: le alternative

Sia come sia, è un fatto che la contraccezione d’emergenza ha fatto boom. Se nel 2014, in Italia, sono state vendute 16.796 confezioni di Ulipristal acetato (la pillola dei cinque giorni), nel 2015, una volta liberalizzata, le farmacie ne hanno consegnate 83.346, cinque volte tanto. Se si allarga il campo, includendo anche i dati sull’uso della pillola abortiva Ru486, sono in crescita anche gli aborti farmacologici, il 15% del totale, con punte del 40% in Liguria e del 32 in Piemonte. Insomma, sbagliava chi temeva che l’introduzione della Ru486 e poi la liberalizzazione della contraccezione d’emergenza avrebbero fatto crescere il numero degli aborti. Tanto più che, come spiega il ministero della Salute, un terzo del numero di aborti è riconducibile a donne straniere - nel 2014 il 33% del totale, nel 2015 il 31,3 - probabilmente meno informate e non sempre sessualmente emancipate.


Aborto, prevenirlo (anche) con l'educazione

I dati fanno riflettere su quanto sia necessaria una corretta educazione sessuale, a cominciare dalle scuole, dove le conoscenze degli adolescenti, stando a un sondaggio di Skuola.net del 2015, sono piuttosto ignoranti in materia: 1 su 6 è convinto che la prima volta non si rischia una gravidanza, per uno 1 su 4 se si fa sesso entro le 24 ore dalla fine del ciclo mestruale, per il 6% si è al sicuro facendo sesso in piedi. A settembre un (dibattuto) questionario a cura dei Ministeri della Salute e dell'Istruzione li metterà di nuovo alla prova. Ancora una volta, la parola ai numeri.

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