Pakistan: stupro ordinato per vendetta dai giudici
La Corte Suprema del Pakistan giudicherà 25 uomini che hanno ordinato lo stupro di una 16enne per riscattare l’abuso commesso da suo fratello su una 12enne.
Uno stupro per riscattarne un altro. Una ragazzina di 16 anni abusata per vendicarne una di 12. Siamo a Multan, nel Punjab pakistano e il crimine di cui si sono macchiati 25 uomini - arrestati e ora in attesa di giudizio della Corte Suprema - è il retaggio di un’ordinaria cultura maschilista, che calpesta i diritti delle donne e pratica senza vergogna la violenza e la vendetta con metodi tra i più crudeli e trogloditi al mondo.
Per usare la sintesi di Allah Baksh, ufficiale della polizia, “il consiglio locale di un villaggio ha ordinato lo stupro di una sedicenne come punizione, dopo che il suo fratello ha violentato una dodicenne". Chiaro, no? Il colpevole non si tocca, la punizione infierisce, umilia, devasta sua sorella, stuprata - pare - davanti al consiglio che ne aveva ordinato la pena e ai suoi genitori, inermi, impotenti. Risultato: due ragazzine innocenti stuprate (che pare siano anche parenti, non troppo alla lontana) e due ragazzini che per il resto della loro vita faranno i conti con un peso (e una vergogna) grande così.
La vicenda accende di nuovo i riflettori (che altrettanto velocemente si spegneranno) sui diritti delle donne in Pakistan, soprattutto quelle che vivono nei villaggi dove i delitti d'onore e gli stupri vendicativi sono legittimati dai consigli locali ma non dal codice penale che, però, difficilmente intacca tradizioni secolari dure a morire.
Qualcuno si ricorderà la storia di Mukhtar Ma, 28enne del villaggio di Jirgas stuprata nel 2002 per riscattare la presunta relazione tra il fratello di 12 anni e una donna più grande: la storia fece il giro del mondo, in una delle rarissime volte in cui il paese ha pubblicamente riconosciuto e affrontato lo stupro come un reato. Gli aguzzini però vennero graziati e alla giovane fu proposto di trasferirsi all’estero. Orgogliosa e coraggiosa, Mukhtar Ma declinò l’offerta: è rimasta nella sua terra, ha aperto una scuola per ragazze, ha deciso di provare a fare qualcosa per il Pakistan che l’aveva mortificata dentro. E che 15 anni dopo continua a farlo, da qualche altra parte, a qualche altra ragazza.
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