Marco Gottardi e Gloria Trevisan: dall'arcobaleno all'inferno
Nell'incendio alla Grenfell Tower di Londra, Marco Gottardi e Gloria Trevisan hanno aspettato la morte abbracciati: ritrovato anche il corpo di lui, a breve i funerali.
[Aggiornato il 10/07/2017 alle ore 11.40] "Li hanno trovati insieme, come credevamo, uno accanto all’altro: tutto ora si è compiuto". Gianni Gottardi, il padre di Marco, ha poche parole da dire e milioni di lacrime da piangere. Ora che anche il cadavere di suo figlio è stato identificato con il test del Dna tra le macerie del 23esimo piano della Grenfell Tower di Londra, può pensare al funerale e poi agli anni che restano da vivere, facendo i conti con quell'abisso nero e doloroso. "Torneranno insieme in Italia", aggiunge solo, Giannino Gottardi, alludendo al Gloria Trevisan, il cui cadavere era stato ritrovato il 23 giugno e identificato con l'impronta dentaria.
Perché quel grattacielo a North Kensington, affacciato a Notting Hill, nella notte tra il 13 e il 14 giugno si trasformato in un inferno a cielo aperto che ha inghiottito le vite di almeno 79 persone. Le fiamme, divampate da un frigo difettoso hanno incenerito tutto quanto.
Una vicenda assurda, dolorosamente assurda. Ci sono volute 12 ore per spegnerle da quello scheletro ricoperto di un materiale e piastrelle non ignifughi che, nei controlli effettuati dagli inquirenti dopo la tragedia, non hanno superato i test di sicurezza tanto che, tra le accuse, la polizia sta valutando anche quella di omicidio colposo. Il fatto è che, al momento, sarebbero al meno altre 11 le strutture a rischio, edifici dove vivono centinaia di persone che, a questo punto, rischiano di essere evacuate.
Perché tragedie come quelle della Grenfell Tower non capitino più. Perché non basterà una vita per dimenticare quelle urla disperate, “grida terribili, come ululati di animali. Voci di bambini. Urlavano mamma, mamma. Altri chiedevano aiuto”, come raccontava una dei sopravvissuti. Una donna che si toccava la tempia e diceva “e ho questa voce nella testa: aiuto aiuto, ho un bambino. Siamo qui. Non potrò mai dimenticarla. Ce l’ho qui”.
Marco e Gloria, 27 anni e da qualche mese a Londra, erano troppo in alto per lanciarsi come hanno provato a fare in tanti. Marco e Gloria hanno svegliato le famiglie nel cuore della notte. “Aiuto qui sta prendendo fuoco tutto”, ha gridato disperata lei nella cornetta. Sono le 3,45 del mattino. I genitori di Gloria avvertono quelli di Marco e “immediatamente li abbiamo sentiti anche noi - raccontava a La Stampa Giannino Gottardi, il padre di Marco - e soprattutto lui lasciava trasparire una serenità straordinaria”.
La linea è disturbata, le telefonate singhiozzano ma Marco “non ha mai perso la calma. Diceva che la situazione si sarebbe risolta ed anche il tono della voce era tranquillizzante - ricordava il padre -. Sembrerà incredibile, ma fino all’ultimo istante ha mantenuto un aplomb quasi innaturale. Per noi che eravamo distanti le sue parole erano un sollievo: eravamo persuasi, secondo il suo racconto, che i vigili stessero risolvendo la situazione. Diceva che il fuoco era nei piani più bassi. Il suo comportamento è stato eroico”.
E invece le fiamme sono salite, il fumo è entrato nel loro appartamento, l’aria si è fatta irrespirabile, la situazione è precipitata. Gloria ha fatto un'ultima telefonata: "Ciao mamma, grazie per tutto quello che mi hai dato", la linea è caduta e loro hanno smesso di rispondere. Erano le 4.07, un’ora che il padre di Marco avrà stampata per sempre nella memoria.
L'ora di un destino crudele. Un destino che tre anni fa li aveva fatti incontrare allo Iuav di Venezia e dopo la laurea in architettura, tre mesi fa, li aveva portati dal Veneto (da Camposampiero in provincia di Padova lei, da San Stino di Livenza, Venezia, lui) a Londra, in quell’appartamento nella torre di cristallo per inseguire il futuro che in Italia non si trovava da nessuna parte. Era uno “spettacolo” quell'appartamento: così lo aveva scritto lei su Instagram il 6 giugno, postando la foto di un arcobaleno perfetto. Di quelli che da bambino ti dicono custodisca un tesoro.
Loro, un tesoro credevano di averlo trovato: quando sono arrivati a Londra lo scorso marzo, volevano perfezionare l’inglese. E invece nel giro di poco tempo avevano trovato un lavoro in due diversi studi di progettazione. Nonostante la Brexit, nonostante la crisi, nonostante tutto loro erano insieme, giovani, felici, innamorati, ambiziosi, con tutta la vita davanti. Noi, "bellinoi" come scriveva lei, in un'altra foto, scattata il 27 maggio, a un aperitivo, con due birre in mano. “Erano molto soddisfatti - ricordava il papà di Marco -: a maggio siamo andati a trovarli e abbiamo visto l’alloggio. All’apparenza era moderno in quanto ristrutturato da poco: non avrei mai immaginato che potesse celare simili rischi, né i ragazzi ci hanno parlato di loro timori”. Timori che oggi stanno logorando i residenti degli altri edifici a rischio.