Donne violente: l’altra faccia della parità
Senza nulla togliere alla violenza sulle donne, anche la violenza delle donne è un tema che la società dovrebbe affrontare: mentre ogni anno milioni uomini la subiscono, negli Usa la popolazione carceraria in rosa galoppa.
L’altra faccia della parità di genere sono le donne violente con gli uomini. Il tema è scivoloso ma i numeri sono preoccupanti e vanno letti per quello che sono e raccontano: una tendenza in crescita. Per la serie: negli ultimi 30 anni, solo negli Stati Uniti, la popolazione carceraria femminile è cresciuta dell’800% (il doppio di quella maschile e il trend è in salita) e il 37% delle detenute è stata condannata per crimini violenti. Insomma, senza mettere in discussione la difficile condizione della donna che tutti i giorni, ovunque, fa i conti con la violenza al maschile, la società deve occuparsi anche del crimine al femminile che esiste e non va sottovalutato. Sopratutto per evitare tragiche conseguenze.
Violenza sugli uomini: 5 milioni di vittime
In Italia è l'Università di Siena che, in uno studio (uno dei pochissimi) del 2011, ha cercato di fare luce sulla violenza sugli uomini. Ebbene, sarebbero oltre 5 milioni le vittime delle molestie femminili. Una sopruso diverso, più sottile, spesso una violenza psicologica, ma ugualmente pericolosa, non fosse altro perché in grado di scatenare reazioni dagli esiti tragici.
Ebbene, se la maggior parte degli atti denunciati dal campione vagliato dai ricercatori consistono in minacce, morsi, graffi, capelli strappati, oggetti lanciati e calci e pugni, non mancano tentativi di folgorare il partner con la corrente elettrica, d’investirlo con l'auto o di spingerlo giù dalle scale. Il capitolo violenza psicologica al femminile racconta invece di donne che denigrano i compagni per i difetti fisici, per gli stipendi troppo bassi o per i lavori poco degni, che fanno paragoni umilianti, che si rifiutano di partecipare alla gestione economica della famiglia e che minacciano di togliere i figli, la casa e perfino di suicidarsi.
Centri antiviolenza: persone, al di là del genere
Il problema è che questi uomini, seppur raramente rischino la vita, quasi mai trovano qualcuno disposto ad ascoltarli. E il rischio di farsi prendere dall'ira e perdere il senno è dietro l'angolo. "Oggi siamo al paradosso - spiega Luca Lo Presti, Presidente di Fondazione Pangea, l’Onlus che difende i diritti umani per le donne - che un uomo cosciente di avere un problema legato alla mancanza di controllo della violenza e che chiede aiuto perché ha paura di ferire a morte la compagna, si trova di fronte a muri altissimi. Quando si presenta in un centro antiviolenza ci sono casi in cui viene aggredito psicologicamente e criminalizzato come se dovesse pagare per tutti, in quanto ritenuto parte di una categoria di esseri umani sempre carnefici". Ecco perché sarebbe importante affrontare la violenza dei tempi moderni al di là del genere, mettendo al centro le persone, donne o uomini che siano.