Vittime di Londra: l’insegnante, il poliziotto, il turista
Keith Palmer, Aysha Frade e Kurt Cochran: tre delle cinque vittime (tra cui il terrorista) dell’attentato a Londra. Tra i feriti c’è anche Andreea Cristea, la donna che è finita nel Tamigi.
Keith Palmer, Aysha Frade e Kurt Cochran: si chiamavano così tre delle cinque vittime dell’attentato a Londra del 22 marzo 2017. Una quarta persona, un 75enne, è morto il giorno dopo, in ospedale. Il quinto nome, invece, è quello di Khalid Masood, 52enne nato nel Kent, il terrorista (già noto alle forze dell'ordine), il “soldato” dell’aspirante Califfato - per citare la rivendicazione - che alle 3 e mezza del pomeriggio, a bordo di una Hyundai Tucson - un Suv noleggiato a Birmingham -, ha investito i pedoni del ponte di Westminster. Panico, urla, sangue. Per sopravvivere o forse perché sbalzata dall’auto Andreea Cristea si è lanciata nel Tamigi. La corsa del suv si è schiantata contro il cancello del Parlamento, non quella del terrorista che prima di essere neutralizzato ha ferito a morte un poliziotto disarmato.
Londra sotto attacco: il giorno dopo
Il giorno dopo ci sono le manette che scattano, le dichiarazioni risicate della polizia, c’è il cartello appeso alla fermata della metro di Tower Hill - “Il fiore che fiorisce tra le avversità è il più bello” -, ci sono gli hashtag - #londonisopen (Londra è aperta) e #wearenotafraid (non abbiamo paura) - e c’è un sindaco che dichiara “Non ci pieghiamo” in pieno stile britishness.
E ci sono le foto di persone comuni che finiscono sulle prime pagine e sui siti di mezzo mondo e diventano eroi, icone, modelli. Storie di persone comuni che leggiamo sempre più spesso, con attenzione e paura e pietà, perché i vivi e i morti di questa guerra invisibile e strisciante li decide la sorte. Trovarsi proprio lì, in quel momento lì.
Keith Palmer, per esempio, lì ci stava tutti i giorni - è il 43enne poliziotto che ha difeso con la vita il palazzo del Parlamento - mentre Aysha Frade - investita mentre stava attraversando la strada -, insegnava spagnolo lì vicino, al DLSD College. Aveva finito le lezioni e stava andare a prendere a scuola le sue due figlie di 8 e 11 anni. Due orfane che passeranno molti anni a domandarsi perché, lungo il tragitto non si fosse slacciata una scarpa, o rotto un tacco. Magari si sarebbe salvata. Kurt Cochran, invece, di lì ci passava per caso da turista qual era, in viaggio con la moglie Melissa (ferita alla testa): aveva 55 anni era americano.
Andreea Cristea e gli altri feriti
E poi ci sono i feriti il cui numero oscilla. Tra loro ci sono due donne italiane, una di Bologna residente a Londra, che se l’è cavata con qualche medicazione sul posto, e una romana che ha subìto un intervento alla caviglia, due universitari britannici 19enni - Travis Frain e Owen Lambert -, tre liceali francesi in gita da Concarneau, nel Finistere - tra loro due sono gravi ma non in pericolo di vita - e un gruppo di cinque 50enni sudcoreani.
Infine c’è Andreea Cristea, l’architetto romeno di 29 anni che a Londra era andata per il fidanzato, Andrei Burnaz: era il suo compleanno, un buon motivo per festeggiare all'ombra del Big Ben. Quando il suv li ha raggiunti erano sul ponte, lui è stato ferito alle gambe, lei è finita nelle acque gelide del Tamigi. “Ho visto una donna che galleggiava” ha raccontato Steve Voake, 55 anni. Una telecamera di sicurezza mostra solo il volo, mentre intorno esplode il caos. I soccorritori l’hanno salvata in tempo, la sorte l’ha risparmiata.
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