Giorno dei morti: le tradizioni italiane

Molto prima di Halloween, l’idea che i defunti tornino a far visita ai vivi era già radicata in tutta la Penisola con una serie di tradizioni più o meno conservate nel giorno dei morti. 

In molte regioni d'Italia, il giorno dei morti si accendono candeline fuori dalle finestre. © Israel Lozano/123RF

Ognissanti e giorno dei morti: gli omaggi ai defunti

Il giorno dei morti si va al cimitero. Ma non solo, molto prima che Halloween (ri)sbarcasse nel Vecchio Continente, l'abitudine di omaggiare i defunti che fanno visita ai vivi era radicata in tutta la Penisola. In Friuli Venezia Giulia, per esempio, c’è ancora chi lascia un lume acceso, un tozzo di pane e un secchio d’acqua davanti alla porta di casa, pronto per chi arriva (affamato e assetato) dall’aldilà. Un po’ come succede in Lombardia (acqua fresca a volontà fuori dalla porta) e in Piemonte, dove la sera di Ognissanti (alla vigilia), dopo aver recitato il rosario i familiari cenano con le castagne e lasciano la tavola apparecchiata a uso e consumo dei defunti. Defunti a cui viene lasciata la libertà di sfamarsi in pace (e chiacchierare tra loro, in particolare a proposito del destino dei vivi) prima di tornare nell’aldilà anche il 2 novembre, quando (soprattutto nelle zone della Val d'Ossola), i familiari vanno al cimitero ma non prima di aver imbandito la tavola con un banchetto d tutto punto. 

Qualcosa di simile succede anche in Sardegna: la mattina del giorno dei morti i più piccoli gironzolano per le case alla ricerca di offerte (pane casereccio, fichi secchi, fave, uva passa, mandorle e dolci), la sera i lumini illuminano le finestre e la notte la tavola è pronta per i tanto attesi ospiti. Anche in Trentino Alto Adige, mentre le campane risuonano a lungo nella notte per radunare le anime, i focolari restano accesi e le tavole imbandite per tutta la notte. E anche in Abruzzo dove i lumini (tanti quanti i cari estinti) ardono fino al mattino vicino alle finestre, la tavola è pronta per accogliere gli ospiti ultraterreni e i più piccoli vanno a nanna con un cartoccio di fave dolci. Nel cremonese, invece, la sveglia suona all’alba e i letti vanno rifatti il prima possibile per offrire riposo ai defunti in visita dall’aldilà. 

Giorno dei morti: scongiurare la tristezza 

In altre regioni, più che a rifocillare le anime dei defunti, le tradizioni mirano a consolare quelle dei vivi. Per esempio in Veneto dove, per cacciare la malinconia i promessi sposi regalano alle future mogli gli Ossi da Morti, ovvero fave di mandorle in un sacchetto, e in Umbria dove le stesse fave (i dolcetti tradizionali che in centro Italia si chiamano Stinchetti dei Morti) si sgranocchiano per scongiurare la tristezza lasciata da chi non c’è più. Decisamente originale la trazione capitolina, ormai abbandonata ma degna di nota visto che un tempo si usava andare a pranzare al cimitero, accanto alla tomba del morto per tenersi reciproca compagnia. 

Se, in generale, la tradizione di preparare dei dolci da mangiare nel giorno di Ognissanti è diffusa in tutta Italia, è in Sicilia che è un vero must per la felicità dei bambini: se hanno fatto i bravi ricevono regali dai morti, viceversa scatole vecchie e una grattugia per grattugiargli i piedi la notte. Ebbene, in origine i regali erano soprattutto dolcetti: dai pupi di zucchero alla frutta di Martorana, di pasta di mandorle colorata. Insomma, di motivi e tradizioni tutte italiane per onorare i morti non c'è che l'imbarazzo della scelta.  

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