Violenza sui bambini, una realtà allarmante ma evitabile
Ogni 5 minuti un bambino muore, vittima di violenza. I maltrattamenti sui minori vanno fermati: ecco il progetto (e l'allarme) dell'Onu.
Violenza sui bambini, qualcosa che la cronaca non dovrebbe raccontare. E invece ogni 5 minuti un bambino muore, vittima di violenza. E ancora: uno su 4 ha subito abuso fisico, quasi 1 ragazza su 5 è stata vittima di almeno forma di abuso sessuale, 15 milioni sono le spose bambine (solo in un anno) e l’omicidio è tra le prime 5 cause di morte per gli adolescenti. Dagli orrori dei paesi in guerra, a quelli negli asili nido, passando per le quattro mura domestiche solo nel 2015 sono 1 miliardo i piccoli che porteranno per sempre, sulla loro pelle, i segni dei maltrattamenti fisici, sessuali o psicologici perpetrati da adulti senza cuore né coscienza. Una vergogna che sarebbe evitabile, in guerra come in pace. Dagli appelli dell’Unicef agli impegni dell’Onu, i tentativi per invertire la rotta sono più d’uno.
Diritti dei bambini: il patto dell'Onu
Primo e più recente End Violence Against Children - The Global Partnership, il patto che recentemente hanno stretto al Palazzo di Vetro i rappresentanti degli stati membri, università, istituzioni, aziende, associazioni e ONG, insieme a Terre des Hommes per promuovere iniziative sul campo rivolte alla salvaguardia dei diritti dei bambini e azioni di sensibilizzazione degli adulti, per combattere gli abusi, lo sfruttamento sessuale e lavorativo, il traffico, la tortura e tutto ciò che dovrebbe far vergognare l’umanità. Eppure “Ogni giorno, in ogni paese e in ogni comunità - ha dichiarato Susan Bissell, direttrice della partnership alla presentazione del progetto, nel luglio 2016 -, i bambini sono vittime di violenze e, troppo spesso, questa violenza è accettata come normale, lecita, o come una questione privata”.
La sfida più difficile è educare gli adulti: “La violenza contro i bambini non è inevitabile, ma dobbiamo essere superiori a quelle situazioni che danneggiano le vite e il futuro di tanti bambini. Ogni bambino ha il diritto di crescere libero dalla violenza e tutti noi dobbiamo lavorare insieme perché questo sia possibile”. Perciò nel programma di End Violence Against Children c’è la prevenzione (e non solo il contrasto) di tradizioni ed abitudini da debellare - dalle punizioni corporali alle mutilazioni genitali, fino ai matrimoni forzati -, una maggior sicurezza negli istituti scolastici e una maggiore trasparenza e informazione sulle conseguenze dei maltrattamenti e della violenza sui bambini.
Bambini in guerra: le prime vittime
Più difficile arginare le violenze sui bambini in paesi come Afghanistan, Iraq, Somalia, Sud Sudan, Siria e Yemen, per cui il Ban Ki-Moon, Segretario Generale dell’Onu, ha espresso forte preoccupazione lo scorso 2 agosto, in occasione della presentazione del 14° Report Annuale sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati. Solo in Yemen e solo nell’ultimo anno, il numero di bambini arruolati si è quintuplicato mentre quello dei morti o dei mutilati è cresciuto di sei volte. “Lo scenario internazionale cambia continuamente ma una cosa sembra rimanere uguale: i bambini continuano a pagare il prezzo più alto nelle situazioni di guerra. Le ragazze i ragazzi sono bersagli diretti e vengono troppo spesso arruolati per combattere. Sono vittime di torture, mutilazioni, abusi sessuali. Le loro case e le scuole vengono distrutte. È come se vivessero all’inferno”.
Eppure qualche buona notizia c’è: più di 8mila bambini soldato sono stati rilasciati nel 2015, diversi, inoltre, sono i paesi che hanno approvato leggi per la salvaguardia dei minori. C’è ancora molto da fare, tutti insieme si può, si deve cambiare la rotta. Perché bambini felici oggi, si traduce con adulti responsabili domani. Capaci di costruire un mondo migliore.