Morta Marta Marzotto: addio alla stilista dei salotti

La stilista si è spenta a Milano nella mattinata del 29 luglio, l’annuncio della nipote Beatrice Borromeo: “Nonna e madre affettuosa”.

Marta Marzotto morta a Milano il 29 luglio. L'annuncio di Beatrice Borromeo: "Nonna e mamma affettuosa".


Morta Marta Marzotto: dopo una breve malattia la stilista 86enne si è spenta a Milano circondata dall’affetto della sua famiglia più stretta. L’annuncio è arrivato dalla nipote Beatrice Borromeo: "Abbiamo raccolto il suo insegnamento è stata una madre e una nonna molto affettuosa".
 
Già perché oggi, oltre all’affetto enorme che questa donna emiliana dal carattere risoluto e dallo charme ineguagliabile ha sempre ammesso (e dimostrato) di nutrire verso la sua famiglia, resta indubbiamente anche il suo ricchissimo (oltre che lunghissimo) testamento spiritualeNata a Reggio Emilia la futura contessa raccontava di aver trascorso un’infanzia "poverissima, di quella povertà che oggi non c’è più". Una giovinezza sartina, un’adolescenza da modella in atelier quando ancora le top model dovevano esistere e il mestiere dell’indossatrice era tutt’altro che desiderabile. Poi l’incontro destinato a cambiare la sua vita. 

In quell’atelier Aguzzi a Milano dove lavorava, infatti, un giorno entrò Umberto Marzotto, il suo “principe azzurro". "Umberto arrivò come l’angelo salvatore – raccontava la cucitrice diventata stilista e regina dei salotti - aveva tutto quello che una ragazza può sognare, biondo, occhi azzurri, intelligente, colto, sportivo. Un nobile. Ero sinceramente innamorata”. Un amore che qualcuno ha letto come convenienza, anche se questi sterili pettegolezzi non hanno mai scalfito l’amore genuino di Lady Marzotto che metteva a tacere le malelingue ricordando, semplicemente, “Abbiamo fatto cinque figli insieme, se avessi voluto il patrimonio dei Marzotto, un figlio solo sarebbe bastato, o no?". 

Un amore, questo, che però non è stato esclusivo. "Ho avuto solo tre uomini – raccontava ancora – e tutti lo sanno: Marzotto, Guttuso e Magri". Tre uomini che, nell’annus horribilis 1986, le hanno voltato tutti contemporaneamente le spalle costringendola, di nuovo, a rimboccarsi le maniche. Ed ecco che Marta Marzotto affronta di nuovo il dolore e, questa volta, lo fronteggia scrivendo libri (due, uno di seguito all’altro), disegnando abiti, creando gioielli e – in anni molto più recenti – affidando a Cesare Lanza, autore di una lunga intervista su Sette, un decalogo destinato a rimanere nella storia. 

Tra i punti anche l’invito a non lasciarsi sfuggire nulla, “Non fate collezionismo, ma cogliete l’attimo fuggente”, un invito che oggi risuona come un testamento. Un invito pronunciato da chi, sul carpe diem, ha costruito una vita di successi. Addio a Marta Marzotto, nata sartina e morta regina indiscussa dei salotti italiani, che non ha mai rinunciato a fascino e savoir faire.  

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