#actofhumanity: UNICEF e i cartoon sui giovani migranti
Tre giovanissimi migranti, tre protagonisti dei cartoni "Storie ingiuste – Storie di fughe dei bambini dai conflitti" lanciati da UNICEF con l'hashtag #actofhumanity per sensibilizzare grandi e piccini.
“Abbiamo avuto molta paura”. Inizia semplicemente così, dopo una pioggia di bombe che sembrano pesci ma che distruggono tutto e su una colonna sonora che sa di favola dolce ma che si annulla al frastuono delle esplosioni, il racconto della piccola Ivine.
Lei è la protagonista di Ivine e il cuscino e, con il piccolo Malak e il giovane Mustafa, replica – in formato cartoon – le tragiche peripezie dei piccoli migranti in tre storie animate realizzata dall’UNICEF per l’iniziativa Storie ingiuste – Storie di fughe dei bambini dai conflitti. A far da filo conduttore ai tre racconti c’è l’hashtag #actofhumanity ma ci sono anche (e soprattutto) le lacrime di questi piccoli protagonisti dagli occhi lucidi, le fughe tra le pozze di sangue stilizzate e le onde di quei mari in burrasca che sono spaventose anche nella loro versione disegnata. E poi.
Poi ci sono gli abbandoni di una quotidianità fatta di sofà colorati e di pupazzi, abbandoni accompagnati sempre dalla stessa colonna sonora che però a questo punto ha smesso di essere dolce trasformandosi nell’eco di un carillon triste. E sempre più lontano.
Ma se i più piccoli seguono con il fiato sospeso, noi, i grandi, lo sappiamo che nelle favole c’è il lieto fine. E la fine infatti arriva peccato che sia ben poco lieta con i giovani protagonisti che si trovano in un paese nuovo, spesso ostile, sicuramente tutto da scoprire e che si chiedono – come il piccolo Mustafa – se a tanti chilometri da casa sua gli sia ancora rimasto qualcuno da chiamare amico. Sul dubbio cala il sipario e, mentre i protagonisti dei racconti abbandonano la stilizzazione dei film d'animazione per mostrarsi in carne, ossa e lacrime vere, ecco che la possibilità di un lieto fine svanisce con la scritta "alcune storie non sono fatte per i bambini".
“Ogni bambino è, prima di tutto, un bambino - sottolinea Paloma Escudero, a capo della Comunicazione dell’UNICEF - a prescindere da dove provenga e quando raggiunge la sua destinazione, per lui inizia un nuovo viaggio. Non è solo la conclusione della sua fuga”. Insomma l’invito è quello ad accogliere perché – continua – “ogni giorno, in ogni parte del mondo, ci sono persone che aiutano questi bambini con piccoli atti di umanità e questi gesti raramente fanno notizia, ma fanno davvero la differenza per i bambini migranti e rifugiati”.
Quindi? Quindi, termina la portavoce, “l’UNICEF vuole mettere in evidenza questi atti di umanità per ispirare altre persone e indicare la strada da percorrere in futuro”. Una strada e un futuro che portino, finalmente, a un lieto fine.
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