#Foodporn: l'appetito vien guardando e fa ingrassare

La mania (compulsiva) di fotografare il cibo e postarlo sui social all'hashtag #foodporn ha conquistato il mondo. Il problema, dicono gli esperti, è che ora rischia di farlo ingrassare.  

#Foodporn: su Instagram l'hashtag sforna 75 milioni di risultati.


Colazioni, pranzi e cene, di tutto il mondo, in tutte le salse: lo chiamano #foodporn, è la mania di infarcire i social (primo tra tutti Instagram) di foto e video di cibo. Una mania a quanto pare compulsiva visto che all’hashtag i risultati hanno quasi raggiunto quota 75milioni. Senza contare gli annessi e connessi: #foodpornshare sta a quota 287mila, #foodpornography a 200mila, e il banale #food a 165mila. Quanto all’Italia, #cibo ha sfondato i 730mila post ad hoc. Insomma, chi non resiste a scattare prima di impugnare forchetta e coltello sta (decisamente) in buona compagnia. La notizia fa notizia perché il risvolto della faccenda è che mentre i social si riempiono di cibo, a chi butta l'occhio alle foto lievita il girovita

A mettere in relazione l’abitudine a immortalare la pietanza e l’ago della bilancia è un recente studio del Regno Unito dal titolo Mangiare con gli occhi: dalla fame visuale alla soddisfazione virtuale, pubblicato sulla rivista specializzata Brain and Cognition. "Uno dei ruoli chiave del cervello è aiutarci a nutrirci - si legge nell'indagine capitanata da Charles Spence, docente di psicologia sperimentale e responsabile del Crossmodal Research Laboratory di Oxford -. Non è un caso che la bocca sia situata non distante da esso in molte specie animali. Tuttavia, gli ambienti in cui il nostro cervello si è evoluto sono stati assai meno ricchi di risorse alimentari rispetto a quelli dell'odierno mondo occidentale. La crescente obesità è uno dei segnali che il genere umano sta facendo un pessimo lavoro in termini di ottimizzazione del panorama del cibo contemporaneo. Ma, oltre alle accuse che vengono spesso rivolte alle multinazionali, abbiamo voluto concentrarci su altri stimoli ambientali che possano attivare la fame più spesso di quanto sia necessario". Primo tra tutti il bombardamento gastronomico via social, dal momento che il passo dall’acquolina in bocca alla prima cosa commestibile è più corto del previsto.

Una deriva che ben conosceva la scrittrice femminista Rosalind Coward che per prima, nel 1984, usò l’espressione “food porn” nel libro Female Desire-Women’s Sexuality today per spiegare come la presentazione estetica del cibo sia in grado di stimolare un desiderio paragonabile a quello sessuale. Se ai tempi, però, le immagini erano eccezioni, più di trent’anni dopo i social le hanno trasformate nella regola e il rischio di sviluppare una sorta di dipendenza compulsiva è diventata materia d'indagine scientifica.

Una tendenza che lo studio inglese, che intreccia diversi ambiti, ha approfondito cercando di capire "l'impatto della nostra crescente esposizione a immagini di cibi appetitosi tramite gli strumenti digitali di cui disponiamo, domandandoci se questa esposizione non fosse la causa inconsapevole della nostra fame visuale". Un appetito che non vien mangiando ma guardando, mentre siamo in ufficio, in qualsiasi momento della giornata, quando meno ce lo aspettiamo. Per lo meno quando meno se lo aspetta il nostro organismo visto che la nostra mano scorre le immagini su tablet e smartphone alla ricerca di un vero e proprio piacere surrogato.

Il fatto è che se la tentazione fa l’uomo ladro, il voyerismo del cibo scatena stimoli irresistibili a cui diventa sempre più difficile resistere (soprattutto in soggetti che soffrono di disturbi alimentari) e che, alla fine, si soddisfa infilandosi nel primo fast-food o ingurgitando il primo panino che capita sotto mano. Con i (disastrosi) risultati del caso.

A soccorrere gli internauti famelici, però, ci sono già diverse pagine che del food porn enfatizzano l'aspetto ridicolo. Vedi il blog Pictures of Hipsters taking Pictures of Food, ovvero una carrellata di persone intente a ritrarre il piatto prima di mangiarlo. La salivazione si blocca e più che fame, vien da ridere. Che sia uno degli approcci per combattere gli stimoli scatenati dai piatti succulenti? A ciascuno di voi l'ardua sentenza.  

Copyright foto: Instagram@Xenia
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