Iqbal, il film d'animazione che celebra un eroe bambino

"Iqbal - Bambini Senza Paura", film d'animazione al cinema dal 19 novembre,  racconta la storia di Iqbal Masih, simbolo mondiale della lotta al lavoro minorile. L'intervista al regista Michel Fuzellier che ci ha spiegato le ragioni di questa scelta coraggiosa.

Michel Fuzellier ci parla del suo ultimo film d'animazione, "Iqbal - Bambini senza paura", che celebra un piccolo eroe.


Nelle sale da giovedì 19 novembre, Iqbal - Bambini Senza Paura promette di essere uno dei film d'animazione più commoventi dell’anno. Prodotto dalla milanese Gertie Productions, racconta in modo delicato la storia di Iqbal Masih, un bambino pakistano diventato uno dei simboli mondiali della lotta al lavoro minorile. Ne abbiamo parlato con il regista Michel Fuzellier, che ha collaborato alla realizzazione di molti altri famosi cartoni animati, tra cui La Freccia Azzurra e La Gabbianella e il Gatto.
“Non volevamo raccontare la solita vicenda dell’elefantino pauroso o della scimmietta in cerca di amici, ma trasmettere qualcosa di più profondo”, spiega Fuzellier. “E quando abbiamo letto il libro Storia di Iqbal, che racconta la vita di questo ragazzino straordinario, ce ne siamo innamorati. Certo, sapevamo che l’argomento era tutt’altro che facile da trattare”. Iqbal, nato in Pakistan nel 1983, è stato ucciso a soli 12 anni perché era ormai pericoloso: fuggito dalla fabbrica di tappeti in cui era costretto a lavorare, era diventato, nonostante la giovane età, un importante leader sindacale. “Il grosso problema è stato quello di adattare la sua vicenda senza tradirla. Per dare un’idea della complessità del lavoro, la sceneggiatura che abbiamo usato è stata la numero 25. All’inizio la storia finiva molto male, proprio come è successo nella realtà. Ma la nostra doveva rimanere pur sempre una favola”
Anche l’ambientazione ha subito diverse modifiche, tanto che la città in cui vive Iqbal, anche se ha tratti orientali, potrebbe essere ovunque. “Siamo partiti quasi come se dovessimo girare un documentario, raccontando la situazione dei minori lavoratori in Pakistan. Poi abbiamo deciso che la nostra storia doveva essere universale, per far immedesimare i bambini di tutto il mondo. Perché Iqbal è un bambino come tutti gli altri”. Il protagonista del film non perde mai l’innocenza: sogna di continuo ad occhi aperti e non si scoraggia nemmeno quando la situazione sembra disperata. “Il male c’è e va spiegato ai ragazzi, limitandosi però alle cose che possono capire. Bisogna trovare una mediazione, smussare gli angoli”.
L’idea di Fuzellier è quella di accendere la curiosità dei più piccoli, spingendoli poi ad informarsi con calma una volta usciti dalla sala. “Un film come il nostro non può raccontare tutto: per quello ci sono gli adulti, che devono raccontare la realtà con gentilezza adattandosi alla sensibilità di ciascuno. Anche se ci sono degli aspetti che io non riuscirei mai a spiegare. Ad esempio, il fatto che molti di questi ragazzi vengono ceduti agli schiavisti proprio dai genitori”.  Ma qual è stata l’accoglienza da parte dei bambini di una storia così particolare? “Lei che dice? Io sono di parte, ma ad occhio mi sembra sia piaciuto”, sorride Fuzellier, prima di scomparire tra una piccola folla di giovani fan in cerca di autografi.

Copyright foto: Gertie

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