Oriana Fallaci e il nuovo libro con le sue verità sull’islam
In libreria dal 3 settembre, "Le radici dell’odio - la mia verità sull’islam" è una raccolta degli articoli di Oriana Fallaci edita da Rizzoli. La giornalista, scomparsa nel 2006, ha fatto sempre discutere per le sue posizioni sui paesi musulmani.
Nove anni dopo la sua scomparsa, Oriana Fallaci continua a far discutere. Succederà il 3 settembre quando in libreria uscirà Le radici dell’odio - la mia verità sull’islam (Rizzoli), ovvero una raccolta di articoli della giornalista che nella sua vita ha scandagliato il mondo musulmano alla ricerca delle origini del conflitto con quello occidentale e cristiano. Un percorso che l’ha portata negli ultimi anni della sua vita, a prendere posizioni estreme, espresse in La rabbia e l’orgoglio e La forza della ragione, i suoi testi più controversi.
“Oriana – scrive nella prefazione Lucia Annunziata – ha affrontato la guerra tra il mondo occidentale e il mondo islamico senza mezzi termini, senza concessioni, con ferrea semplicità”. Una semplicità che le ha permesso di scomporre le questioni ai minimi termini e di indignarsi di fronte all’inerzia che imprigiona l’uomo: "Abbiamo paura di non essere sufficientemente allineati, obbedienti, servili, e venire scomunicati attraverso l’esilio morale con cui le democrazie deboli e pigre ricattano il cittadino” scriveva nel 2005 annunciando la sua decisione di raccontare il suo "diritto all’odio". Una “paura di essere liberi, insomma. Di prendere rischi, di avere coraggio".
Ma è soprattutto la condizione della donna ad aver accompagnato il lavoro di ricerca di Oriana. "Ho visto le mussulmane la cui vita vale meno di una vacca o un cammello", scrive una giovanissima Oriana nel suo primo reportage sulla condizione delle donne nei paesi islamici. "Vi sono donne nel mondo che ancora oggi vivono dietro la nebbia fitta di un velo come attraverso le sbarre di una prigione", che si estende dall’Atlantico all'Oceano Indiano.
Le radici dell’odio - la mia verità sull’islam riporta il lettore che si è perso quei reportage nei paesi islamici, dal Marocco alla Libia passando per la Nigeria, dal Medio Oriente all’Arabia Saudita e poi fino in Afganistan, Pakistan e Indonesia dove nonostante i "fermenti di ribellione", la vita delle donne è rimasta incastrata in regole scritte nei secoli.
Ma c’è anche l’Oriana infiltrata tra i guerriglieri arabi nel deserto palestinese, che incontra i capi di Al Fatah, Arafat e perfino un dirottatore aereo e una terrorista responsabile di una strage a Gerusalemme. Ci sono i sopravvissuti alla tragedia di Monaco che raccontano la notte in cui il commando arabo fece irruzione nella palazzina del Villaggio Olimpico.
Chissà se ci sono anche le interviste a re Hussein, Golda Meir, Khomeini, Gheddafi e Sharon, appuntamenti con la storia che Oriana ha vissuto in prima persona prima di quella guerra del Golfo che cambiò tutto, quella "crociata all’inverso", culminata nell’11 settembre, uno shock che porterà la giornalista a pubblicare sul Corriere quella "lettera sulla guerra che i figli di Allah hanno dichiarato all'Occidente" che in pochi mesi si trasformò nel pamphlet contro le dittature, il terrorismo, l'estremismo e il fanatismo religioso dei paesi islamici. In quel “diritto all’odio” che ha acceso un dibattito che nove anni dopo, è sempre più pressante.
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