L'assessore Elena Donazzan ai ladri di biciclette: "magrebini di m..."

Elena Donazzan, assessore veneto all'Istruzione, Lavoro e Pari Opportunità, rincorre e insulta i ladri della sua bicicletta e del compagno Vittorio: "Risultato: Magreb 0 Italia 2". La rete si scatena. 

Elena Donazzan e il suo compagno di viaggi Vittorio hanno recuperato da soli le bici rubate a San Remo.


Il neorealismo si aggiorna: i ladri di biciclette sono magrebini e Elena Donazzan, l’assessore veneto all'Istruzione, Lavoro e Pari Opportunità, li sfida a viso aperto recuperando il bottino a suon di parole grosse e corse a perdifiato. Non è il copione di una parodia ma quello che è successo a San Remo, la notte del 12 agosto, quando all’uscita del ristorante, l’assessore e il suo compagno di viaggio, Vittorio, scoprono che le loro mountain bike che avevano assicurato con tanto di lucchetto - “la mia è vecchia ma me l'ha regalata il papà e quella di Vittorio é la sua fidanzata!!!” racconta lei nel post pubblicato su Facebook che ha scatenato la rete - erano state rubate. "Dopo qualche secondo di sconforto - spiega - ci monta la rabbia e iniziamo a ragionare”.  

Finché non arriva l’apparizione: “riconosco la mia bici con sopra un magrebino di m…..” racconta la Donazzan che non si perde d’animo e passa all’azione, aiutata dai passanti e dal suo Vittorio che prende in mano la situazione: “Lo blocco, questo scappa e io come una pazza urlo che il bastardo l'avevo individuato. A quel punto è guerra. Il patriota Vittorio inforca la mia bici e a seguito di segnalazioni di una ragazza di Perugia che si ferma con la sua auto - certamente una Patriota in questa guerra tra stranieri ladri, malviventi e noi italiani - si mette a caccia della sua Specialized e dell'altro bastardo. In mezzo al buio in una zona distante dal centro becca tre magrebini, si fa giustizia da solo e riporta a casa la bici tra lo stupore dei noleggiatori autoctoni…Risultato: Magreb 0 Italia 2”. Insomma, conclude l’assessore: “diciamo che i magrebini non avranno più tanta voglia di rubare le nostre bici se avranno il dubbio che vi sia un Patriota Camerata pronto a farsi giustizia. Viva l'Italia e gli italiani che non piegano la testa”.  

Va da sé che il post ha scatenato un putiferio. Tra chi appoggia l’impresa e chi ci s'immedesima raccontando casi simili, c’è chi, come Letizia Marcon che obietta: “è il comportamento che va denunciato e combattuto. Non la razza!”. O Thomas Tedesco che pur condividendo l’arte di arrangiarsi dimostrata, le fa notare: “Resto sgomento e basito per il razzismo che trasudi cara #elenadonazzan, la merda c'è dappertutto: tra i magrebini e tra gli italiani. Discriminare e generalizzare è da ignoranti, ti prego di ricordarti il tuo ruolo istituzionale: Assessore alle Pari Oppurtunità ed all'Istruzione!”.

Al punto che, dopo averci dormito su, la Donazzan ritorna sulla vicenda in un nuovo post: “Alle anime belle che si sono scandalizzate per il linguaggio, voglio solo dire che ero molto, ma molto arrabbiata. Insomma, trovarsi di sera tardi in mezzo a della gente dedita a spaccio e furti e dal coltello facile,non rasserena di certo”. E poi si domanda: “Mi chiedo se il linguaggio sia stato troppo forte per questa situazione insostenibile, non solo per me, ma per tutte le persone che vogliono vivere tranquille”. In realtà, più che il linguaggio, i commenti contestano l’aver identificato un comportamento criminale con una nazionalità. Più che la forma, la sostanza, insomma.

Copyright foto: Facebook@Elena Donazzan
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