Niente panico mamme: il latte in polvere resterà una scelta
Gli allevatori in piazza a Roma al motto di "difendiamo il made in Italy" e “Mamme, attente alle schifezze”. Ma il latte in polvere resterà una scelta. La vera storia della direttiva Ue che fa infuriare gli allevatori.
“Mamme, attente alle schifezze”, urlano alcuni. “Oggi mandano in polvere il latte, domani il Paese”, avvertono altri. “No a formaggi e yogurt senza latte, difendiamo il Made in Italy” esortano altri ancora. I toni sono forse un po’ più apocalittici del dovuto, ma gli allevatori hanno le loro ragioni per alzare la tensione. Il prezzo del latte scende in picchiata: in tre mesi è calato del 20%. Ma i costi vanno sostenuti per produrlo, quando va bene, sono rimasti uguali. L’ultima mazzata è arrivata quando l’Unione europea ha intimato all’Italia di rispettare la direttiva che permette l’impiego di latte in polvere per una parte della produzione di formaggi. Per questo migliaia di allevatori e casari si sono trovati a Roma l’8 luglio 2015 per manifestare di fronte a Montecitorio in nome della “difesa del Made in Italy”, per “impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte che danneggia e inganna i consumatori e mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale e ambientale”.
Da anni la categoria protesta contro prezzi (industriali) troppo bassi: i 35-40 centesimi al litro correnti non sono sufficienti, dicono, per tenere in piedi le loro imprese (e nel Nord Europa siamo su cifre ancora più basse, intorno ai 30 centesimi). Chiaro che lo sbarco dei big del latte in polvere, che in Europa sono francesi e tedeschi, su mercato già così fragile potrebbe rappresentare il colpo di grazia per migliaia di aziende italiane con decine - se non centinaia - di migliaia di persone che resterebbero senza lavoro e tutte le ricadute del caso. Perché quando è in polvere, il latte diventa molto meno deperibile e quindi molto più facile da trasportare in giro per il Vecchio Continente.
A ben vedere, il patrimonio gastronomico non corre rischi immediati: tutti i formaggi Dop, per esempio, devono essere prodotti secondo disciplinari precisi che ovviamente impongono l’uso di latte crudo. Non avremo parmigiano o mozzarelle di bufala fatte con il latte in polvere, anche perché la direttiva Ue non “impone” il latte in polvere, ma ne "permette" l’uso. È chiaro però che quel permesso metterà a disposizione dell’industria che produce creme di formaggio, prodotti pronti per l’uso e derivati assortiti una materia prima molto meno costosa. Mandare in crisi gli allevatori, insomma, mette a rischio le produzioni nobili sotto un altro punto di vista: se gli allevatori non stanno in piedi perché non vendono più latte crudo all’industria del prêt-à-porter caseario, non potranno neppure più fornirne all’alta moda dei latticini. Come minimo pagheremo la bufala e il gorgonzola molto più care.
Molto interessante anche la storia burocratica del diktat Ue. In Italia c’è una legge del 1974 che proibisce l’uso del latte in polvere. L’Europa invece lo permette, e i Trattati sul libero mercato e libera circolazione delle merci stabiliscono che questo tipo di regola deve essere uguale in tutti i Paesi dell’Unione. A svegliare il can (che dormiva), però, ci ha pensato un europarlamentare italiano della Lega, Oreste Rossi. È stato lui a porre la questione con un interrogazione, il 17 gennaio 2013, sollecitando l’intervento della Commissione europea. La lobby del latte in polvere non c’entra nulla. Il divieto di usare latte in polvere (o latte concentrato), spiegava Rossi “Crea un ingente danno economico e competitivo alle aziende, essendo un ostacolo all’ottimizzazione dei costi logistici e ad una maggiore efficienza del processo produttivo”. In sostanza: tiene i prezzi alti. È contro quella possibilità di ribasso che oggi gli allevatori fanno la loro battaglia. Per quanto riguarda le mamme chiamate in causa nella lotta, non è il caso di andare nel panico: comunque andrà, il latte in polvere resterà una delle scelte, per comprare i formaggi fatti con quello crudo basta leggere le etichette.
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