EuroDisney: il conto degli italiani è più salato di quello dei francesi
Prezzi degli hotel: due notti a Disneyland Paris costano 865 a una famiglia belga o francese, 1.114 a una spagnola, 1.204 a una romena e 1.339 a una italiana. La scoperta dell'eurodeputato Marc Tarabella che chiede una normativa per regolare la discriminazione vietata dal buon senso e dalla legge.
Dimmi da dove vieni e ti dirò quanto paghi. Succede in Francia, a EuroDisney dove, manco a dirlo, agli italiani va peggio che al resto degli europei. A scoprire la discriminazione dei paganti in base alla loro nazionalità è stato il deputato europeo Marc Tarabella, responsabile della tutela dei consumatori, che ha chiesto una nuova regolamentazione del mercato digitale comunitario oltre a sanzioni per EuroDisney. Tanto più che il trattamento speciale - oltre ad essere di cattivo gusto - è pure vietato dall’articolo 95 della direttiva del 2006 sui Servizi nel mercato interno che recita: “l’accesso a un servizio non può essere negato o reso più difficile in base alla nazionalità o al luogo di residenza”. Tant’è, alle casse di EuroDisney, passaporto alla mano, una famiglia francese o belga paga 865 euro per due notti, una spagnola 1.114 (per la stessa camera), una romena 1.204, una italiana 1.339.
A meno che non siate hacker professionisti, provare ad aggirare la questione prenotando dal sito belga o francese è ovviamente impossibile: l’indirizzo IP del computer è un segugio che non lascia scampo e reindirizza la ricerca al paese di appartenenza. La direzione di EuroDisney rimanda al mittente le accuse dicendo che “La conoscenza del mercato ci consente di offrire altre offerte su misura” ma è un fatto che le offerte per gli italiani proprio convenienti non sono come quelle applicate ai francesi o ai belgi.
Insomma, mentre le frontiere (quelle reali) sono cadute una dopo l’altra, quelle virtuali sono ben salde. EuroDisney, infatti, non è l’unica ad applicare trattamenti diversi a seconda della nazionalità grazie al meccanismo dell’IP tracking. Lo fanno anche siti di abbigliamento online come “Zalando, La Redoute, Asos e altri” spiega Tarabella a Repubblica, dimostrando “quanto siamo ancora lontani da un mercato unico digitale”. Una pratica odiosa dove "Disneyland Paris - spiega Tarabella - è in testa alla hitparade perché lo fa in modo evidente a danno di italiani, spagnoli e tedeschi, e a beneficio di francesi e belgi".
D’altra parte lo facciamo anche noi italiani: a proposito Tarabella ricorda il caso degli alpinisti bulgari a cui fu recapitato “un conto di 2.400 euro a persona per l’elisoccorso mentre i compagni di cordata italiani se l’erano cavata con 800 euro a testa”. Insomma, quello che un tempo era un giochetto per furbi ristoratori o tassisti che sfoderavano conti più salati ai turisti, oggi è una pratica raffinata adottata dalle grandi aziende. A questo punto la questione va sanata all’origine, altrimenti si rischia di dover mettere una toppa ogni volta, come quando, ricorda Tarantella, la Ue scoprì che i britannici pagavano il 53% in più dei polacchi o dei belgi per noleggiare un auto e costrinse “Europcar, Hertz e Avis” a rimettersi in riga. Non resta che attendere e magari, nel frattempo, farsi un giro da qualche altra parte.
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