"Pas": Michelle Hunziker la cita in tv e scatena lo sdegno delle femministe
Ospite da Fazio, Michelle Hunziker, sostenitrice con Giulia Bongiorno della proposta di legge per tutelare i minori dalle violenze dei genitori che divorziano, cita la "Pas" e scatena lo sdegno delle legali e delle femministe: "La sindrome non esiste, così favoriscono i padri violenti".
Una proposta di legge per tutelare i minori dalle violenze dei genitori nei divorzi si è trasformata nell'ennesima polemica all'italiana. È bastato che Michelle Hunziker, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa per promuovere la legge in questione, facesse un cenno alla Pas - sindrome da alienazione genitoriale - perché si scatenasse un putiferio. Ora è un tutti contro tutti. Le legali che difendono le donne nei centri antiviolenza hanno inviato una lettera infuocata ad Anna Maria Tarantola, presidente della Rai chiedendo di mettere i puntini sulle i. Critiche al vetriolo hanno sommerso la Hunziker, Giulia Bongiorno - legale di fama, specializzata in liti familiari nonché promotrice della legge nelle vesti di parlamentare - e la loro associazione per le donne vittime di violenza Doppia difesa Onlus. E critiche di varia natura - tra quelle che difendono e quelle che stigmatizzano gli uomini - hanno sollevato un polverone sui social. Ma facciamo un passo alla volta.
Per chi se lo fosse perso, secondo la proposta - che potrebbe diventare una legge di iniziativa popolare grazie alla raccolta-firme -, i genitori che dopo la separazione impediscono all'ex coniuge di passare del tempo con il figlio saltando gli appuntamenti, accampando continue scuse o anche denigrando apertamente il genitore davanti al bambino verrebbero puniti anche con il carcere. Il che tutelerebbe i piccoli che dovrebbero restare al di fuori delle recriminazioni dei grandi. A far infuriare avvocate e femministe è stata Michelle Hunziker quando, per spiegare il reato (e gli effetti sui figli), ha tirato in ballo la Pas.
La sindrome, descritta nel 1984 dallo psichiatra americano Richard Gardner, consisterebbe in un disturbo della sfera affettiva che colpisce i figli quando uno dei genitori, durante la separazione, denigra l'altro per allontanarlo: per l'appunto con insinuazioni, confidenze maligne, accuse più o meno campate per aria che possono diventare disastrose nella testa dei bambini, vuoi perché vulnerabili, vuoi perché resi ancora più fragili dal conflitto tra mamma e papà.
La Pas, però, non è accettata dalla maggioranza della comunità scientifica internazionale (e non è nei protocolli medici italiani). È anzi, secondo la Rete delle avvocate delle case delle donne, la scusa che i padri violenti usano in tribunale per aggredire le madri che cercano di tenerli lontani da casa. Ecco perché le avvocate hanno scritto una lettera a Fazio e alla direzione di Rai Tre dicendo in estrema sintesi: “La legge va bene ma la Pas non esiste" e male ha fatto la Hunziker a descriverla come una sindrome accertata in trasmissione.
Tutti ricordiamo il video del bimbo di Cittadella (Padova), prelevato a forza da agenti di polizia e assistenti sociali da scuola per affidarlo al padre (come il tribunale aveva deciso e la madre si rifiutava di fare) nell'ottobre 2012. In quel caso uno dei periti aveva diagnosticato la Pas. Oggi il bambino vive per lo più con il papà e continua a vedere la madre con frequenza, anche se la diagnosi non è stata presa in considerazione come tale (ma il clima che si respirava in casa sì).
Tant’è, la bufera sulla Pas ha spostato l’attenzione del dibattito sulla legge su un dettaglio, tanto che la Hunziker, per smorzare i toni ha diramato un comunicato: “Questa proposta non ha alcuna pretesa di normativizzare la “PAS” intesa come malattia. Non si tratta, quindi, di superare i dubbi scientifici con una proposta di legge, ma di tener conto di un allarmante fenomeno sociale che richiede attenzione da parte del legislatore. Il reato che chiediamo di introdurre sanzionerebbe cioè azioni ben modellate (...), sempre che sia intenzionalmente impedita la piena espressione della responsabilità genitoriale. È lampante come oggi simili comportamenti rischierebbero di sfuggire alla repressione penale: non ricadono infatti all’interno dei maltrattamenti in famiglia, né all’interno della sottrazione di minori”.
La Bongiorno spiega che, nella sua esperienza di avvocato, i casi di violenze sui minori si ripetono di continuo: una legge serve, a prescindere dal nome che si vuol dare al disturbo. Anche gli psichiatri italiani - sebbene non accettino la definizione di sindrome -, conoscono bene il problema.
Insomma, la sensazione è che la ricetta giusta sia fare la legge, sorvolando magari sulla Pas. Chiamarlo disagio, violenza, malessere o in qualunque altro modo - purché giuridicamente efficace - dovrebbe bastare.
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