Casa flessibile e condivisa: lo short rent ha trasformato le mura in tesori

Casa flessibile e condivisa: lo short rent ha trasformato le mura in tesori. Lo sanno bene a Milano dove durante Expo2015 gli alberghi sono mezzi vuoti ma le prenotazioni nelle case in affitto sono quadruplicate. Ecco come Airbnb e colleghi fanno la gioia di viaggiatori e proprietari.  

A Milano, per Expo2015, le case messe a disposizione dagli abitanti sono più che raddoppiate nell'ultimo anno e le prenotazioni sono quadruplicate.


Chi trova una casa, trova un tesoro. Chi ha detto che per farla rendere denaro (o farne risparmiare) è necessario venderla o (affittarla) in blocco? Basta un click (qualcuno in più, per la verità) e la casa da costo si trasforma sempre più spesso in una rendita - per pagarsi le bollette o addirittura le vacanze - o un risparmio, per viaggiare o magari per cogliere al volo un lavoro in un’altra città che un tempo significava (esose) caparre e (lunghi) impegni. Nell’era in cui tutto è precario anche le mura si sono adattate e si sono fatte flessibili. Risultato, l'economia gira, le persone pure e tutti vissero felici e contenti.

Benvenuti nell’era dello short rent, l’affitto a breve e brevissimo periodo: un fine settimana, quindici giorni, qualche mese al massimo. Un vantaggio per chi la casa ce l’ha e un vantaggio per chi la cerca a prezzi accessibili. Lo sanno bene a Milano, dove, a poche settimane dall’inaugurazione di Expo2105 (che dovrebbe portare in città 20milioni di turisti), solo il 40% degli alberghi registrava il tutto esaurito mentre le 7600 case messe su Airbnb - il doppio rispetto a un anno fa - sono state prese d’assalto. A dare i numeri c’è la ricerca dell’Osservatorio Assolombarda Bocconi sul tema dell’Ospitalità alternativa: “Il numero di prenotazioni su Airbnb a Milano durante l’Expo – spiega la nota – è quasi quadruplicato (+293%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. 84% è la percentuale di alloggi prenotati al di fuori del centro storico: in questo modo, Airbnb porterà i turisti a visitare mete tradizionalmente fuori dal circuito turistico: il 50% di alloggi disponibili su Airbnb a Milano si trova al di fuori della zona 1”. Insomma, tra chi è tornato a vivere da mamma e papà e chi si è ristretto dedicando ai turisti la stanza che prima usava come studio, la concorrenza ha sbancato il mercato. 

D’altra parte un’elaborazione di Casa.it dice che a Milano per un appartamento da quattro persone in centro si pagano tra i 110 e i 150 euro, a Roma tra i 120 e i 300. Chi ha un minimo di dimestichezza con i tariffari degli hotel sa che non è neppure il caso di cominciare a fare un paragone. Senza contare che affittare un appartamento significa abbattere i costi per il pranzo e la cena e al ristorante ci si va solo per diletto. E senza contare che viaggiare con i bambini piccoli (che nei letti degli alberghi non ci possono ancora dormire e non possono certo portarsi in aereo i seggioloni per la pappa) non è mai stato così facile (e leggero): basta spuntare le opzioni (ormai tutti i portali si sono adeguati alla domanda) e il gioco è fatto. 

Stesso discorso vale per Torino, dove tra l’ostensione della Sindone, il bicentenario di Don Bosco e la visita del Papa, la città si ritrova a fare i conti con 2milioni di pellegrini. Anche qui le case prêt-à-porter sono spuntate come i funghi. Francesca, 30 anni e un appartamento vicino alla stazione, ha dedicato all’ospitalità una stanza. Risultato: da quattro mesi le bollette di luce e gas si pagano da sole. Carlotta, 34 e un appartamento in pieno centro, con i guadagni dei turisti che dormono nella stanza di fianco alla sua, ci pagherà le vacanze quest’estate. Insomma, se all’inizio del Novecento erano le famiglie decadenti a mettere sul mercato porzioni di grandi residenze troppo costose da gestire, oggi sono i giovani (e non solo i giovani) della sharing economy che hanno fatto di necessità virtù trasformando la casa in un reddito.  

Tutti quelli che, invece, oltre alla prima hanno anche una seconda casa, magari sfitta, magari al mare, in montagna o in campagna, gli affari d’oro li fanno da tempo: in Italia sono circa 800mila e i proprietari, alle prese con un fisco sempre più esoso, usano i ricavi da short rent per pagare, almeno in parte, le spese in un gioco d’incastri nel calendario tra i giorni dedicati ai turisti e quelli riservati alla vacanza per sé, tra le porzioni dell’armadio chiuso a chiave e quelle pronte ad accogliere i vestiti degli altri. 

Insomma, una vera manna dal cielo che oltre ad aver dato un reddito, ha anche mandato in pensione una serie di incubi tipici degli affittuari. Primo tra tutti gli inquilini morosi e quelli spacconi: si paga in anticipo e con tanto di caparra e il meccanismo delle recensioni (che coinvolgono gli ospiti tanto quanto gli ospitanti) assicura una pubblicità tanto veritiera quanto efficace come solo il passaparola può essere. 

È il trionfo della grande ragnatela virtuale che incastra anche il mondo reale e che più si consolida, più si allarga e più avvicina le persone e le esigenze: tutti pagano tutti, i costi si compensano, il denaro gira. Flessibile e condivisa: eccola, la casa del futuro a portata di click. Un vero e proprio tesoro.

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