Adozione e maternità segreta: il nuovo disegno di legge
Il disegno di legge presentato dalla parlamentare Pd Luisa Bossa potrebbe permettere agli adottati non riconosciuti di conoscere il nome e il quadro clinico della mamma biologica a 25 anni d'età. La legge attuale permette di accedere alle informazioni solo cent'anni dopo la nascita.
Chi fuor li maggior tuoi? Più che una domanda di dantesca (e infernale) memoria, fino ad oggi, si trattava di un irrisolvibile dubbio amletico per gli oltre 400mila figli che, negli ultimi 60 anni, non sono stati riconosciuti dalla loro mamma biologica. Il quesito è importante: meglio tutelare la riservatezza di chi non ha voluto (o potuto) accogliere un neonato o meglio far conoscere la verità a chi cerca le sue origini (anche biologiche)? Insomma: diritto alla riservatezza o diritto alla conoscenza?
Finora la legge ha tutelato il primo ma, dal 15 di maggio, la situazione potrebbe cambiare. Alla Camera, infatti, arriverà un importante disegno di legge che, senza ribaltare la situazione, cercherà di tutelare anche i figli permettendo loro di conoscere quantomeno il patrimonio genetico di chi li ha generati per scoprire in anticipo le possibili malattie ereditarie. Allo stato attuale delle cose, infatti, i figli non riconosciuti possono accedere alle informazioni sulle loro origini solo cent’anni dopo la data di nascita. Sostanzialmente, quindi, un diritto negato anche se la Corte di Strasburgo si è già mossa in senso contrario nel 2012 accogliendo il ricorso di una signora triestina chiedendo al legislatore che i due diritti si contemperassero.
Da qui prende spunto la proposta di legge della parlamentare Pd Luisa Bossa che prevede che l’adottato non riconosciuto possa, compiuti i 25 anni di età, rivolgersi al Tribunale dei Minori per richiedere informazioni sui suoi genitori naturali. Una volta inoltrata la richiesta il tribunale informerà i genitori biologici per avere il loro consenso oppure, nel caso questi siano deceduti, provvederà in automatico a fornire all’interessato tutte le informazioni richieste.
“Conoscere le proprie origini – ha dichiarato Luisa Bossa - è un diritto sacrosanto, e nessuno deve negare questa possibilità”. Si aspetta la risposta della Camera.
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