Su Facebook, lo straziante addio di Sheryl Sandberg a suo marito Dave
Sheryl Sandberg, direttore operativo di Facebook affida al social network l'ultimo saluto al marito Dave Goldberg, morto a 47 anni nella notte tra il 1° e il 2 maggio dopo essersi inciampato sul tapis roulant. Il profilo di Dave è già al sicuro, a differenza di tanti, troppi altri.
Sheryl Sandberg non poteva che affidare al suo profilo di Facebook le parole per dare forma al dolore dopo la scomparsa di suo marito Dave Goldberg, morto a 47 anni di una morte assurda nella notte tra il 1° e il 2 maggio mentre era in vacanza con la moglie e i loro due figli. Stava correndo sul tapis roulant, si è inciampato, ha battuto la testa. Non si è più rialzato.
Lo ha pianto tutta la rete, Mark Zuckerberg per primo, l'omone calmo e visionario, tra i primi a capire la portata rivoluzionaria di internet e dei social, che lavorava a SurveyMonkey e che da poco meno di vent’anni stava al fianco di Sheryl, direttore operativo di Facebook.
Racconta come si sono conosciuti: “Ho incontrato Dave circa vent'anni fa, quando mi sono trasferita a Los Angeles. Divenne il mio migliore amico, mi fece vedere Internet per la prima volta, ci divertivamo insieme, mi portava al tempio per le festività ebraiche e mi fece conoscere la musica migliore che io abbia mai ascoltato”. Racconta i primi tempi: “Abbiamo vissuto undici anni di vera gioia e pieni di amori, un matrimonio felicissimo e il legame più vero che potessi mai immaginare... Mi ha fatto provare cosa vuol dire essere compresa veramente, mi ha supportato sempre e comunque e mi ha amato tantissimo, e lo porterò sempre con me. Soprattutto, mi ha dato i due bambini più fantastici del mondo”. Racconta la loro complicità: “Dave era la mia roccia. Quando mi arrabbiavo, lui restava calmo. Quando ero preoccupata, lui diceva sempre che tutto sarebbe andato bene. Quando non ero sicura di cosa fare, lui se ne rendeva conto. Si è dedicato completamente ai suoi bambini in ogni modo e la loro forza mostrata in questi ultimi giorni è il segno più tangibile che Dave nello spirito è ancora qui con noi”. Racconta la gratitudine, nonostante tutto: “Io e Dave non abbiamo avuto abbastanza tempo insieme. Ma anche se ho il cuore distrutto, sono comunque grata. Anche in questi ultimi giorni, i più tristi e bui della mia vita, so benissimo di essere stata molto fortunata. Se il giorno in cui ho sposato Dave qualcuno mi avesse detto ciò che sarebbe accaduto dopo undici anni, andrei sempre su quell'altare. Perché undici anni di matrimonio e dieci anni da genitore insieme a Dave sono la cosa più fortunata e felice che mi potesse capitare. Sono grata per ogni minuto vissuto accanto a lui”.
E infine racconta il suo funerale e come lo terrà vivo, nonostante tutto: “Abbiamo dato oggi l'ultimo saluto all'amore della mia vita, ma abbiamo sepolto solo il suo corpo. Il suo spirito, la sua anima, la sua grande capacità di dare agli altri è ancora qui con noi. Vive nelle storie delle persone che raccontano come ha influenzato la loro vita, nell'amore visibile agli occhi dei nostri parenti e amici, nello spirito di sopportazione dei nostri bambini. Le cose non saranno più le stesse, ma il mondo è migliore dopo gli anni vissuti dal mio amato marito”. Straziante e commuovente, il post è piaciuto a quasi 400mila persone che hanno commentato, espresso condoglianze e manifestato solidarietà.
Sheryl non è la prima a usare la rete per dare voce al dolore di fronte alla morte. E considerando la sua professione sa bene come farlo: il profilo del marito è già stato messo al sicuro da messaggi post mortem che popolano i profili di chi è passato a miglior vita. Un’attitudine che da anni riempie le pagine dei cosiddetti digital ghost, quei 30 o 40 milioni di anime il cui profilo resta attivo anche dopo la morte, in una pratica che suona tanto macabra quanto illusoria, surreale e pure un po' masochista. Gente che scrive sulla bacheca, posta foto, racconta episodi a eterna digitale memoria. Al punto che Facebook si è attrezzato creando un servizio ad hoc per convertire il profilo di un utente deceduto da pagina attiva a commemorativa. Una questione, quella dei profili dei morti, su cui si sono interrogati in tanti. Un articolo di Randall Munroe si domandava: “Quando Facebook conterà più profili di persone morte rispetto a quelle vive?”. Pare che la tendenza si invertirà nel 2065 o, al più tardi, a metà del 2100 (sempre nel caso in cui Facebook resista tanto). Almeno questo non sarà un nostro problema.
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