Tattoo per coprire una mastectomia e fare pace con lo specchio
Tatuaggi per coprire le cicatrici dopo una mastectomia: negli Usa David Allen ha creato un portale apposta dove le donne sopravvissute possono trovare esperti che le aiutino a fare i conti con la loro nuova identità e che, alla fine, le permettano di fare pace con lo specchio.
Una cicatrice che diventa un fiore o una farfalla, un segno che non si cancella, muta forma, colore, significato. Oltreoceano le donne che dopo una mastectomia, alle prese con un’identità da ricostruire, decidono di farsi fare un tatuaggio sono sempre di più. Lo sa bene David Allen, tatuatore di Chicago che sui disegni che coprono le cicatrici ha costruito la sua fama nota in tutti gli States. “Trasformiamo lo sterile nel sensuale, il segno di un’operazione in qualcosa di nuovamente bello” dichiara senza giri di parole. Perché più che alle parole, a David interessano i fatti: insieme al suo team ha creato il sito web p-ink.org, affinché “il cancro non sia l’ultimo a lasciare il segno”. Un portale che mette in comunicazione le donne sopravvissute al tumore con artisti del tatuaggio capaci di ridare al corpo offeso una nuova estetica.
“Lo specchio è di nuovo mio amico” dice Willie Mae, che insieme ad altre donne che hanno vinto la battaglia contro il tumore al seno ha deciso di metterci la faccia (e non solo) per ringraziare le artiste che hanno (ri)disegnato il loro corpo e invogliare altre a seguire le proprie orme. “Mi hai regalato qualcosa di bellissimo che porterò su di me per il resto della mia vita e che sono orgogliosa di mostrare” le fa eco Pat. E Mari: “Tutte le volte che mi guardo allo specchio mi commuovo: sento che qualcosa sta guarendo, dentro di me”. E Diane: “Il tatuaggio mi ha restituito qualcosa che ho perso e cercato negli ultimi tre anni”. Un coro di visi, volti e disegni che oltre a coraggio trasmettono poesia e bellezza, quella che arriva da fuori dopo che dentro si è toccato il fondo e si è trovata la forza di risalire la china.
In Italia la pratica del tatuaggio estetico in campo medico è ancora poco diffusa, vuoi perché non è prevista nel tariffario del servizio sanitario nazionale, vuoi perché la normativa in merito ai tatuatori - che devono essere professionisti della dermo pigmentazione accreditati - è assente. Per ora, si spera.
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