Le Pen contro Le Pen: Marine lo sospende dal FN e Jean-Marie la ripudia come figlia

Marine Le Pen sospende il padre Jean-Marie dal Front National, il partito che lui ha fondato nel 1972. Ma lui non ci sta, promette battaglia e la disconosce come figlia:  "mi vergogno che porti il mio nome, mi auguro che lo cambi".

Jean-Marie Le Pen ha ripudiato la figlia Marine dopo che l'esecutivo del Front National lo ha sospeso.


Le Pen contro Le Pen. Potrebbe essere il titolo di un film, invece è quello che succede in Francia tra papà Jean-Marie e figlia Marine. Lui il Front National, il partito di estrema destra d’Oltralpe, l’ha fondato nel 1972; lei ne ha preso le redini nel 2011. Quella che poteva essere una tradizione di famiglia sta diventando una parodia al limite tra il tragico e il comico. 

I fatti: in attesa di un congresso straordinario e della consultazione degli iscritti, lunedì 4 maggio l’esecutivo del partito ha sospeso il fondatore (che in famiglia si traduce con la figlia che ha sospeso il padre) ma il politico classe 1928 non l’ha presa per niente bene e ai microfoni di Europe 1  non solo ha bollato la scelta una "fellonia" ma già che c'era ha ripudiato in diretta la figlia Marine, con tanto di auspicio che cambi al più presto cognome. 

"Mi vergogno che porti il mio nome", ha tuonato senza mezzi termini. Poi, nel caso qualcuno avesse frainteso, ha tenuto a precisare: "Mi vergogno del fatto che la presidente del Front National porti il mio nome e auspicherei d'altra parte che lo perda al più presto. Può farlo sia sposando il suo concubino, sia forse il signor Philippot o qualcun altro. Io non desidero che la presidente del Front National si chiami Le Pen". Quando gli viene fatta la domanda precisa: “Lei ripudia sua figlia?”, Jean-Marie risponde secco e deciso: "Assolutamente". Un po’ meno definitivo quando, invece, gli si chiede se taglierà completamente i ponti con lei: "È la morte che taglia i ponti".

Per una volta non sono gli italiani a lavare in piazza i panni sporchi. D’altra parte i francesi sono nostri cugini e come noi ci vanno a nozze con polemiche come queste. Vedi il trio Hollande, Julie Gayet e la sua ex compagna, Valérie Trierweiler autrice di Merci pour ce moment, o gli intrighi tra Sarközy, Cécilia e Carla Bruni o, ancora, i pasticci combinati da Strauss-Kahn con una cameriera a New York. 

Perciò, quello in casa Le Pen non è che l’ultimo ghiotto pasto per i media. “Tratta suo padre e il presidente fondatore del Front National in modo assolutamente scandaloso” commenta Jean-Marie parlando di se stesso in terza persona. Lui, uno che non è “affatto un pensionato della politica e non intendo in alcun modo andare in pensione”. Poco gl'importa che Marine abbia chiarito che le dichiarazioni del padre non impegnano più in alcun modo il partito: “non ho mai parlato a nome del Front National se non quando ne ero presidente”. Poi però precisa: “È il presidente del Front National che esprime l'opinione del Front National”.

Il pomo della discordia, il modo di gestire il partito e la volontà di Marine di modificare lo statuto del FN eliminando, di fatto, la poltrona di presidente onorario, ovvero quella su cui è seduto il padre. Lui l’accusa di essersi “circondata da un certo numero di persone, social-gollisti, gente di origini diverse che non sono nello spirito che ha caratterizzato la vita del Front National per 40 anni”, citando “ad esempio” Florian Philippot, vice-presidente del FN e braccio destro di Marine. Posizioni che si allontanerebbero talmente tanto dalla filosofia del fondatore, da fargli augurare una sconfitta alle presidenziali del 2017: “se tali principi morali dovessero presiedere lo stato francese, sarebbe scandaloso”. Insomma, meglio che Marine faccia altro: “Sposati, questo ti permetterà di cambiare nome e allevierà la mia coscienza”.

Nel frattempo lui combatterà la sua battagliacon ogni mezzo", deciso a “ristabilire giustizia e dignità, in un partito politico che finora considerava questa una regola”. Anche se il fondatore si dice convinto che “molti iscritti al Front National faranno sapere a Marine Le Pen, o ex Le Pen, ciò che ne pensano”.

Per chi se lo fosse perso, domenica 3 maggio Marine aveva anche accusato il padre di “atti malevoli”. Un vero e proprio complotto, denuncia l’ex presidente: “menzogne destinate a sostenere ciò che si può definire un vero complotto per mettere alla direzione del Front National una nuova squadra”.

A cercare di sedare gli animi è stata Marion Marechal-Le Pen (in casa Le Pen, a quanto pare, i bambini vengono cresciuti a latte e comizi), divisa tra zia Marine, nonno Jean-Marie e i suoi interessi personali che ha invitato tutti a una pausa di riflessione visto che in ballo c’è anche la sua candidatura per il partito alle regionali nella regione Paca (Provenza-Alpi-Costa Azzurra), quella in cui originariamente era candidato il nonno, che ha dovuto cederle il passo. “Mi ritrovo in una situazione personale delicata” ha affermato riferendosi all'aria che, in casa, si taglia con il coltello e “non vorrei che questo nuocesse, in un modo o in un altro, alla candidatura nella regione Paca”. Insomma, tempo al tempo: “prenderò la mia decisione nelle prossime settimane. Se dovesse essere designato un nuovo candidato naturalmente lo sosterrei” ha dichiarato a Le Figaro. “La mia scelta non è in alcun modo un appoggio al presidente onorario perché sono rimasta profondamente scioccata soprattutto per le dichiarazioni che ha fatto ieri. Credo che tutti possano comprendere la mia posizione. Ne ho d'altronde parlato con Marine Le Pen e mi capisce profondamente”. 

Quelle del nonno che vuole disconoscere sua figlia, nonché la zia della diretta interessata Marion sono “parole emotive e di ferite affettive più che dichiarazioni politiche - ha detto la nipote Marion Maréchal -. Altrimenti significherebbe che rinnega 40 anni di lotta politica. L'obiettivo è ferire volontariamente". Un obiettivo che, però, rischia di inguaiarlo perché ora, a dire di Marion “anche tra i suoi più fedeli sostenitori, molti mi sembrano turbati da ciò che accade…”. Siete tutti invitati alla prossima puntata, per una volta non tocca a noi.

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