One World Trade Center infestato dai topi: Anna Wintour lavora da casa

I ratti hanno infestato il One World Trade Center, il grattacielo simbolo della rinascita di Ground Zero, dove la Condé Nast aveva trasferito gli uffici: Anna Wintour, indignata, diserta l'ufficio fino a nuovo ordine.  

I ratti hanno invaso il grattacielo del One World Trade Center dove la Condé Nast si è appena trasferita: Anna Wintour ha disertato il suo ufficio.


Là dove c'era una voragine, ora c'è un grattacielo. Un grattacielo infestato dai topi. Così tanti che Anna Wintour, la direttrice di Vogue, ha disertato la sua scrivania newyorkese finché la situazione non sarà risolta. Missione, quella contro i ratti, difficile tanto quanto quella contro il terrorismo. Perché se a novembre, quando il One World Trade Center ha aperto i battenti segnando la rinascita di Ground Zero, tutti facevano a gara per aggiudicarsi un ufficio, oggi sono più quelli che se ne vogliono andare, stremati dalla nuova invasione.

Invasione, quella dei roditori, che nella Grande Mela non è una novità. Prima che l'ex sindaco Giuliani avviasse una disinfestazione, infatti, ce n’erano almeno otto per ogni abitante: i numeri davano 10 milioni di esseri umani contro 80 milioni di ratti. Ma la speranza è l'ultima a morire e i residenti di Manhattan hanno creduto che l'operazione del primo cittadino fosse definitiva. La Condé Nast per prima che, tentata dagli affitti bassi e dalla missione di riqualificare la zona colpita dall'11 settembre, aveva trasferito gli uffici nel nuovo grattacielo.

L'entusiasmo è durato giusto il tempo di vedere un tappeto trasformato in gruviera, il soffitto dell’ufficio di un editor dell’informazione sportiva smangiucchiato e gli escrementi sulla tastiera del computer di un altro. E a nulla è servita (se non a fare arrabbiare ancora di più i lavoratori che hanno protestato ufficialmente con le autorità cittadine) la circolare che i dirigenti della Condé Nast hanno inviato ai loro dipendenti invitandoli a non mangiare mai sulle scrivanie. Per ora, l'unica strategia, è quella adottata dalla sacerdotessa Anna: lavorare da casa.

Soluzione che, però, non sempre mette gli inquilini al riparo dai famelici roditori. Come a Parigi, per esempio, l'altra grande città che da secoli combatte la sua guerra senza aver - per lo meno finora - avuto la meglio. I topi hanno invaso le strade, la metropolitana, i parchi, le case, i negozi, i ristoranti, i centri commerciali, i musei. I parigini lo sanno e il più delle volte li ignorano. D'altra parte capita di vederli sgattaiolare al Louvre e alle Galeries Lafayette. Ovunque, da sempre. "Uno dei miei primi appartamenti parigini - racconta Grazia, italiana che a Parigi vive e lavora da tempo - si trovava in rue Montorgueil, in pieno centro. A soli cento metri abitava il mio ragazzo che, a differenza mia, condivideva il suo monolocale con diversi topini che andavano a trovarlo. Ora, siamo d'accordo che gli affitti parigini siano molto cari e che sarebbe meglio condividerli con qualcuno, ma non ci sembrava il caso che quel qualcuno fossero dei topi". Grazia e fidanzato hanno chiamato la proprietaria che li ha invitati con modi non troppo gentili ad arrangiarsi: "ci ha urlato che non aveva nessuna intenzione di intervenire - continua Grazia -, e che è del tutto normale avere dei topi dato che si abita in una via piena di ristoranti. Morale della favola? Abbiamo trovato un altro appartamento insieme, lontano dai ristoranti".  


La guerra contro i topi parigini è universale: la combattono i ricchi e i poveri, da sempre. "Infestano anche i quartieri chic - racconta Francesca, una giovane milanese trapiantata nella Ville Lumière -, tipo il XVIème, dove vivono Sarkozy e altri vip. Quartieri dove un appartamento di dieci metri quadri, al sesto piano (senza ascensore) è affittato a 600 euro al mese". A testimoniare le lunghe (e infruttuose) battaglie, c'è il negozietto specializzato in derattizzazione vicino a Les Halles - dove una volta c’era un grande mercato e oggi c'è un enorme centro commerciale - che mette in vetrina gli esemplari imbalsamati dei tempi che furono, insieme alle vecchie trappole di ferro e alle moderne macchinette ad ultrasuoni. 

Insomma Topolinia cresce un giorno dopo l'altro, senza pretese, incurante delle trappole, vincendo una battaglia dopo l'altra di una guerra che sembra infinita. Forse, qualcuno dovrebbe dire ad Anna Wintour che se ancora vuole dirigere l'impero della moda, è meglio che attrezzi la sua casa a ufficio. Fino al primo topo domestico, s'intende. 

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