Come controllare le proprie emozioni
Cosa fare quando la rabbia monta? Come evitare la tristezza o non averne paura? Ecco qualche consiglio per avere la meglio sulle vostre emozioni.
Le emozioni hanno un ruolo importante nella nostra vita: ci dicono che dobbiamo riflettere prima di agire o su quello che abbiamo fatto. È difficile reprimerle, ma possiamo imparare a controllarle. Non sempre, infatti, i sentimenti che proviamo sono giustificati. Per non lasciarsi sopraffare da rabbia, ansia o tristezza, bisogna capire quali sono le cause di queste emozioni, guardando dentro se stessi ma anche negli atteggiamenti degli altri. Non siamo sempre responsabili di quello che proviamo, ma spetta a noi imparare a reagire.
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La rabbia
La collera è una reazione istintiva legata alla nostra educazione. Quando si è bambini, ci viene insegnato ciò che è bene (venendo ricompensati a volte) e ciò che non lo è (sgridandoci). Questo spiega perché generalmente la rabbia sorge di fronte a situazioni d’intolleranza, d’ingiustizia o di mancanza di rispetto. E se c'è chi riesce a controllare questo sentimento, altri gli danno libero sfogo.
La soluzione: è difficile controllare la propria collera, ma non impossibile. Lo scopo è quello di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni. Cominciate col cercare la vera causa della vostra rabbia prima di mettervi ad urlare che non è giusto. Per esempio, è a causa dell’auto che vi ha appena preso il posto al parcheggio che vi state arrabbiando, o perché siete già in ritardo? E poi, non bisogna confondere odio e collera. Sappiate che la collera ha sempre una causa esterna (se la causa è interna, si tratta allora di odio). Dovrete dunque trovare la fonte di questo improvviso cambiamento (una conversazione, il comportamento di qualcuno, una notizia ecc…) e analizzarla. Sarete allora in grado di ristabilire l’ordine (dire alla persona che ha parcheggiato al vostro posto che stavate aspettando) o altrimenti evitarvi situazioni scomode (prendendo la decisione di parcheggiare altrove).
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La tristezza
La tristezza è un sentimento molto forte e inevitabile. È anche utile, perché funge da transizione. È il punto finale che ci permette di ricominciare da capo. È il simbolo della fine di un periodo della vita, che la fine sia voluta o meno. Si può per esempio essere tristi perché una bella annata sta per concludersi, senza per forza temere quella che sta arrivando: è semplicemente la fine di un periodo felice. La tristezza non è dunque esclusivamente riservata agli eventi negativi. Questa emozione ci aiuta a chiudere con una situazione, una relazione o una persona. Ci dà la possibilità di cambiare le cose, di andare avanti.
La soluzione: la tristezza vi vuole bene. È il segno che tenete a ciò che sta per concludersi. La sua fine non vi lascia indifferenti, è dunque una prova della vostra umanità. Si è raramente tristi quando un incubo finisce. Prima di tutto bisogna dunque accettare questa tristezza, le lacrime esistono per lasciarla esprimere. Poi, bisogna considerare questo stato emozionale come una possibilità di cominciare una nuova fase della vostra vita. La tristezza sarà dunque che vi permetterà di andare oltre. La cosa migliore per superarla è fare un cambiamento più o meno radicale. Alcune persone cambiano taglio di capelli dopo una rottura, per fare tabula rasa e darsi la possibilità di un nuovo inizio. Per altri, sarà invece una settimana al mare, lontano dalle agitazioni quotidiane, che permetterà di fare il punto, ma anche di far andar via la tristezza e di tornare col pieno di idee nuove in testa. A ognuno il suo metodo.
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La noia
La noia dipende solo da voi. Non sono gli altri ad essere noiosi, siete voi ad essere demotivate. Possono esserci delle cause diverse. La prima è la mancanza d’interesse. Ci si può annoiare in tutti gli ambiti, a scuola, al lavoro, nelle relazioni d’amicizia anche se prima non era così. Non sapete esattamente perché, ma vi annoiate. La seconda causa possibile della noia è la stanchezza psicologica. Nonostante la vostra buona volontà nel cercare di leggere un romanzo che, ieri ancora vi appassionava, non riuscite a concentrarvi e lo trovate noioso… in entrambi i casi, la noia, alla fine non è che la mancanza temporanea di curiosità.
La soluzione: se la noia è la conseguenza di una stanchezza psicologica, la soluzione è riposare il cervello. Modificate le vostre abitudini e aggiungetevi un po’ di novità affinché la curiosità torni. Per esempio, anziché ostinarvi a leggere il romanzo che vi hanno prestato ma che stasera non v’interessa più, ascoltate un po’ di musica e tornate al romanzo tra qualche giorno. Se è la mancanza d’interesse la responsabile della vostra noia, è forse perché gli obiettivi iniziali sono stati raggiunti. Sta a voi allora fissarne di nuovi, che vi motiveranno nuovamente, ridandovi la curiosità e sradicando la noia. Il vostro lavoro non vi appassiona più, eppure per tre anni vi è piaciuto molto. Da cosa dipende questo cambiamento? Non è il segno che è ormai tempo di cambiare? Prendete in mano la situazione e lanciatevi nella ricerca di un nuovo impiego. Chi lo sa? Forse non vi rendete neppure conto di quanto alla fine il vostro lavoro non sia poi così male. Allo stesso modo, se trovate i vostri amici noiosi, chiedetevi se non siete piuttosto voi ad essere cambiati. Non date sempre la colpa agli altri e prendete l’iniziativa.
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L'insoddisfazione
L'insoddisfazione è un sentimento molto più positivo di quanto non si possa immaginare. In effetti, è la prova dell’ostinazione nel voler raggiungere un obiettivo. È un sentimento che proviamo fin dalla più tenera età, per esempio quando ci accorgiamo di non essere più l'unica preoccupazione dei nostri genitori. Spesso è spiacevole, poiché implica la buona volontà di fare ma senza riuscire. A volte, anche mettendo tutto da parte, è impossibile raggiungere i propri fini. Ma l'insoddisfazione è spesso dovuta all’uso di mezzi inadeguati a raggiungere un particolare obiettivo. Non è facile accettare quest’errore e rimettersi in discussione.
La soluzione: per limitare l'insoddisfazione o uscire da una situazione frustrante, ci sono due possibilità. La prima è la rinuncia. Poiché lo scopo prefissato non è stato raggiunto malgrado i mezzi investiti per riuscirvi, la soluzione può essere cambiare obiettivo. L’altra possibilità è quella di cambiare i mezzi utilizzati per raggiunger l’obiettivo. Non soltanto la motivazione aumenterà, ma la frustrazione scomparirà almeno per un po’. Non è facile affrontare questa situazione: ci vogliono tempo, pazienza e coraggio. L'insoddisfazione è spesso legata alla volontà di gestire sempre e comunque gli eventi. Ma in realtà, nulla può essere totalmente controllato, è quindi un inutile perdita di tempo cercare di farlo! Bisogna imparare a mollare la presa, cosa non proprio facile quando si lavora su un progetto da tempo, ma invano.
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La paura dell’ignoto
La paura è un riflesso animale che abbiamo conservato durante la nostra evoluzione. E ne siamo felici, poiché questa emozione ci permette di sapere quando bisogna prendere delle precauzioni. Se la paura indica un pericolo, permette anche di anticiparlo e dunque di rifletterci per evitarlo a tutti i costi. La paura è generalmente legata al futuro, al timore d ciò che può accadere. È l’ignoto che ci spaventa e che ci preoccupa, in maniera ingiustificata o meno. La paura può, a volte, essere legata ad un evento traumatico del passato, risalente all’infanzia. In questo caso, non è l’ignoto che temiamo, ma al contrario un contesto ben preciso.
La soluzione per controllare la propria paura è capirla. In questo modo, possiamo riflettere sulle armi che possediamo per difenderci. Come il gatto che si nasconde o che inarca la schiena, sentiamo il bisogno di agire e di non rimanere inermi difronte ad un potenziale pericolo. In questo modo possiamo prepararci ad affrontarlo, in maniera intelligente, per esempio chiedendoci ciò che di peggio potrebbe accadere nella situazione che ci spaventa. La paura non è una prerogativa dei bambini, esiste anche fra gli adulti: quando cominciamo un nuovo lavoro o una nuova relazione, le domande sono numerose e le paura a volte irrazionali. La cosa migliore da fare è valutare le probabilità che il peggio accada. Come può svolgersi il peggior primo giorno di lavoro? Quali sono i rischi che corro innamorandomi di quest’uomo? L’analisi eviterà inoltre che la paura, non sempre giustificata, non risorga ogni volta che la situazione si presenta.
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La vergogna
La vergogna è un sentimento che si prova nei confronti degli altri. In effetti, è attraverso gli occhi degli altri che capiamo che ciò che abbiamo fatto è vergognoso. Senza questo giudizio esteriore, non avremmo coscienza, o almeno non così velocemente, dell’impatto delle nostre azioni. La vergogna serve anche all’integrazione: permette di capire ciò che è autorizzato e ciò che non lo è in un certo contesto, anche se non lo è necessariamente altrove. Tra l’altro, la nozione di vergogna viene percepita molto rapidamente e può diventare discriminante fin dall'infanzia e in maniera più o meno giustificata.
La soluzione: vergognarsi è generalmente molto doloroso. È un sentimento che degenera e che non è piacevole. La cosa importante per controllare la vergogna è capire ciò che è vergognoso, poi assumerne il peso senza aggiungere altro. Bisogna voltare pagina il prima possibile e non lasciare che questo sentimento duri nel tempo. Se la vergogna non è giustificata, potete cercare un confronto con le persone che sono rimaste scioccate dal vostro comportamento. Se non è possibile, è meglio lasciare tempo al tempo e rinviare il dialogo. Per finire, ai bambini bisogna spiegare che la vergogna non è un tabù. Se si vergognano, devono dirlo per capire e fare in modo che il sentimento non duri troppo e che per esempio non si sentano rifiutati dagli altri bambini. Questo si rivela essere ancora più importante se consideriamo che, a volte, i bambini provano vergogna per azioni compiute dagli adulti. Sapere che possono parlarne è indispensabile.
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L'invidia
Anche l'invidia è un sentimento che dipende dagli altri. Siamo invidiosi di qualcuno, del suo lavoro, della sua auto, della sua casa, della sua vita… si tratta di un sentimento che nasce perché crediamo gli altri migliori di noi. Mentre fino a questo punto l’equilibrio era perfetto, ecco che comincia a vacillare: pensiamo che l’altro abbia “troppo”, e di conseguenza noi “non abbastanza”. Il sentimento dell'invidia esiste per incitarci a fare di tutto per ristabilire quest’equilibrio: bisogna assolutamente raggiunger l’altro. Dalla neutralità si giunge rapidamente all'autocritica. Perché l'invidia non è orientata verso l’altro, è contro di sé: ci si sente una nullità nel non avere le stesse cose pur meritandole tanto quanto l’altro. Per di più, l'invidia può anche essere un richiamo verso delle promesse che abbiamo potuto fare a noi stesse tempo fa. Per esempio, partire un anno e fare il giro del mondo, o lasciare la città per trasferirsi in campagna… la vita non ve l’ha permesso, ma questo basta per volerne al vostro collega che l’ha fatto?
La soluzione: prima di arrivare alle liti, è importante capire perché siete invidiose. E se avete davvero dei buoni motivi per esserlo. La vostra migliore amica è partita per l'Australia e ci resterà per un anno. Vero, ma è stata lasciata dal fidanzato con cui conviveva e il viaggio è un modo per voltare pagina. Una delle vostre colleghe ha ottenuto una promozione. Vero, ma passa tutta la sua vita in ufficio e non c'è niente che l'appaghi al di là del lavoro...
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L'ansia
Siete sempre in ansia? Sapete perché? L'ansia è spesso indice di una mancanza di fiducia in se stessi, legittima o meno. Noterete tra l’altro che le persone sicure di sé non sembrano mai stressate. Ciò non significa per forza che non lo siano, ma solo che sanno come nasconderlo. Perché mostrare che si è angosciati può sembrare un segno di debolezza: ragione in più per imparare a controllare questa emozione. L'ansia è spesso legata a un evento, a un’azione o semplicemente a una scadenza, che avrà luogo a una data prefissata. Si tratta quindi di un'anticipazione apprensiva.
La soluzione: anticipare va bene, ma bisogna farlo nel modo giusto. Dato che sappiamo che lo stress è legato ad un evento futuro, conviene dunque prepararsi nel migliore dei modi possibili. Per prima cosa cominciate con l’immaginare come vorreste che andassero le cose. Prendiamo l’esempio di un colloquio di lavoro. La cosa migliore sarebbe che le domande fossero pertinenti e le vostre risposte anche di più. Immaginiamo adesso il contrario: l’incubo, ciò che di peggio potrebbe accadere. Entrando nell’ufficio siete scivolate sul pavimento umido. Dopo esservi rialzate incontrate il responsabile delle risorse umane che sembra di pessimo umore. Durante il colloquio, vi fa qualche domanda banale o a trabocchetto, e non sembra che le vostre risposte lo interessino. A partire da questi due copioni, sta a voi fare in modo che tutto si svolga per il meglio anticipando ogni cosa, per essere pronte a reagire in ogni circostanza. Affronterete gli eventi in maniera più rilassata!
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L'incertezza
Senza sapere davvero perché, ecco che i vostri sentimenti sembrano confondersi. Il vostro lavoro non sembra interessarvi troppo in questo momento, i vostri amici vi annoiano così tanto che li evitate col pretesto di una scadenza importante. Anche il vostro partner, che fa tutto quello che può affinché conduciate una vita da sogno, vi infastidisce. Esitate, non sapete esattamente cosa stia succedendo ma non siete nelle vostre condizioni normali. Siete confuse. Questo sentimento è quasi tabù. Anche perché non è sempre facile esprimere quello che si prova in generale e ancora meno quando non si sa perché. Ma anche perché viviamo in una società in cui non è sempre ben visto l’essere “persi”, anche emotivamente. Eppure, la fonte della confusione è legata sia alla mancanza d’informazione, sia all’esitazione. Ed in entrambi i casi è a causa di una scelta che si crea la confusione.
La soluzione: per cambiare le cose, bisogna conoscere esattamente la ragione dell'incertezza. Per esempio, per le vacanze di Natale, non sapete se partire col partner o con le amiche. L'indecisione esiste poiché c’è uno scontro sentimentale tra delle persone a cui tenete molto. Potete chiedervi quali sono i punti forti e i punti deboli di ogni possibile soluzione. Grazie a queste due liste di lati positivi e negativi, avete finalmente le carte in mano per scegliere nel modo più giusto. Potete tentare di vederci più chiaro immaginando quello che potrebbe succedere in un caso e nell’altro. Questi due scenari vi aiuteranno a individuare la scelta migliore. E se dopo tutto questo siete ancora confuse, potete giocare a testa e croce o lasciare che il destino faccia il suo lavoro…
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Il senso di colpa
Contrariamente alla vergogna, il senso di colpa è un sentimento che possiamo provare senza il giudizio altrui. Per esempio, quando delle regole personali, alle quali si tiene, vengono trasgredite. Il senso di colpa è molto utile poiché ci mostra i nostro limiti e ci incita a non rifare lo stesso errore. L’educazione è spesso alla base del senso di colpa poiché sono i valori che ci sono stati inculcati durante l’infanzia che ci forgiano e ci indicano ciò che è bene e ciò che non lo è. Quando agiamo male in base ai nostri valori, ci sentiamo in colpa. Tuttavia, il senso di colpa può essere giustificato poiché crescendo possiamo allontanarci dai valori famigliari e crearne di nostri. In questo caso, il senso di colpa è speso di breve durata e permette di spezzare questo legame familiare, di recidere il cordone ombelicale.
La soluzione: la cosa più importante per controllare il senso di colpa è sapere perché lo proviamo. Perché una regola non è stata rispettata? È stata trasgredita? Lo rifaremo? Grazie a queste risposte, è possibile valutare la gravità dell’azione. Perché chi dice senso di colpa, dice errore grave. Esaminando le conseguenze di quest’azione, possiamo dire che siamo colpevoli (abbiamo fatto soffrire qualcuno?) o semplicemente responsabili (senza conseguenze negative)? La differenza è grande. In effetti, la responsabilità non implica conseguenze gravi come il senso di colpa. Inoltre, potete chiedervi chi aveva fissato questo divieto e quali erano le ragioni? Se avete sempre avuto il divieto di mangiare nei fast food da bambine, non dovete sentirvi in colpa se lo fate da adulte...
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