Varicella in gravidanza: trattamento e prevenzione

Ecco una guida sul comportamento da attuare in caso di varicella in gravidanza (varicella perinatale). I rischi e le strategie di trattamento dipendono dal momento in cui la contaminazione ha luogo.

Rischi per la madre

Nell’adulto, i casi di varicella sono generalmente più gravi, con un rischio importante di pneumopatia varicellosa, in particolare in gravidanza.
Il terzo trimestre di gravidanza è considerato tra i momenti più pericolosi.
Altre complicazioni come meningite, epatite biologica e infezioni secondarie si manifestano solo in rare occasioni.

Rischi neonatali

Il virus della varicella può essere trasmesso durante tutto il periodo della gravidanza, con un livello di rischio variabile a seconda del momento in cui ha avuto luogo il contagio. In caso di infezione materna contratta a 20 settimane dall’amenorrea il rischio di sindrome da varicella congenita è stimato tra l’1 e il 2% e può portare a delle complicazioni serie come il ritardo della crescita intrauterina.
Fino a 3 settimane prima del parto il rischio è considerato come estremamente debole. Il rischio di trasmissione è molto alto se l’infezione si verifica tra 5 giorni prima e 2 giorni dopo il parto. Durante questo periodo si sono frequentemente osservate delle forme gravi di varicella neonatale con un rischio di decesso del neonato in caso di assenza di trattamento.

Trattamento di contagio

Dopo un contagio (contatto diretto con individuo infetto, di una durata di 5 minuti da soli o di un’ora nella stessa stanza) il tasso d contaminazione si stima tra il 60 e il 90%. Il comportamento da tenere dipende dalla protezione o non della paziente contro il virus: se la gestante ha già contratto la varicella o se ha già ricevuto le due dosi di vaccino. In assenza di immunizzazione si raccomanda la richiesta di una sierologia materna d'urgenza.
In seguito a un contagio che data almeno di quattro giorni il trattamento riposa su due immunoglobuline specifiche con un’autorizzazione temporanea di utilizzo per ridotte i rischi materni.
Un vaccino post-parto è raccomandato in assenza di manifestazione di malattia.

Trattamento della varicella: curare la madre

Il trattamento materno per la varicella, in caso di contagio in gravidanza, dev’essere somministrato entro le 24 ore dal contagio, senza tener conto del termine della gestazione. Si raccomanda un consulto al punto soccorso (e non alla maternità) in modo che, in caso di complicazioni si possa procedere al ricovero della paziente senza rischio di contagio per altre donne in gravidanza.

Trattamento della varicella nel feto

Prima delle 20 settimane dall’amenorrea è consigliabile la realizzazione di un'amniocentesi in caso di segni manifesti nell’ecografia. Un’ecografia orientata viene poi richiesta ogni mese.
Se l’infezione ha luogo tra le 20 e le 36 settimane di amenorrea, non è necessario sorvegliare il feto. Dopo le 36 settimane viene somministrato un trattamento materno per 8 giorni evitando (se possibile) la nascita del bambino nella settimana in cui si manifestano le lesioni cutanee. Durante il soggiorno in maternità si raccomanda di isolare madre e bambino, ma non di separarli.

Trattamento della varicella neonatale

Se l’eruzione cutanea si è manifestata nella donna incinta tra i 21 e i 7 giorni prima della nascita il trattamento si basa sull’osservazione del neonato. In caso di eruzioni cutanee il trattamento medico non è richiesto, ma in caso di eruzione cutanea materna apparsa nella donna incinta tra sette giorni prima e sette giorni dopo la nascita è necessario il ricovero del neonato in terapia intensiva e un trattamento specifico. L’allattamento è possibile se la mammella non manifesta lesioni. La sierologia dev’essere domandata in urgenza per la madre per ogni contagio avvenuto tra 2 e 28 giorni dopo il parto. Se la made non è immunizzata bisognerà effettuare un trattamento del neonato e una vaccinazione della paziente.

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