Infanticidio femminile, aborti selettivi: la strage delle bambine
Vietati e combattuti con leggi ad hoc, l'infanticidio femminile e l'aborto selettivo sono ancora praticati in Cina, India e nel Caucaso: ogni anno mancano all'appello 1, 5 milioni di bambine mai nate.
“Con un figlio hai una discendenza, con dieci figlie non hai nulla”, dice un antico proverbio confuciano; ogni anno, 1 milione e mezzo di bambine è negata la vita ancora prima della nascita, dicono le statistiche più recenti. Tra aborti selettivi e infanticidi femminili è come se all’appello mancasse la popolazione di una città grande come Nairobi, ha colato l'ultimo Dossier indifesa redatto da Terres Des Hommes e pubblicato in occasione della Giornata Mondiale delle Bambine. Per lo più succede in Cina (57%) e in India (30%) dove, secondo le Nazioni Unite, sono 117 milioni le donne mancanti, poco meno del totale della popolazione rosa. Ma la cronaca riporta numeri preoccupanti anche in Vietnam, Pakistan e Corea del Sud; Azerbaijan, Georgia, Armenia e perfino in Montenegro e Albania. Per questo nel mondo gli uomini sono più numerosi delle donne: situazione che non si percepisce in Occidente (dove la percentuale è invertita) ma che è all’origine di profondi squilibri demografici in Asia, Caucaso e Africa.
Aborti selettivi e infanticidi: (inutili) leggi ad hoc
Dalla Cina che per quasi quarant’anni ha inseguito la politica del figlio unico all’India dove una figlia significa uno sforzo economico gigantesco per sostenere la dote al futuro marito, la situazione è insostenibile dal momento che le ripercussioni sull'equilibrio demografico si stanno già facendo sentire con relativa “caccia” alle spose, soprattutto nelle aree più rurali dove la tradizione è dura a morire. Perciò i governi dei maggiori paesi asiatici hanno varato leggi ad hoc per vietare di conoscere il sesso del feto e punire severamente aborti o infanticidi femminili. Divieti facilmente aggirabile corrompendo i medici: in Cina, per esempio, un’ecografia clandestina costa poco più di 2,50 euro; nello stato indiano dell’Haryana, dove vengono alla luce solo 879 bambine ogni mille maschi, un aborto clandestino ammonta a circa 132 euro. Nelle metropoli il tariffario è ancora più conveniente: “un esame ecografico e la pratica dell'eventuale aborto si possono facilmente ottenere per circa 150 dollari" ha sottolineato Suhas Chakma, direttore del Centro asiatico per i Diritti umani (Achr) autore di un recente rapporto in materia. "L'infanticidio femminile - aggiunge - e il surplus crescente di uomini hanno conseguenze disastrose per l'umanità e sono tra le cause della tratta di donne in Asia”. E dal momento che tranne la Corea del Sud, nonostante leggi ad hoc, nessun altro paese è riuscito a invertire le proporzioni tra i sessi alla nascita, è necessario che il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite si attivi per eliminare il fenomeno.
Bambine mai nate: il primato cinese
Tirando le fila, secondo i numeri raccolti dalla Ong Population Research Institute, in Cina, tra il 2000 e il 2014 sarebbero stati eseguiti quasi 10 milioni di aborti selettivi, circa 641mila l’anno, oltre 1.750 al giorno. Risultato: il rapporto tra maschi e femmine alla nascita è di 117,8 a 100 e secondo le statistiche ci sarebbero circa 33milioni e 800 mila uomini di troppo. Anime condannate a restare scapoli. Scenario che potrebbe peggiorare secondo le proiezioni del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa): nel 2030 gli uomini single supereranno del 50-60% le donne e il trend andrà avanti per decenni, a meno di misure eccezionali da adottare immediatamente.
Sbilanciamento indiano
A ruota segue l’India che, dopo la Cina è lo stato dove lo sbilanciamento tra i sessi è più marcato (112 maschi ogni 100 femmine) e l’infanticidio una pratica con numeri da strage: dal 2001 al 2011 le bambine tra zero e sei anni sono passate da 78 milioni 830mila a 75 milioni 840mila. “La nostra mentalità distorta è responsabile di questo sbilanciamento tra i sessi - ha tuonato il primo ministro indiano Narendra Modi nel gennaio 2015, in occasione del lancio della campagna Save girl child, educate girl child -. Abbiamo dato troppa importanza ai figli maschi. E anche molte donne lo fanno. Ma per quanto tempo ancora continueremo a guardare alle ragazze come paraya dhan (proprietà di altri)?”.
Armenia, Azerbaijan e Georgia: il triste destino delle bambine
All’Asia, a proposito di aborto selettivo e infanticidio femminile, segue il Caucaso, con l’Azerbaijan in testa: secondo il Population Research Institute tra il 2000 e il 2014sarebbero almeno 105mila le bambine mai nate. Risultato: oggi il rapporto sta a 116 maschi ogni 100 femmine. Numeri simili quelli armeni dove, secondo le stime del dipartimento per la salute materno-infantile del Ministero della Salute, gli aborti selettivi in base al sesso sarebbero 2mila: se la tendenza non s’inverte, ha calcolato l’Unfpa nel 2060 mancheranno 93mila donne all’appello. La Georgia, invece, è il Paese che meglio rappresenta uno degli effetti della dissoluzione dell’Urss: nel 2012, lo sbilanciamento era pari a 111,8 maschi per 100 femmine.
Turismo riproduttivo: invece dell’aborto la selezione del sesso
Il Rapporto dell’Achr evidenzia poi l’incremento del “turismo riproduttivo”, un’altro aspetto scatenato dalla concezione che induce a considerare una figlia femmina una sventura. Invece di abortire o, peggio, di praticare un infanticidio femminile, la selezione è all’origine, attraverso la fecondazione in vitro (Ivf) ed altre tecnologie come la diagnosi genetica pre-impianto. La meta più gettonata da cinesi e indiani (ma anche europei) è la Thailandia, dove la legge lo permette e si calcola che più del 70-80% dei turisti in visita siano, in realtà, attirati dall’idea di un figlio maschio.