Aborto: come funzionano gli interventi?
L'Interruzione Volontaria della Gravidanza in Italia è regolamentata dalla legge 194/78 e prevede due diverse tipologie di intervento: l'aborto farmacologico e quello chirurgico.
Decidere di abortire è sempre difficile e riguarda in primis la donna che decide di farlo e che quindi non può (e non deve, malgrado i molti esempi negativi che affollano le cronache specialmente nostrane) essere giudicata da terzi. Se la decisione è stata presa, dopo la necessaria e indispensabile riflessione del caso, prima di tutto si deve prestare attenzione alle tempistiche perché ci si può sottoporre all’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) solo entro le prime 12 settimane (anche se è preferibile entro le prime 8). Viste le tempistiche, ecco come funziona.
Interruzione di gravidanza: cosa fare?
Se non ci si sente pronte a sostenere una gravidanza può essere utile parlarne con il compagno e confrontarsi con la famiglia (che, nel caso si sia minorenni dovrà dare la sua autorizzazione) salvo poi richiedere un parere medico consultandosi con il proprio ginecologo o con un consultorio famigliare. La fretta è sempre una cattiva consigliera ma, quando la scelta è stata fatta, è bene ricordare che nelle prime otto settimane di gravidanza i rischi dell’aborto sono praticamente nulli.
Aborto farmacologico
La pillola RU-486 (che non deve essere confusa con la cosiddetta pillola del giorno dopo visto che, a differenza di questa, agisce quando l’ovulo fecondato si è già annidato nella cavità uterina) rappresenta l’alternativa farmacologica più diffusa per procurare un aborto. È composta dal mifepristone - un ormone che svolge funzione abortiva - al quale si deve abbinare il misoprostolo da assumere un paio di giorni dopo la prima sostanza e, specificatamente, quando si presentano i primi sanguinamenti destinati, poi, a perdurare per circa una settimana. La RU-486 è legale in Italia fin dal 2009 (anche se è in commercio solo dal 2010) ma già nel decennio precedente era utilizzata per interrompere la crescita di feti affetti dalla sindrome di Cushing.
L'isterosuzione e gli altri interventi chirurgici
La metodologia di aborto più praticata resta comunque lo svuotamento strumentale (o chirurgico) che può avvenire in vari modi a seconda dello stato di avanzamento della gravidanza. Entro le prime 8 settimane dal concepimento, infatti, si ricorre all’isterosuzione che prevede l’aspirazione dell’embrione e dell’endometrio attraverso una cannula introdotta nell’utero.
Al procedere della gravidanza, ma comunque entro le 12 settimane, occorre invece una dilatazione della cervice per consentire il passaggio del feto. Questo intervento si svolge in anestesia (locale o totale) e prevede l’inserimento di una cannula di suzione nonché una revisione della cavità uterina. Un altro tipo di intervento chirurgico, invece, viene utilizzato dopo le 12 settimane e solo in casi eccezionali (malformazioni del feto o rischi per la salute della donna) e prevede la dilatazione meccanica del canale cervicale nonché la rimozione (tramite aspirazione) di feto, liquido amniotico e placenta.
La legge sull’aborto in Italia
Il diritto all’interruzione della gravidanza è previsto dalla legge 194/78 ma, malgrado i suoi imminenti 38 anni di vita legislativa, si scontra in Italia con la presenza dei cosiddetti “obiettori di coscienza” che – secondo un recente pronunciamento del Consiglio d’Europa – nel nostro paese sono quasi il 70% del personale medico e sanitario con picchi che sfiorano il 90% in alcune regioni. Ma non solo. Secondo l’organismo europeo, infatti, l’Italia discrimina il personale medico che non ha optato per l’obiezione di coscienza, sostenendo che questi sanitari sono vittime di “diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”.
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