Guerra in Siria, perché? Come spiegare il conflitto ai bambini

Guerra in Siria, perché c’è? Dopo le immagini strazianti del piccolo Omran ecco come spiegare il conflitto ai bambini.
 

Guerra in Siria perché? Ecco come spiegare il conflitto ai bambini.


Guerra in Siria, perché c’è?
 Mentre il mondo s'interroga e si commuove di fronte alle immagini strazianti del piccolo Omran, ritratto in ambulanza con il volto spaesato, sporco e ferito, e di fronte alle notizie sul decesso del suo fratellino Alì, morto ad appena 10 anni dopo i bombardamenti su Aleppo, diventa sempre più urgente capire quali sono le modalità migliori per spiegare il conflitto ai piccoli di casa. D'altra parte i dubbi su questa guerra (apparentemente infinita) sono legittimi. 

Se siete genitori di bambini attenti all’attualità, quindi, non stupitevi delle curiosità circa il conflitto e iniziate a prepararvi una risposta strutturata. Ecco come spiegare (più o meno facilmente) il conflitto ai piccoli di casa.  

 

Guerra in Siria: 15 marzo 2011 (anzi, 6)

La Guerra in Siria inizia “ufficiosamente” il 6 marzo del 2011 quando, in una cittadina a sud del paese (Dar’a), un gruppo di ragazzini scrive sul muro di una scuola alcune frasi rivolte al presidente Assad e qualche messaggio inneggiante la rivolta popolare. Il fatto grave, però, avviene il giorno successivo quando la struttura scolastica viene letteralmente invasa da poliziotti e agenti dei servizi segreti che prelevano una decina di giovani dei quali non si avranno più notizie. Intanto, anche per questo insensato dispiegamento di forze, il malcontento dilaga in tutto il paese e, alle ribellioni, conseguono a stretto giro i “prelevamenti per interrogatori”. Uno, due, dieci, cento. La situazione va avanti così fino al 15 del mese quando, in tutto il territorio siriano, migliaia di persone scendono in piazza per protestare contro il regime di Assad. D'altra parte è il periodo delle (cosiddette) Primavere Arabe che portano moti di ribellione in molti paesi arabi. La prima differenza, però, è che qui le proteste sono particolarmente violente e culminano negli assalti alle caserme per impossessarsi delle armi. La seconda differenza, ancora più importante, è che qui l’esercito risponde altrettanto violentemente. Violenza genera violenza, arrivano gli spari sulla folla, inizia la guerra civile.

 

Guerra in Siria: la nascita di IS (poi ISIS)

Nei primi quattro mesi di guerra alcuni militari siriani iniziano a disertare (cioè ad abbandonare l'esercito venendo meno al giuramento di fedeltà all'arma) e, il 29 luglio del 2011, un gruppo di ufficiali disertori proclama la nascita dell’Esercito Libero Siriano (Free Syrian Army, FSA). Da questo momento in poi i disertori e gli oppositori del regime "fanno squadra" e, grazie ai finanziamenti di alcuni paesi arabi vicini (e interessati ad "entrare" nei territori siriani modificando gli equilibri del paese), iniziano a comprare armi sempre più sofisticate richiamando al proprio seguito molti combattenti alcuni dei quali stranieri (i foreign fighters). Ma non solo. Dopo l’iniziale unione delle forze, infatti, nascono alcune “brigate” e “bande autonome” che si staccano dagli oppositori "ufficiali" e nelle quali confluisce anche un gruppo di combattenti provenienti dall’Iraq e vicino ad al Qaida (e di conseguenza all'estremismo religioso). All’inizio i rapporti sono distesi (perché tutti combattono contro il regime di Assad) ma, pian piano, le forze laiche del FSA incontrano delle difficoltà e inizia la divisione interna che porterà poi alla nascita di ISI (Stato Islamico dell’Iraq) e quindi, nell’aprile del 2013, di ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) guidato da Abu Bakr al Baghdadi autoproclamatosi, nel frattempo, Califfo (cioè, letteralmente, sommo monarca islamico). 

 

Guerra in Siria: la coalizione internazionale

Nel 2015, quindi, la situazione della Guerra in Siria vedeva da una parte il regime di Assad (il governo "ufficiale") e dall’altra tutta una serie di gruppi ribelli, tra cui l’autoproclamata ISIS che nel frattempo aveva stabilito la sua capitale a Raqqa (mentre all’FSA erano rimasti solo due piccoli territori). Dal mese di settembre, quindi, la Russia ha iniziato il suo intervento nel paese cambiando gli equilibri interni con bombardamenti pesantissimi e restituendo potere al presidente Assad. Intervento, però, dal quale il 15 marzo del 2016 la nazione di Putin si è “sfilata” (proprio nel giorno d’inizio dei colloqui di Ginevra organizzati per favorire il confronto tra governo e opposizione) annunciando che “la missione è stata completata”.

 

Guerra in Siria: missione compiuta?

Ma completata, la missione russa per la Guerra in Siria, lo è davvero? Nel paese, da quando il 27 febbraio è stato annunciata una tregua (che ovviamente esclude le fazioni terroriste dalle trattative) in effetti qualche miglioria c’è stata e migliaia di civili (che rischiavano di unirsi alle oltre 270mila persone uccise nei primi quattro anni di guerra) hanno potuto essere assistiti dalle organizzazioni umanitarie internazionali. Adesso gli esperti del conflitto guardano con interesse alla decisione russa che, senza ottimismi eccessivi (banditi dopo la crudeltà degli ultimi cinque anni), potrebbe effettivamente modificare la situazione. In che modo, però, resta tutto da vedere. 

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